Sbafaré

Sbafaré v.t.= Smaltire

Si usa specificamente per indicare lo smaltimento di una ricca bevuta.

Sulla scorta di sbafàrece riferito ad una bibita gasata che perde le bollicine, il verbo si riferisce alla persona che perde i fumi dell’alcol.

Döpe ca ò durmüte pe tre jöre ò sbafaréte ‘a ‘mbriachèzze = Ha smaltito la sbornia solo dopo aver dormito per tre ore di seguito.

Quanne ò sbafaréte belle belle ò cumenzete a raggiuné = Dopo aver smaltito per bene la sua sbornia ha cominciato a ragionare.

Döpe ca ò sbafaréte nen ce arrecurdöve njinde njinde = Dopo la sbornia non si ricordava proprio nulla (di ciò che aveva combinato sotto gli effetti dell’alcol).

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Sbafandüse

Sbafandüse s.m. = Sbruffone, millantatore, spaccone

Chi si vanta di avere qualità o capacità che in realtà non possiede, comportandosi da spaccone, vantandosi di poter compiere o di aver compiuto imprese eccezionali.

Al femminile fa sbafandöse

In provincia di Potenza dicono sbafanduse o anche bafanduse.

Il termine cela una vena di simpatia verso il soggetto, noto per i suoi precedenti, perché si presume che le sue fanfaronate vengano elargite senza malizia.

Sinonimo di (clicca→)  vandasciòtte
In italiano esistono varie sfumature di sbruffone: gradasso, spaccone, vanitoso, fanfarone, smargiasso, millantatore.

Insomma un pallone gonfiato.

Mi piace riportare il termine usato in Romagna, anch’esso, a mio avviso, molto divertente: sburòn (pieno di boria, aria = vuoto…)

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Sbaculéte

Sbaculéte agg. = Distratto

Si riferisce a persona distratta o che si dimentica facilmente le cose, sia per motivi fisiologici dovuti all’età, sia per le soverchie preoccupazioni che l’assillano o anche a causa del comportamento confusionario di altre persone.

Pare che derivi dal latino sine baculus = senza bastone. Se qlcu è senza sostegno, avanza in maniera insicura.

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Sbacandé

Sbacandé v.t. = Svuotare

1) v.t. = Privare del contenuto: una cisterna, un serbatoio, un cestino, un ripostiglio.
Agghje sbacandéte tutt’i taratüre d’u chemò = ho svuotato tutti i tiretti del comò.

2) v.rifl. = Diventare vuoto.

L’agghje ce sbacànde quann’arrüve magge = l’aglio si svuota quando arriva maggio.

Ci jì sbacandéte a pescjüne? No ce vole tjimbe = Si è svuotata la cisterna? No ci vuole tempo.

Alcuni, collegando all’aggettivo vacande = vacante, vuoto, dicono svacandé, ma il vero manfredoniano è, come l’ho sempre sentito, sbacandé.

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Sbabbàcule

Sbabbàcule agg. = Frastornato

Definisce qlcu disordinato, privo di equilibrio e coerenza, scombussolato, frastornato.

Quindi come sostantivo è una persona sbalestrata che ha perso i suoi valori e si trova quindi sbattuto da una parte all’altra dai marosi della vita.

Mi hanno suggerito che derivi addirittura dal latino sine baculus = senza bastone. È chiaro che così si cammina squilibrati, senza sostegno

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Savezìcchje

Savezìcchje s.f. = Salsiccia

Carne di maiale o di vitello, tritata, insaporita con sale e aromi e insaccata in lunghe budella dello stesso animale, talvolta legate in piccoli rocchi.

Qualche macellaio come aroma usa il vino bianco e semi di finocchietto selvatico. Viene generalmente consumata fresca arrostita o a ragù.

Con lo stesso nome si intende anche il salame stagionato, da mangiare a fette. In questo caso quella resa piccante da grani di pepe (i Calabresi usano il micidiale peperoncino macinato di Soverato) è detta savezìcchja fòrte per distinguerla dalla salsiccia normale, chiamata savezìcchja dòlce.

