Ndàcche

Ndàcche s.m. = Taglio.

Il termine in dialetto ha valenza maschile, ‘u ‘ndacche, e indica specificamente un taglio profondo, derivato da un fendente di coltello, di rasoio, prevalentemente dato in modo preterintenzionale.

Altro significati: tacca, intaglio, innesto, ferita, taglio chirurgico.

Il verbo è ‘ndacchéQuanne u varevjire m’ho fatte a vàreve, m’ho ‘ndacchéte sotte ‘a basètte..

Al femminile si può chiamare ‘a spaccàzze = spaccatura.

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Ncaccavüte

Ncaccavüte agg. = Incrostato

Coperto di materie polverose o rivestito di un deposito di materiali sedimentosi o induriti.

Specialmente riferito al fondo annerito dei tegami che si ponevano direttamente sul fuoco, e ricoperti esternamente perciò da fuliggine incrostata.

Per estensione si attribuisce l’aggettivo a persone con scarso senso della pulizia.

Scherzosamente e per invidia verso qlcu molto abbronzato si dice che jì nìrje ‘ncaccavüte= è nero incrostato, che ha assunto una colorazione scura come il fondo della padella, ossia che non va via facilmente.

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Ncaccavé

Ncaccavé o Ncaccavéje v.t. = Sporcare, insudiciare

Rendere molto sporco qlco, come l’esterno di una pentola, di quelle che si usavano sul fuoco di legna per cuocere vivande, quindi completamente annerite.

Queste pentole erano chiamate ‘u caccavjille, o ‘u caccavone, a seconda della dimensione.

Quindi il p.p. è ‘ncaccavüte = sporco e annerito.

Può essere riferito anche a una persona annerita dall’abbronzatura: Te sì fàtte nìrje ‘ncaccavüte! = Sei diventato nero come il fondo della pentola!

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Nazzeché

Nazzeché v.t. = Cullare

Far addormentare o calmare il bambino facendo oscillare la culla, detta  (clicca→) navìcule.

Dondolare tra le braccia il bambino accompagnando il movimento con cantilene.

Le donne anziane tenendo il bimbo in braccio, facevano un movimento avanti-indietro sulla sedia, prima sul davanti, e poi – spingendo la spalliera – all’indietro, senza rischio di stramazzare a terra!

Per far dormire il pupo “a braccia”, ossia senza culla e senza sedia, l’italiano adopera un bellissimo verbo: ninnare, ossia fare addormentare i bambini cullandoli e canticchiando la ninnananna (vocabolario Sabatini-Coletti.)

Nella forma intransitiva nazzecàrece significa dondolarsi, specialmente di un dente che non è saldo nel suo alveolo ed è prossimo alla caduta.

Ce nazzecöje u dènte de nnanze = dondola il dente davanti.

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Nazze

Nazze agg. = colmo, pieno 

L’aggettivo deriva dal latino nassam. Si riferisce a qualunque contenitore pieno fino all’orlo, fin quasi a tracimare.

Per estensione si riferisce a persona ubriaca che barcolla perché – ovviamente – è piena di vino o alcol.
Sté nàzze Frangìsche = Francesco è colmo, è pieno di vino.

L’aggettivo viene spesso raddoppiato nazze-nazze = pieno pieno.

Si addice anche ai neonati, i cui pannolini esalano odori rivelatori: sté nazze-nazze = è pieno pieno (immaginate di che cosa…)

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Navìchele

Navìchele s.f. = Culla

Lettino per neonati, di solito con la base a dondolo per facilitare il sonno al pupo.  Noi per “dondolare” usiamo il verbo (clicca→) nazzeché

Il termine navìchele, a volte pronunciato navìcule, significa piccola imbarcazione, barchetta, navicella. Difatti dizionario etimologico italiano, alla voce navicella, cita: dal latino NAVIS = nave, diminutivo NAVÍCULA = navicella

Ogni sorta di oggetto (vaso, cesto ecc.) fatto a foggia di nave. Per esempio anche il paniere sospeso sotto gli aerostati, e quindi anche la nostra culletta, con le sponde.

Le spose odierne chiamano ‘a cullètte = la culletta.   Non mi piace il simil-italiano.

(foto reperita nel web)
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Navegànde

Navegànde s.m. = Marinaio

In dialetto marinaio, che ho usato quale termine corrispondente, significa addetto alla pesca, pescatore.

In italiano marinaio ha due significati:
1 – Chi lavora abitualmente, in varia forma, sulle navi.
2 – Militare non graduato appartenente al corpo della marina.

Noi adoperiamo per il significato 1 il sostantivo navegànde = navigante, ossia specificamente chi fa parte dell’equipaggio di una nave mercantile, e che perciò naviga per professione per tutto il mondo da un porto all’altro su navi da trasporto.

Ringrazio il dott.Enzo Renato per il suggerimento.

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Nasche

Nasche s.f. = Fiuto, odorato

Anche metaforicamente nel senso di intuizione, sentore.

Il modo di dire fàrece ‘a nasche significa abituarsi (all’odore o) a qlcs, anche figuratamente, come per dire ‘farci il callo’.

‘I scupastréte, a sté sèmbe p’a mennèzze ce fànne ‘a nasche = Gli operatori ecologici, a furia di trattare l’immondizia, non ne sentono i miasmi.
Il sostantivo deriva dal latino nasicam =  Narice; Fiuto

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Nanònne

Nanònne s.f. = Nonna

Generalmente significa “la nonna” o  “mia nonna”. È prevalso il modo nanònne come per unire l’articolo al nome: la (mia) nonna.

Difatti per dire “tua nonna” si usa nònete o anche nònnete, e “sua nonna” si dice ‘a nònna söje.

In genere designa tutte le persone anziane o che sembrano anziane per acciacchi o per trasandatezza.

C’jì vestüte accüme a nanònne = si è vestita come una vecchietta, ossia con abiti trasandati o decisamente demodé.

Al maschile suona nónnó, con le “o” strette (come il francese metró).

Sò jüte au cambesànde a trué nónnó e nanònne = sono andato al cimitero a visitare la tomba dei miei nonni.

Una voce antica, completamente desueta, era il vocativo mammanne, sulla falsariga del francese maman.

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Nannùrche

Nannurche s.m. = Orco.

Nannùrche era lo spauracchio che le nostre mamme ci paventavano per indurci a stare buoni.

Ce lo descrivevano come un cannibale che mangiava i bambini e che era dotato anche di una voce bestiale.

Se qualcuno alzava la voce un po’ troppo, veniva invitato a calmarsi con: “Statte calme, ch’assemìgghje a Nannurche!” = Calmati, che sembri un orco.

Per rendere l’invito più perentorio, si aggiungeva la dimora dell’orco perché faceva assonanza: Nannurche abbàsce a l’ùrte = l’Orco giu nell’orto.

Meno male che noi non siamo venuti su complessati, dopo tutte queste cose orribili ci hanno raccontato le mamme e le nonne! Roba da film horror

Ma noi monelli facevamo credere di temere l’orco, e sotto sotto ce la ridevamo…

Non so se esisteva al femminile Nannòrche… Un’orchessa ci avrebbe fatto ridere al solo nominarla!

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