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Avedènze

Avedènze s.f. = Retta, udienza, ascolto, credito

Ber brevità a volte viene pronunciata adènze più aderente al latino audentiam da cui sicuramente deriva.

Infatti nel Sud Italia, con tutte le sua varianti e inflessioni (adenze, arenze, addenza, addenzia) si diffuse la locuzione  audentiam orationi facio, ovvero “gestire l’attenzione degli uditori a un discorso”, dalla quale si pensa derivi nel suo senso principale di attenzione.

Generalmente si usa nella locuzione negativa nen dé avedènze = non dar retta, non dar ascolto.

Nota linguistica.
Voglio evidenziare una particolarità del nostro dialetto: nel coniugare un verbo all’imperativo negativo, si usa una costruzione molto particolare. Cioè si usa la negazione + il verbo al participio passato.

FORMA POSITIVA FORMA NEGATIVO
Parle = parla nen parlanne =non parlare
Mange = mangia nen mangianne = non mangiare
Dà avedènze = dai retta nen danne avedènze = Non dar retta

Insomma quel non parlanne, alla lettera si tradurrebbe «non (essere) parlante» Infatti i Baresi dicono nen si parlanne.

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Avì ‘ngramme

Avì ‘ngramme loc.id. = afferrare.

Accettabile anche la pronuncia avì ‘ngrambe.

È una minaccia esplicita, una promessa di vendetta (o di giustizia) verso qualcuno che è sfuggito al momento ad una meritata punizione.

Come dire: «Prima o poi ti avrò sotto le mie grinfie, e allora non mi potrai più sfuggire.»

Chiaramente noi umani non abbiamo zampe con artigli come i felini, ma l’idea che la preda non potrà scampare è metaforicamente ben resa.

Mò ca t’agghje ‘ngrambe te fazze a ‘n’öre de notte
= Quando ti avrò a tiro non ti darò scampo.(Clicca qui)


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