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Jamére

Jamére agg. = Amaro

Amaro, che ha sapore contrario al dolce, come la china, il fiele, il caffé non zuccherato.

Mel Bar Monticchio, entro barcollando un tizio mezzo ubriaco, e per farsi passare i fumi dell’alcol, dietro consiglio di un amico, ordinò in italiano: “Ciccillo, per piacere, fammi un caffé tutto jamaro!”. Beh, non è italiano “jamaro”?

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Jammarjille

Jammarjille s.m. = Gamberetti di scoglio

Il gambero pescato in mare aperto ha una taglia media di 10 cm, ed il corpo a forma cilindrica, rivestito da una corazza non molto coriacea, che durante la crescita cambia diverse volte per ricrearne una nuova.

Esistono circa 30 mila specie di gamberi in tutto il mondo.

I gamberi del genere Palaemon(Palaemon serratus eealaemon elegans), conosciuti col nome comune di gamberetti di scoglio, sono crostacei più piccoli, dalle abitudini soprattutto notturne, sebbene sia facile trovarne anche di giorno sollevando pietre o nelle pozze di scogliera.

I palaemon sono dei gamberetti generalmente molto ricercati gastronomicamente sia dagli uomini che dai pesci!  Difatti i pescatori dilettanti li catturano col retino, pochi per volta, allo scopo di usarli come esca.

Un tipo di gamberetto diffuso è detto mazzancolla (Penaeus kerathurus).

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Jàmme a chjurlüne

Jàmme a chjurlüne loc.id. = Gambe arcuate

Conformazione ossea che presenta l’asse femore-stinco un’angolatura verso l’interno (190°-gambe ad arco), invece di essere allineato (180°-gambe dritte). Nel valgismo fisiologico invece l’angolatura va verso l’esterno (170°-gambe ad x).

Viene pronunciato in segno di spregio, come se il poveretto questo inestetismo se lo sia procurato da sé per incuria o per stravizi.

Ritengo che derivi dalla forma del becco del chiurlo (chjurlüne), un uccello palustre dal becco ricurvo.

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Jarbüne

Jarbüne s.m. = Libeccio

È un vento che spira da Sud Ovest sulle coste adriatiche, anche detto Africo o Garbino.

Il nome Garbino è utilizzato nell’area orientale dell’Emilia-Romagna, nel nord delle Marche, in Abruzzo e in Molise. In Friuli, nella Venezia Giulia.  In altre aree delle Marche e in Dalmazia è chiamato Garbin, e tale nome deriva dall’arabo gharbī ovvero occidentale, acquisito dalla Lingua turca in età ottomana (da Wikipedia).

Ritengo che oltre che da noi, sia chiamato garbine anche nel resto della Puglia adriatica e jonica.

Nell’Italia meridionale è conosciuto molto bene per il calore che porta con sé, ma soprattutto la sabbia, proveniente dal deserto del Sahara. Nella stagione estiva e, in misura nettamente minore anche nelle altre stagioni, il vento può favonizzarsi (assume le caratteristiche del Föhn) lungo il versante adriatico e sullo Ionio.

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Jaròfene

Jaròfene s.m. = Garofano

Il garofano (Dianthus caryophyllus) è una pianta appartenente alla famiglia delle Cariophillacee e conta numerose specie.

È utilizzata come pianta ornamentale perenne nei giardini, o in vaso per terrazzi e appartamenti, dove può fiorire per molti anni.

È usata anche per usi trerapeutici. Difatti i chiodi di garofano hanno proprietà antisettiche, antidolorifiche e antibiotiche.

Nonostante tutte queste belle qualità, il termine è usato spregiativamente per descrivere una persona scapestrata, un bellimbusto sfacciato.