I Latini la chiamavano salsicia, derivato da salus = salato e insicia = carne tagliuzzata.

Mi fanno ridere i Toscani o quelli che credono di parlare italiano quando dicono “salciccia”, con tutte quelle ci…

Fino agli anni ’50 era rigorosamente “vietato” mangiarla durante il periodo quaresimale. Il Carnevale (Carnevale = carne-levàmen = carne-togliere ) rappresentava l’ultima abboffata prima della Quaresima, fino a Pasqua, una specie di Ramadàn cattolico.

Io presumo che all’epoca l’astinenza dalle carni avesse avuto più una motivazione finanziaria che una religiosa.

C’era un detto: Tó nen nce vjine? E savezìcchje nen n’éje! = Tu non vieni? E salsicce non ve avrai!
La savezìcchja frèške era il trionfo della trasgressione!

Ora, se ce ne priviamo, lo facciamo per motivi di colesterolo.

Savezicchjöne non indica un grosso salume, ma è inteso come sinonimo di ingenuo, che è facile al raggiro, credulone.

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Satórne

Satórne agg. = Introverso

L’aggettivo si riferisce a qualcuno di poche parole, piuttosto riservata.

Non è di grande compagnia perché appare spesso pensieroso, assorto e non interviene nella conversazione.

Insomma uno che magari può sembrare scontroso e diffidente, ma che semplicemente non intende mostrare i suoi sentimenti perché di carattere chiuso.

Gli amici lo tollerano nella propria cerchia perché, anche se dà l’impressone di essere scorbutico, non è mai ostile ai loro progetti. Ecco, un è vero “orso”…

Presumo che satórne derivi dall’aggettivo italiano “taciturno”, a causa la desinenza quasi uguale, senza scomodare il pianeta anellato.

Guagliò, ma códde Mattöje quant’jì satórne! Ne’llu spìzzeche ‘na paröle da mmòcche… = Ragazzi, ma quel Matteo quanto è selvatico! Non gli stacchi una parola dalla bocca…

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Sertóscene

Sertóscene s.f. = Tartaruga

Detta anche Sertójene, Sertócce, Sartóscene = testuggine

Rettile terrestre (Testudo hermanni) con carapace lungo fino a 26 cm, diffuso nell’Europa meridionale e allevato spec. nei giardini, comunemente detto tartaruga.

L’esoscheletro è composto da uno scudo dorsale convesso, detto carapace, e dallo scudo ventrale, detto piastrone, uniti tra loro da legamenti elastici.

Quella di mare, la famosissima Caretta caretta, è una specie protetta perché in via di estinzione. Talvolta si impigliava nelle retri dei nostri pescatori.
Qualche persona, ignara della proibizione, ne ha anche mangiato le carni giudicandole eccellenti.
Da qualche anno è attivo il nostro Centro di Recupero di Tartarughe Marine si è reso benemerito per averne salvate  rischio di soffocamento da materiale plastico.

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Sarte

Sarte s.f. e s.m. = Sarta, sarto

1) Sarta – Donna che esercita il mestiere di sarto, confezionando in partic. abiti per donna o per bambino;

2) Sarto – Artigiano addetto al taglio e alla confezione di abiti prevalentemente maschili.

La differenza nella descrizione del mestiere non è eccessiva. variano i destinatari degli abiti.

Come tutti gli artigiani, abilissimi, si appellavano con il titolo di Maste = maestra/o

Maste-Custantüne, Mast’Andunètte, Maste Cenzèlle, Maste Nicöle, ecc.

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Saramènde

Saramènde s.m. = Tralcio, sarmento


Ramo lungo e sottile della vite, usato anche per innesti.

Quelli potati, e quindi secchi, sono utilizzati per innescare il fuoco perché di facile combustione.

Al plurale fa saramjinde.

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