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Jì a cusì

Jì a cusì loc.id. = Fare apprendistato dal sarto.

Equivalente è anche la locuzione jì alla sarte, o jì au sàrte.

Imparare il mestiere di sarto presso il Maestro artigiano.

Si cominciava dall’età di 11 anni, dopo aver frequentato le scuole elementari (non esisteva l’obbligo di frequentare le scuole medie).

Per fregiarsi del titolo di “mastro” bisognava fare un lungo tirocinio. Spesso gli allievi, in età ormai adulta, aprivano una sartoria in proprio.

Ovviamente tutto questo mondo era volto anche al femminile. Le ragazze quando arrivava l’ora di metter su casa, già sapevano tutte usare l’ago e il filo per uso domestico o per confezionare gonne e altri indumenti per conto terzi.

Ormai l’artigianato è quasi cessato, le sartorie ancora in esercizio a Manfredonia sono rare.

Alcune figliole, dotate di senso estetico, si dedicavano al ricamo: jì a recamé.

C’erano delle ricamatrici molto rinomate a Manfredonia. Anche le suore dell’Orfanotrofio Stella Maris erano bravissime a insegnare alle giovinette quest’arte antica.

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Jì a vedì

Jì a vedì loc.id. = curiosare

Era un po’ un’abitudine jì a vedì, andare a curiosare, quando accadeva qualche evento.
Può significare andare a far visita.

Qlcu ha fatto una riflessione: perché che si va ad assistere ad una cerimonia nuziale, si dice jéme a vedì  la züte (e non lu züte), e quando si va per un decesso ce vé a vedì ‘u murte (anche se la deceduta è femmina)?

L’imperativo toglie la preposizione ‘a’: va vüte = vai a vedere

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Jì allallà

Jì allallà loc id. = andare a spasso

Mi sembra un’espressione in lingua araba!
No, più semplicemente, nel linguaggio fanciullesco, questo modo di dire significa: andare a spasso, a passeggio, uscire di casa.
Ca pò àmma jì allallà = ché poi abbiamo da andare a spasso.
Provate a ripetere questa frase più volte, e immaginate che un Milanese stia lì ad ascoltare. Dirà costui che veramente noi Meridionali siamo dei Marocchini!
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Jì caserjànne

Jì caserjànne loc.id. = Bighellonare

Esattamente significa: andare di casa in casa, facendo visite a parenti e amici, quando sarebbe più opportuno impiegare questo tempo in faccende utili e costruttive.

Latino genitivo pl. casarum (delle case)???

Stàteve ai chése vòstre, che jète facénne, jéte caserjànne? = Restate alle vostre case, che cosa andate facendo, andate bighellonando?

Anche in senso un po’ ironico, quando i ragazzi ronzavano attorno alle sartorie pullulanti di donzelle jèvene caserjanne.

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Jì de fòlle

Jì de fòlle loc.id. = Aver premura, aver fretta, andare di corsa.

Ci sono soggetti indaffarati che non hanno un attimo di tregua. Fanno tutto di corsa, in fretta, come se rincorressero chissà chi.

Fìrmete ‘nu pöche, assìttete! No, mà, ca véche de fòlle e nen pòzze sté = Fermati un poco, siediti! No, mamma, ché ho premura e non posso permanere.

Véche sèmpe folla-folle = Vado sempre di gran premura

Nen te düche “bongiòrne” ca véche de folle = Non ti dico buongiorno, perché o molta fretta…
[‘U cretüne, l’avöve già dìtte ‘stu bongiorne!]

Qualche ultra ottantenne dice ancora  jì de fòdde.
Forma molto antiquata.

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Jì de nànze

Jì de nànze loc.idiom. = Procedete, avanzare, proseguire.

Usato nella locuzione andare avanti, sopravvivere nonostante tutto.

Cüme facjüme a jì di nanze? Marìteme sté alla spasse! = Come faremo a sopravvivere? Mio marito è disoccupato.

Nüje pe’ quàtte fìgghje süme jüte de nanze ‘u stèsse
 = Noi, con quattro figli, abbiato proceduto lo stesso, nonostante le difficoltà.

‘Nce pöte jì de nanze! = Non si può più vivere (per la recessione economica, per la criminalità, per il malcostume dilagante, per la burocrazia esasperata, ecc. ecc.)

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Jì jattiànne

Jì jattiànne loc.id. = Bighellonare

Gironzolare, girovagare alla ricerca di prede, come fa il gatto quando mira il topo.

Addu jì’ ca jéte jattjànne? = Dov’è che andate gironzolando?

Si riferisce ai giovanotti che cercano di avvicinarsi alla ragazza puntata, camminando “casualmente” e ripetutamente nei suoi paraggi.

Non è detto che invece sia lui la preda mirata dalla donzella, che gli fa credere quello che vuole… Ma questa è storia risaputa quanto il mondo.

In Calabria usano il verbo papariare = camminare impettiti come le papere.

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Jì pe sòtte

Jì pe sòtte loc.id. = Penare

Tribolare per colpa altrui.

Purtroppo nella vita succede di essere travolti da eventi che causano pene e disagi a causa degli altri, i cosiddetti furbi.

Vüje faciüte i fèsse, e jüje véche pe sòtte = Voi vi comportare scorrettamente e io dovrò patirne le ripercussioni.

Un bambino di pochi anni, che dormiva con mamma e papà, cadde dal letto a causa del “movimento” notturno dei suoi focosi genitori, e si lamentò con il fratellino maggiore:

Mamme e tatà fànne la lòtte: e jü véche pe sòtte: bùm!= Mamma e papà “fanno la lotta”, e io subisco le conseguenze: bùm!

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Jì pe’ zàrre

Jì pe’ zàrre loc.id. = Fare raccolto scarso

Ma può significare anche fare una pesca scarsa, fare una notte quasi insonne, andare in bianco sessualmente, ricevere un compenso inadeguato alle energie profuse o alle attese.

Meh, si jüte pe cecòrje? ch’à fatte? No, so jüte pe zàrre! = Ebbene, sei andato a raccogliere le cicorie campestri? Nei hai trovate? No, ho raccolto una quantità esigua, sono andato scarso.

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Jì rónne-rónne

Jì rónne-rónne

Jì rónne-rónne loc.id. = Prenderla alla larga., girare intorno all’argomento

Iniziare un argomento partendo a molto lontano, tanto che l’interlocutore non sa dove il narrante vuol andare a parare.

Dopo un lungo discorso, arrivati al dunque, l’ascoltatore sbotta in: ma dìlle candànne ‘u fatte! = ma vieni subito al sodo! Alla lettera: dillo cantando, il fatto (senza girarci tanto attorno).

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