Ndustàrece

Ndustàrece v.i. = Indurirsi

Fenomeno fisico che consiste, a causa della perdita di acqua, nel consolidarsi di qlc sostanza. Come, per esempio accade al pane, al formaggio, allo zucchero e al sale marino lasciati all’aria.

In certi materiali per l’edilizia (calce, pozzolana, gesso, cemento) il fenomeno dell’indurimento avviene per liberazione di Carbonato di Calcio CaCo3, e quindi per causa chimica.

Tutte ‘stu péne ce jì ‘ndustéte = Tutto questo pane si è indurito.
‘U pàcche d’u zócchere ce ‘ndòste pe l’umedetà = Il pacco dello zucchero diventa duro a causa dell’umidità.

Maliziosamente l’indurimento per eccellenza è l’erezione per eccitamento sessuale.

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Nduseché

Nduseché v.t. = Intossicare

Più che avvelenare qlcu usando ‘u tùsche, il veleno per i topi, si usa questo verbo in modo figurato col significato di: contrariare, irritare, indisporre, urtare.

Da noi esiste la locuzione pegghjàrece velöne, ossia prendere un succo tossico dallo stesso significato di sdegnarsi, inasprirsi, innervosirsi.

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Ndurcegghjé

Ndurcegghjé v.t. = Attorcigliare

Specificamente deriva da tòrce, torcere, strizzare . Durante la fase di lavaggio a mano di biancheria, torcere i panni per strizzarne l’acqua al massimo prima di porli a sciorinare sullo stenditoio.

L’atto si estende anche ad altre applicazione. come ad es. fanno i carpentieri che attorcigliano il fil di ferro per fissare le bacchette del tondino di ferro da armatura dei plinti o dei pilastri prima della gettata del calcestruzzo.

Il verbo ndurcegghjàrece è riferito ai panni stesi che, per effetto della ventilazione, si attorcigliano alla cordicella e si accavallano tra di loro.

Va bene anche per descrivere cavi elettrici ammassati. Ne so qualcosa quando vedo il cablaggio ndurcegghjéte dietro il computer.!…un inestricabile groviglio di fili: quello del mouse, degli altoparlanti, della videocamera, della tastiera, del monitor, del modem. della stampante, dello scanner. Meno male che io non ho il dolby-surround (si scrive così?).

E non parliamo del cavo a spirale della cornetta del telefono che ce ndurcegghjöje molto spesso. Benvenuto sia il cordless !

Chissà se i ndurce e i turcenjille etimologicamente derivano da questo verbo….

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Nduppé

Nduppé v.t. = Sorprendere il flagranza

L’àgghje ‘nduppéte! = l’ho sorpreso in flagranza

Condizione di qlcn sorpreso mentre commette un’atto riprovevole (ossia da una marachella a un reato) o immediatamente dopo averlo commesso.

Düje uagnüne so stéte ‘nduppéte ca stèvene arrubbanne jìnd’a stazzjöne di Nàpele = due ragazzi sono stati colti in flagranza mentre rubavano dentro la Stazione di Napoli.

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Ndumméte

Ndumméte agg. = Impietrito

Sbigottito, profondamente turbato, sconcertato, sbalordito.

Restare di sasso (ora i ragazzotti dicono “rimanere basito”, da basola stradale, dura e pesante).

Insomma una cosa non va giù, perché si considera una traversia immeritata o perché inattesa.

Pàteme m’ho fatte ‘nu cazziatöne ca m’ho fatte rumanì ‘ndumméte = Babbo mi ha fatto un aspro rimprovero che mi ha fatto rimanere sbigottito.

L’aggettivo ‘ndumméte, quando non descrive uno stato emotivo, si riferisce ad un banale malessere passeggero: quello causato da un boccone forse perché troppo grosso o inghiottito in fretta, o non masticato abbastanza, o troppo asciutto, che non va giù se non dopo un’abbondante bevuta di acqua.

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Ndummé

Ndummé v.t. = Sbigottire.

Colpire nell’intimo, turbare, impietrire, far rimanere di sasso, lasciare senza parole, indispettire.

Quanne m’arrespònne acchessì me fé ‘ndummé = Quando ribadisce così mi colpisce intimamente.

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Ndumaché

Ndumaché v.t. = Causare un malessere fisico o emotivo.

Nel primo caso il verbo descrive un banale malessere passeggero: quello causato da un boccone forse perché troppo grosso o inghiottito in fretta, o non masticato abbastanza, o troppo asciutto, che non va giù se non dopo un’abbondante bevuta di acqua.

Nel secondo caso invece uno stato di sbigottimento, come i sinonimi ndummé e attassé

Vedere anche l’aggettivo ‘ndumméte

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Nduletté

Nduletté v.t. = Agghindare

Deriva da tolètte. Quindi significa agghindare, vestire qlcu in maniera ricercata, elegante.

Nella forma riflessiva ndulettàrece= agghindarsi, corrisponde alla locuzione fé tolètte.

Uhé Giuà, à fàtte tolètte stasöre! Assemìgghje a ‘nu gagarjille = Ehi, Giovanni, ti sei messo in ghingheri stasera! Sembri un damerino.

Quando qlcn indossava l’abito della domenica (giacca e camicia bianca e cravatta obbligatori) veniva notato immediatamente, sia dagli amici, sia dalle donzelle. In effetti l’abito di tutti i giorni indossato dopo aver smesso quello da lavoro era molto più modesto.

Ora i ragazzi vanno vestiti sempre uguali: jeans e maglietta, o felpa, o giubbotto nero., di festa e nei giorni feriali.

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Ndufé

Ndufé v.t. = Ammassare, costipare

Deriva da tüfe = tufo, come se si dicesse “intufato” [ovviamente non contemplato da nessun vocabolario della lingua italiana], nel senso diventare duro e compatto come il tufo.

Ndufé: compattare un terreno; schiacciare terriccio o pietre, ma specialmente la tufina (= frasciüne, polvere di tufo) in modo che diventi una massa dura e uniformemente pressata. Insomma il famoso Macadam ottenuto con il rullo compressore (Wikipedia: Il Macadam è un tipo di pavimentazione stradale costituita da pietrisco e materiale collante compresso).

Nella forma riflessiva ‘ndufàrece significa: diventare stitico. Infatti colui che mangia e non si libera adeguatamente, si sente l’intestino gonfio come se si fossero ammassati tutti i detriti che non trovano una via d’uscita.

Si usa ‘ndufé e ‘ndufàrece anche nel senso di impietrire e rimanere di sasso, rumanì ndumméte, ndummàrece.

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Ndruvelé

Ndruvelé v.t. = Intorbidare o intorbidire

Rendere torbido un liquido.

Ndruvelé l’acque = Intorbidare le acque, anche in senso figurato per signifare: causare confusione, insinuare dubbi.

Sté ndruveléte o anche sté tróvele = È inquieto, imbronciato, irrequieto. Come per dire non è sereno e tranquillo.

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