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Prevetózze

Prevetózze s.m. = Seminarista

Giovane che studia in seminario, aspirando a diventar sacerdote.

Siccome una volta erano vestiti con la tonaca nera fino ai piedi, proprio come i sacerdoti già ordinati, sembravano tanti piccoli preti quando uscivano in fila per la passeggiata o per recarsi alla Gròtte ‘i mùnece per i bagni di mare, suscitando la tenerezza di tutte le mamme.

Difatti, alla lettera, prevetózze significa pretuccio, prete piccolino.

Dopo il Concilio Vaticano II nemmeno i preti grandi portano la tonaca, salvo che nelle Cerimonie liturgiche sacramentali e devozionali: Battesimo, Esequie, Processioni, Matrimoni, ecc.

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Priatòrje

Priatòrje s.m. e soprann. = Purgatorio.

Nella dottrina della Chiesa Cattolica, il Purgatorio è una dolorosa ma necessaria condizione di purificazione attraverso la quale passano quelle anime dei defunti che, pur essendo nella “Grazia di Dio” in punto di morte, non sono pienamente purificate. Esse soffrono per ripagare la Giustizia Divina infranta e, quindi, per ascendere al Paradiso e “vedere il volto di Dio” (Wikipedia)

Soprannome della Famiglia Pesante, noti commercianti di legnami, ex proprietari di sale cinematografiche.

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Pròleghe

Pròleghe s.m. = Trailer cinematografico

Annuncio pubblicitario su schermo di film in programmazione. Sono proiettati spezzoni di scene tratte dai film in modo da dare al pubblico in sala l’idea del genere in programmazione. Tutti i trailer una volta terminavano con la mitica frase “….prossimamente su questo schermo”.

Il termine, con linguaggio teatrale, si rifà all’italiano “prologo”, ma quest’ultimo era un po’ l’antefatto che quello si voleva rappresentare, un monologo introduttivo.

Nella pubblicità cinematografica il titolo del film era ripetuto molte volte.

Per questo motivo, similmente, se qlcn esponeva reiteratamente qlc argomento, lo si zittiva: Avàste! M’assemìgghje a ‘nu pròleghe! = Basta! Mi sembri un trailer!

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Pröta-fòrte

Pröta-fòrte s.f. = Soda caustica

Era in commercio a schegge solide. Chiamata “pietra forte” perché corrosiva.

Ora si vende a scaglie per sgrassare energicamente recipienti e condutture.

La pröta-fòrte, a scaglie, con dosaggio alchimistico, si comprava da Viscardo o da Rubino per “curare” le olive verdi. la “Bella di Cerignola” o “La Gande di Spagna”.

Quella grossa che ricordo io si vendeva in zolle, e serviva solo per fare in casa un mediocre sapone da bucato. Ci voleva dell’olio d’oliva non commestibile perché acido o guasto, una misteriosa polvere chiamata ‘a sapunüne = la saponina, e qualche pietra di soda caustica.

Il negoziante per pesare le zolle di soda caustica usava  la molla-pinza da camino, come fossero carboni accesi.

Gli ingredienti, tranne l’olio immangiabile, che così si riciclava, si vendevano da Matteo Cassa, detto ‘u Sapunére, che aveva una piccola fabbrica di sapone da bucato in via Galileo Galilei, allora all’estremo nord di Manfredonia.

Il prodotto era del tipo “Marsiglia” di colore verde, biancastro o ambrato, con tanto di effigie di San Michele in rilievo. Molto conosciuto all’epoca, prima del sapone Sole della Panigal.

 

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Pröta-lüme

Pröta-lüme s.f. = Allume di rocca o allume di potassio.

Alla lettera significa “pietra di allume”

Ecco cosa recita Wikipedia:
«Col termine allume ci si può riferire nello specifico al solfato di alluminio e potassio dodecaidrato KAl(SO4)2·12 H2O, noto anche come allume potassico».

Mamma mia, sembra la formula di un esplosivo! Invece no, noi maschietti lo abbiamo conosciuto dal barbiere!