Uì, mò ce ne vöne ‘u jaròfene = Eccolo, ora si presenta lo sfrontato. Ossia si presenta come se non fosse accaduto niente, mentre…

Nota di fonologia. Come quasi tutte le parole che in italiano iniziano per ‘g’, in dialetto subiscono la trasformazione in ‘j’ o la perdono proprio: uèrre, uànde, jatte, jennére, uasté, jallüne, manejé, , ecc.. = guerra, guanto, gatta, gennaio, guastare, gallina, maneggiare,

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Jàrze

Jàrze s.f. = Branchie

Organi respiratori dei pesci, di solito situato ai lati della testa dei pesci e di altri animali acquatici, filamentoso o lamellare, ricco di vasi sanguigni.

È un ottimo sistema per accertare la freschezza dei pesci ispezionare le sue branchie. Se sono rosse il pesce è fresco, se sono grigiastre e meglio lasciarli sul banco.

Per similitudine si dicono jàrze le fauci spalancate di qlcu che urla o che si appresta ad addentare un panino.

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Jàsceme

Jàsceme agg. = Azzimo

Il pane è azzimo quando non è lievitato.

Usato dagli Ebrei durante il periodo pasquale. Era una specie di piadina romagnola, cotto sulla piastra, senza sale e senza lievito e senza condimento. Quella almeno contiene un po’ di sugna che le dà morbidezza e fragranza.

Da il pane era ritenuto jàsceme quando la lievitazione non avveniva perfettamente, o perché la temperatura ambiente era troppo bassa, o perché il tempo intercorso fra la lavorazione dell’impasto e l’infornatura era stato troppo breve e non aveva consentito al lievito di agire compiutamente.

Il pane in questo caso, a fine cottura risultava basso, pesante, con pochi buchi e indigesto.

Insomma si mangiava lo stesso proprio per non buttare la grazia di Dio.

Ho parlato al passato perché oggigiorno nessuno più fa il pane in casa (almeno nelle gigantesche pagnotte da 5 kg), nemmeno nei paesini del Sub-Appennino Dauno.

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Jastematöre

Jastematöre s.m. = Bestemmiatore

Persona che usa sovente bestemmiare senza ragione i Santi, Dio e le cose sacre (clicca->) jastöme, anche come irritante intercalare.

Per estensione si intende con jastematöre anche persona con il vizio del (meno grave) turpiloquio, ossia che usa spesso e volentieri parole oscene, le cosiddette parolacce.
Faccio un solo esempio (di cui mi scuso in anticipo) che riporta una telefonata di rimprovero. La traduzione non è proprio alla lettera:

«Mattö’, strunzelöne, c’jì fatte l’une e mèzze, cazze! Quanne cazze t’arretüre? Sté ‘u piatte alla tàvele ca ce arrefrèdde, e che cazze!» = Matteo, accidenti, siamo arrivati all’una e mezza! Ma tu quando decidi di rincasare per il pranzo?

Mammamöje, Giuànne jì ‘nu jastematöre ca te fé škande! = Mamma mia! Giovanni è un bestemmiatore da far paura.

Al femminile è invariabile, non esiste un termine per bestemmiatrice.
In italiano esiste anche il termine biastematore, sicuramente di origine toscana, molto simile al nostro.

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Jastemé

 Jastemé v.t. = Bestemmiare

Ingiuriare cose o persone cui si deve rispetto; maledire in modo molto volgare.

Ma’ Giuànne m’ho jasteméte ‘i mùrte = Mamma. Giovanni ha imprecato contro i miei parenti morti.

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Jastöme

Jastöme s.f. = Bestemmia

Parola o frase ingiuriosa verso la divinità o le cose sacre.

Con valore attenuato, imprecazione, espressione offensiva verso qcs. o qcn.

Improperio lanciato verso cose o persone cui si deve rispetto; maledizione  rivolta  in modo molto volgare in direzione di qualche persona che ha commesso torti o nefandezze.

Ma’ Giuànne m’ho jasteméte ‘i mùrte = Mamma, Giovanni ha imprecato contro i miei parenti morti.

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