Cuppüne

 Cuppüne s.m. = Mestolo

Letteralmente significa un oggetto piccolo a forma di coppa.

Grosso cucchiaio spec. di metallo, di forma piuttosto incavata e fornito di lungo manico, usato in genere per travasare cibi liquidi o cremosi da un recipiente a un altro

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Cuppe

Cuppe s.m. = guadino, cono,

1) Guadino (o salabro) – retino da pesca a forma di sacco o di cono, fissato all’estremità di una pertica, utilizzata per la pesca dei molluschi in fondo al mare e talvolta per la raccolta del pesce dalle reti di maggiori dimensioni.

2) Cono – cono in genere: sia quello di cialda per il gelato artigianale, sia quelli di carta per porvi noccioline, semi di zucca, ecc.. dim. cuppetjille

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Cupöte

Cupöte s.f. = Torrone

Con il nome “Copeta” si individua un tipo di torrone molto compatto, bianco, con nocciole o mandorle, a volte pistacchi, che viene prodotto in grosse lastre che sono spaccate all’atto della vendita.

Ancora oggi è presente sulle bancarelle durante lo svolgimento le sagre paesane.
La tradizione vuole che la patria del torrone sia Cremona (la città delle tre “T”: Torrùn, Torràsso, Tettùn. 1-Torrone, 2-Torrazzo-torre simbolo della città, e 3-Tettone-abbondante seno delle sue abitatrici…), dove questo dolce sarebbe stato preparato per la prima volta nel 1441, in occasione del banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza.

Tuttavia le tracce di preparazioni similari nel Sud d’Italia (Campania e Puglia) sono ben più antecedenti al 1441, e si riferiscono ad un dolce detto appunto ‘copeta’ o ‘cubata’ che deriva evidentemente dall’arabo qubbaita-Kubaba che significa dolce.

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Cunzùle

Cunzùle s.m. = Pranzo funebre

Una nostra usanza è quella di preparare un pranzo per i familiari di un defunto, al termine della sua tumulazione.

Difatti essi, dopo una lunga veglia, sono tutti letteralmente sfiniti fisicamente e moralmente.

Generalmente a  organizzare questo pranzo consolatorio (da cui il nome, peraltro derivato dal latino consolor ) s.m., consolazione, conforto) provvedoono altri familiari, o vicini affettuosi, o amici stretti o tutti assieme.

Rappresenta un modo di onorare il deceduto soccorendo in sostanza e con immediatezza i membri della sua famiglia in quel momento di dolore.

Una bella ed estroversa dimostrazione di solidarietà e di umanità, sentimenti questi che, lo dico con fierezza,  al sud Italia sono ancora particolarmente diffusi.

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Cunzegné ‘i ròbbe

Cunzegné ‘i ròbbe loc.id. = Esporre il corredo

Era consuetudine che i futuri coniugi, ognuno nella propria abitazione, ostentassero biancheria e oggetti che avrebbero costituito la dotazione del loro nido.

Era motivo di orgoglio per la famiglia, specie quella della sposa, poter esporre “i robbe a vìnde” = il corredo a venti. Ossia 20 maglie, 20 mutande, 20 sottane, 20 canottiere, ecc.oltre alla coperta di raso, vero gioiello per la sposa, e alla trapunta (cuèrta ‘mbuttüte), al pentolame, au renéle al uaciüle.

Il servizio di piatti di solito lo si aspettava quale regalo di nozze dai parenti.

Si diponeva tutto coreograficamente, secondo il gusto di qlc commare che fungeva da arredatrice. Addirittura qlcu chiamava ” ‘a crestjéne” = la persona (specializzata) a disporre degnamente la roba.

I parenti, opportunamenti avvertiti dell’esposizione, venivano in visita, lasciavano il regalo e la conferma della loro partecipazione al festino.

Si offrivano confettini, pizzarelle, e rosolio. Qualche spiritoso invece del bicchierino, si faceva versare il liquore dentro il “pisciatüre” (nuovo di zecca e mai usato, spero).

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Cunzé 

Cunzé v.t. = Condire, conciare

Nel primo caso vale per condire gli alimenti (la bruschetta con pomodoro,origano e olio, o l’insalata, o le orecchiette con il ragù e il pecorino grattugiato ecc.).

Nel secondo caso è riferito specificamente alla concia delle pelli.

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Cunzarüje

Cunzarüje s.f. e top. = Conceria

1 – cunzarüje s.f. = conceria, stabilimento che si occupa della conciatura delle pelli degli animali per trasformale in cuoio.

2 – Cunzarüje = toponimo di Manfredonia che indica una zona costiera, caratterizzata da scogliera, che va dalla prima cala prospiciente l’Hotel Gargano e fino all’Acque de Crìste. Tutti sappiamo dov’è! Evidentemente in passato vi si conciavano le pelli, dato che l’abitato si fermava molto prima, diciamo prima di Via Pulsano (Chiusa di Ze Chìcchje) e Via Monfalcone.

Ricordo io che negli anni ’50 già arrivare in coppia alla Rotonda era considerato una trasgressione perché, quel luogo era appartato e fuori mano. Essendo frequentato da coppiette, era ritenuto un luogo di perdizione…

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Cungètte 

Cungètte n.p. = Concetta

Deriva dal participio perfetto concepta del verbo latino concipere, “concepire”, e quindi “concepita” (sine labe originalis concepta = concepita senza la macchia del peccato originale).
L’onomastico si festeggia l’8 dicembre in onore dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Esistono tanti diminutivi e vezzeggiativi nel nostro dialetto:

Cungettüne, Cungettèlle, Cettèlle, Tettüne, Tettèlle.

Questo nome mi evoca una mitica sarta con uno stuolo di giovani allieve che imparavano il mestiere nel suo laboratorio….
Noi mosconi gironzolavamo attorno alla sua sartoria, puntando qualche bella figliola. Anche loro, senza farsi notare, osservavano e forbiciavano a occhi bassi.

Mi sovviene il ritornello di una canzona napoletana classica:
…Nun c’è bisogna ‘a zingara
per dduvinà, Cungè…
Comme t’ha fatte màmmeta,
‘o sàccio meglie ‘e te.

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Cüne

Cüne s.m. = Chilogrammo

Unità di misura si peso. Simbolo universale kg.

Multipli:
cundéle (cjinde cüne)

tunnelléte (djice cundéle)

Sottomultipli
Mjizze cüne = mezzo kg
‘na quarte = (un quarto) = 250 g
‘nu quìnde = (un quinto) = 200 g
mjizze quìnde = (mezzo quinto) = 100 g = un ettogrammo
cenguanda gramme = 50 g (mezzo etto).

Se una seppiolina pesa 350 g si dice ‘nu quinde e mjizze e cenguanda gramme (calcolo mentale rapido 200+100+50)

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Cundéle

Cundéle s.m. = Quintale

Nel sistema metrico decimale, unità di peso pari a 100 chilogrammi.

Veniva chiamato anche ‘u cjinde cüne = il cento chili

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