Scalefé

Scalefé v.t. = Riscaldare

Scaldare, rendere caldo qlco.

Scàlefe ‘i maccarüne de mezzjurne, ca me li mange mo’= Riscalda i maccheroni di mezzogiorno, ché me li mangio adesso.

Mìtte a scalefé ‘stu vòmere = Metti ad arroventare questo vomere (nella forgia del fabbro)

Famme scalefé mbacce ‘a stüfe, ca me fé frìdde. = Lasciami riscaldare vicino la stufa, ché ho freddo.

Scaturito dallo spagnolo escalfar con diretta derivazione dal latino excalfacere = riscaldare.

Coniugato in forma riflessiva è scalefàrece = Riscaldarsi

 

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Scagghjùzze

Scagghjùzze s.m. = Polenta fritta, con neo dialetto:”scagliozzi”.

scagghjuzze
(foto ilSipontino.net)
Si tratta di polenta, lasciata raffreddare, tagliata a fette della grandezza di una scatola di fiammiferi, e fritta in abbondantissimo olio di oliva.

Prodotto tipico pugliese, diffuso principalmente della Daunia e della Terra di Bari.

Le frittelle risultano croccanti all’esterno e morbide all’interno.

Si mangiano calde generalmente durante l’inverno.

Una volta i ragazzini le vendevano per le strade, tenute al caldo in un contenitore di latta con coperchio a sportellino incernierato, specie durante il periodo di carnevale.

Ricordo il loro grido: Scagghjùzze càvede uhé, scagghjùzze càvede e grùsse, uhé! = “scagliozzi” caldi, ohé, “scagliozzi” caldi e grossi ohé!”

I Baresi ritengono che si debbano chiamare “le scagliozze”, al femminile; secondo loro i Foggiani (e tutti i Dauni) si sbagliano.

Ma che ce frega, sono tanto gustosi, specie quando si mangiano belli caldi, che chiamarli in un modo piuttosto che in un altro è un fatto assolutamente trascurabile!

Negli ultimi anni, dopo un inspiegabile abbandono, c’è stata una riscoperta e fortunatamente ora si trovano tutto l’anno nelle pizzerie e nelle rosticcerie, per la gioia di tutti, Manfredoniani e no.

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Scacchjatjille

Scacchjatjille s.m. = Giovanotto di primo pelo

Giovane in pubertà 16 o 17enne, che si crede di essere già adulto, e si comporta in modo innaturale: a quell’età è ancora goffo, con le braccia lunghe e il torso e la voce da adolescente, la barba che non vuole decidersi a spuntare, i peli sul petto che sono miserevolmente rimasti al numero di quattro…

Insomma un mezzo disastro, spesso deriso dalle compagne coetaneee, che a 17 anni invece hanno già completato il loro sviluppo corporeo, tettine, fianchi ecc. tutto al loro giusto posto…

Il bello è che il giovane in esame vuole comportarsi come uno grande: fuma, fa il duro con i deboli e il debole con i forti (il bullo, per intenderci), ma è sempre un pivello, uno scacchjatjille!

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Scacagghjé

Scacagghjé v.i. = Balbettare

Balbettare, tartagliare. Disturbo del linguaggio che si manifesta con esitazioni, interruzioni e iterazioni, dovuto a spasimo intermittente dei muscoli deputati alla fonazione.

Il soggetto affetto da balbuzie è detto:.

scacàgghje s.m. scacàgghjöne  s.m. ndartagghjöne  s.m.= Tartaglione

 

 

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Sburratüre

Sburratüre s.f. = Sperma

Liquido seminale, seme maschile.
Detto anche semènde = seme.
In molte parti d’Italia, anche al Nord, con la stessa radice, è detto sbora, sbura sboradura, ecc.

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Sburdacchjéte

Sburdacchjéte agg. = Ingozzato, rimpinzato, abbuffato

Si riferisce a persona che ha mangiato esageratamente, fino a debordare, oltrepassare i limiti, eccedere.

Ritengo che l’origine dell’aggettivo vada ricercata, per similitudine, nel verbo italiano ‘debordare’: uscire dal bordo, traboccare, straripare, tracimare.

Famosa è la figura dei pùrche sburdacchjéte = i porci ingordi riferito a persone con lo stomaco ingozzato, soggetti insaziabili che forse riescono a infilarci qualcosa ancora.

Assemegghjéte a düje pùrche sburdacchjéte = Sembrate due maiali rimpinzati.

Ossia: siete due persone insaziabili. Quando la smettete di ingozzarvi?

Sinonimi:
Scaleméte, sgajéte, sbummenéte (o sbulmenéte), forse derivato da bulimia.

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Sbuleté

Sbuleté v.t. = Slogare

Qlcu pronuncia anche svuleté. Come eredità degli Spagnoli, la b e la v si confondono facilmente (varevjire, vosche, avaste= barbiere, bosco, basta.)

Spostare un arto dalla sua articolazione naturale.

Usato spesso in forma riflessiva: sbuletàrece. Credo che derivi dal verbo svoltare, andare in un’altra direzione.

Me so’ sbuletéte ‘u pöte = Mi sono slogato la caviglia.

Fino a pochi anni fa esistevano dei praticoni molto abili che riuscivano a far rientrare nella propria articolazioni le ossa slogate della spalla, del polso, del gomito e delle caviglie.

La Signora Antonietta Potenza che una decina di anni fa, ha “sistemato” il mio polso slogato a seguito di una caduta, dopo la necessaria manipolazione, invece di mettere sulla parte dolorante il solito bianco dell’uovo – in aggiornamento scientifico – ha usato sorprendentemente il Lasonil.

Credetemi dopo pochi giorni di riposo ho ripreso completamente la funzionalità dell’arto.

Il bianco dell’uovo assieme alla stoppa l’ho sperimentato su una storta che mi aveva gonfiato una caviglia. Sapete che il mio medico mi ha detto che è come una ingessatura semirigida, e che perciò mi avrebbe giovato? Effettivamente….

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Sbuccatöre

Sbuccatöre s.f. = Sbocco

Luogo dove sbocca un corso d’acqua, una conduttura, una strada e sim.;
apertura verso l’esterno di una galleria, di una grotta.

Specificamente alla sbuccatöre ‘u vjinde = indica lo sbocco (di una strada urbana investita dal soffio impetuoso) del vento.

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Sbrevugné

Sbrevugné v.t. = Svergognare, screditare.

Smascherare le reali intenzioni, le colpe, le malefatte di qcn.; indurre qcn. a vergognarsi muovendogli aspri rimproveri; esporre a biasimo, alla pubblica riprovazione.

Con un neologismo più disinvolto si dice sputtanare: screditare in modo clamoroso, porre in cattiva luce rivelando aspetti del carattere o comportamenti deplorevoli e meschini tenuti nascosti.

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