Culennètte 

Culennètte s.f. = Comodino

comodiniMobiletto collocato a fianco al letto. È veramente comodo, da cui il nome, perché sul suo piano si appoggia ‘a bbasció = l’abat-jour (piccola lampada da tavolo), un bicchiere, gli occhiali, l’orologio, un’immagine sacra, e nel suo tiretto altri oggetti (i calzini di lui, un libro, il termometro, ecc.)

In dialetto si può dire anche culunnètte, e significa piccola colonna, forse perché il comodino era abbastanza alto per allinearsi al letto, anch’esso più elevato rispetto ai letti moderni.

I due comodini della camera dei miei genitori, di fattura artigianale, anno 1926, erano alti, con il piano di marmo, ed avevano anche uno sportellino di legno lucidato a mano.

Anticamente, quando a Manfredonia non esisteva la rete fognaria, ‘a culennètte conteneva ‘u pisciatüre (detto anche ‘u renéle) = il pitale, l’orinale, accuratamente celato nel vano coperto dallo sportellino.

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Cúleca-ljitte

Cúleca-ljitte loc.id. = Conclusione

Beh, se vogliamo dirla tutta, é la conclusione che nessuno vorrebbe.

Si dice con inquietudine: E cóste jí ´u cúleca-ljitte! = E questo é il colpo finale. Come per dire: e questa è la riconoscenza, il compenso, la gratitudine?

Faccio qualche esempio:

1) io ho lavorato tutta la giornata per sistemare una certa cosa, quando arriva il Capo e – succede, succede!… – imnvece di apprezzare la mia opera, dice che essa va rifatta secondo altri criteri. Bene l´ordine del superiore è la “conclusione” della mia fatica! L´amaro in bocca.E cóste jí ´u cúleca-ljitte!

2) Cosí come quelli che fanno un favore ad un conoscente e poi vengono anche cazziati, fatti oggetto di rimbrotto perché non di suo gradimento. E cóste jí ´u culeca-ljitte.

3) Oggi, dopo pranzo ci siamo accorti che la lavatrice perdeva acqua ed aveva allagato lo stanzino. Col boccone il gola ci siamo dati da fare per raccoglierla. Ecco, questo inconveniente è la materializzazione piú evidente del sostantivo culeca-ljitte!

4) Altro caso. Dopo avere dichiarato unilateralmente l´apertura della striscia di Gaza da parte di Israele, Benjamin Netanyahu, si é dovuto ricredere ben presto, perché un fondamentalista islamico, fondamentalmente imbecille, ha attuato un sonoro attentato dinamitardo. C´era bisogno? L´indomani gli Israeliani hanno bombardato il villaggio da cui era partito l´attentatore. Vige in Israele tuttora la legge del taglione dai tempi di Mosè.

Ecco, se Benjamin Netanyahu fosse stato di Manfredonia avrebbe detto: “E cóste jí ´u culeca-ljitte.

Alla lettera: corica-letto, còricati o anche prepara il letto (perché è finito l´impegno assunto, malamente…..).

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Cüle

Cüle s.m. = Sedere, deretano, ano.

(Pop.) Culo: Parte del corpo costituita dalle natiche.

(volg.)Che cüle = che culo!, che fortuna!

(volg.)Leccacüle = Adulatore.

(volg.)‘Ngüle = In culo

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Culàzze 

Culàzze s.f. = Retro, terga.

Parte posteriore di un veicolo a trazione animale (carretto, carrettone, calesse).

Appùgge ‘a culàzze ‘mbacce ‘u müre = Appoggia il retro contro la parete.

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Cularüne 

Cularüne s.m. = Clarinetto

Strumento a fiato di legno, ebanite o metallo, ad ancia semplice, dotato di una canna cilindrica terminante a campana,
munita di fori in parte liberi in parte chiusi da apposite chiavi.

Il legno utilizzato per costruire il clarinetto è in prevalenza l’ebano, che conferisce il caratteristico colore nero.

Grazie alle doti espressive e tecniche, il clarinetto è presente in vari generi musicali: classica, jazz, popolare, bandistica.

Ora i ragazzi, che hanno studiato in conservatorio, lo chiamano ‘u clarenètte simile al termine italiano.

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Cujöte 

Cujöte agg. = Calmo

In italiano si può tradurre letteralmente con quieto, nel senso tranquillo, sereno, calmo, riferitio a persona, o all’andamento meteorologico.

Stàtte cujöte! Momò vüte ca torne. = Sta’calmo! A breve vedrai che tornerà.

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Cujitàrece 

Cujitàrece v.i. = acquietarsi, calmarsi

Rendersi calmo, e tranquillo dopo uno stato di agitazione, di furia, come nel caso ad es. del mare che siacquieta dopo una burrasca.

C’j’ cujitéte ‘u criatüre? = Si è calmato il poppante?

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Cugné

Cugné v.t. = Rendere come un cuneo

Ritengo il termine sia molto antico.

Quando si scriveva con la penna dell’oca, per ottenere la punta si recideva il fusto della penna con un taglio trasversale inclinato, in modo da ricavarne un cuneo.

Quindi si crea il cuneo, si cogna la penna.

Per estensione, riferito alle matite, significa rifare la punta. Riferite alle penne con il pennino metallico, vale riparare il pennino.

Contrario: Scugné v.t.

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Cuggjüne

Cuggjüne s.inv. = Cugino, cugina.

Cugino/a = Figlio/a di un fratello o di una sorella del proprio padre o della propria madre.

In dialetto, al maschile fa ‘U cuggjüne s.m. = Il cugino; al femminile fa ‘A cuggjüne s.f. = La cugina.

Cambia solo l’articolo, ma il termine è invariabile per il maschile e per il femminile.

Se si parla del proprio cugino o della propria cugina, si dice cuggìneme = mio/a cugino/a.

Se si tratta del o della cugino/a di chi ascolta si dice cuggìnete.

Una curiosità: il simpatico dialetto di Monte Sant’angelo ha conservato il termine latino consobrinus e tuttoggi cugino è detto cunzuprìne.

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Cugghjenjé

Cugghjenjé v.t. = Canzonare, beffeggiare, dileggiare

Accettabile la versione cugghjunjé.

Prendere in giro, beffare, schernire, deridere, dileggiare qualcuno.

Deriva decisamente dal sostantivo familiare e volgare chegghjöne = coglione (testicolo) con significato di sciocco, stupido, ingenuo.

Siccome il verbo è chiaramente volgare, e il dialetto non si risparmia nel produrre termini triviali, talora si preferisce usare al suo posto il più sbrigativo sfòtte = sfottere.

Che, me sté cugghjunjànne? = Che fai, mi stai sfottendo?

Se esistesse in italiano, il verbo sarebbe “coglioneggiare”.

 

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