Al giorno d’oggi l’allume di rocca viene utilizzato per:

– favorire la cicatrizzazione dei piccoli tagli, come in passato;
– la sua azione astringente che lenisce le irritazione cutanee sul viso e sulle gambe dopo la rasatura/depilazione: la pietra deve essere inumidita e passata dopo la rasatura se si utilizza la lametta, o prima in caso di rasoio elettrico o epilatore.
– l’azione deodorante efficace su tutto il corpo: la pietra inumidita va passata sulla parte del corpo da deodorare, come un normale roll-on. I sali di potassio inibiscono la proliferazione batterica, e non ostruiscono i pori. Non macchia, è privo di odore, permettendo di utilizzare il profumo preferito. Valido anche sulle mani per togliere gli odori di cucina.

E’ estremamente economico, una pietra dura tantissimo. Per conservarla nel migliore dei modi, asciugarla brevemente dopo l’uso e non farla cadere, altrimenti va in frantumi.
E’ disponibile in commercio in pratico formato rettangolare. Misura 6 x 4 x 2,5 cm circa. Peso 100 g.
Esiste anche in formato stick, delle dimensioni di una sigaretta, ed è usato dai barbieri come emostatico in caso di taglietti durante la rasatura.

Mio padre la usava come dopo barba, passandola sulla pelle rasata, spiegandomi che serviva a “lisciare” il viso, ignorando le sue doti astringenti e antibatteriche.

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Pröte

Pröte s.f. = Pietra, sasso

Frammento di roccia calcarea, ciottolo.

Quando a Manfredonia esistevano i pescivendoli ambulanti con le loro bilance a piatti di vimini, usavano come pesi due ciottoli arrotondati da 500, 200 grammi, più che sufficienti per l’occorrenza.

Erano chiamati giustamente ‘i pröte che in questo caso significa ‘i pesi’.

Nessun controllo dell’Ufficio metrico del Comune: non era necessario, perché il poverino faceva sempre
a bombüse, ossia ‘a buon peso’, pesata per eccesso, e i compratori si fidavano di lui.

 

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Pröte-Sammecöle

Pröte-Sammecöle s.f. = Pietra di San Michele

Era un frammento, anche minuscolo, di roccia scavata nella grotta di Monte Sant’Angelo ove apparve l’8 maggio dell’anno 490, ossia oltre 15 secoli anni fa, l’Arcangelo San Michele a Lorenzo Majorano, Vescovo di Siponto.

Generalmente veniva murata nell’intonaco all’interno dell’uscio, durante la costruzione o il restauro della casa. Aveva la virtù, nella credenza popolare, di tenere lontani i fulmini dalla casa.

Pare che finora abbia funzionato!

Qualcuno, nei pellegrinaggi successivi, raccoglieva un’altra pietruzza e la conservava in un tiretto del comò, come protezione generica dell’Arcangelo contro le insidie del Maligno.

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Prudüte

Prudüte s.m. Prurito

Fastidiosa sensazione di pizzicore sulla cute che induce a grattarsi.

Figuratamente significa aver un impulso improvviso, una voglia irrefrenabile (clicca qui→prudüte de cüle).

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Pruffedjé

Pruffedjé v.i. = Contestare

Mettere in dubbio, in discussione un’affermazione o qls argomento, criticando in modo radicale ogni antagonista alle sue idee.

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Pruffedjüse

Pruffedjüse s.m. = Contestatore, litigioso, biasimatore, cavilloso.

Puntiglioso, testardo, cocciuto, che mostra ostinazione, caparbietà per partito preso. Anche litigioso, perché presume che solo le sue idee siano quelle valide.

Persona incontentabile, che trova sempre difetti nelle azioni e nei ragionamenti altrui. Non è costruttivo.

Insomma è meglio stare  alla larga da costui.

Deriva dal verbo pruffedjé = ostinarsi nelle proprie idee, e anche dal sostantivo pruffìdje = cocciutaggine, ostinazione, puntiglio, caparbietà.

Nulla a che vedere con il termine italiano “perfidia” con cui ha solo un’assonanza, dal significato  = malignità, malvagità, cattivera.

Vattì, ‘stu pruffedjüse, te pigghje pe chépe e mjine muzzeche, te pigghje pe cöte e mjine càvece…= Vattene via, questo contestatore: ti prendo per la testa e dà i morsi, ti prendo per la coda e sferri calci…

Al femminile fa pruffedjöse.

Sinonimi:
zellüse (f. zellöse) = cavilloso/a
mbettüse (f.mbettöse) = presuntuoso, sprezzante.
punjüse (f. punjöse)= ostinato/a, irremovibile.

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