Categoria: L

Lenze-lenze

Lenze-lenze agg. = Lacero, strappato in più parti

Usato nella locuzione Fé lènze-lènze v.t. = Lacerare

Il detto deriva dal fatto che specialmente le lenzuola, dopo anni di usura, si sbrindellano, si riducono a brandelli, si sfilacciano. L’unica cosa da fare, poiché non si possono rattoppare, è quella di ricavarne fasce da usare come bendaggi, o quadrati da usare come strofinacci.

Per estensione, la locuzione facilmente diventa una minaccia verso qlcu: Te fazze lènze-lènze! = Ti riduco a brandelli!

Può essere una sintetica efficace constatazione dopo aver assistito a una zuffa: Ce so’ fàtte lènze-lènze! = Si sono picchiati di santa ragione e si sono ridotti proprio male per le reciproche percosse.

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Lessüje

Lessüje s.f. = Liscivia, ranno

Soluzione alcalina di acqua bollente mista a cenere vegetale, di alto potere detergente, adoperata in passato per il bucato.
Il  termine ci perviene dal latino lix/lixa/lixius/lixiva; a sua volta derivato dal greco luo 

Mia nonna per dare profumo alla biancheria poneva a bollire anche bucce di arance e/o di mandarino e/o di limone, e foglie di alloro.

Ovviamente si parla dell’era pre-detersivi e il bucato era esclusivamente fatto a mano con gran fatica delle nostre nonne, che solo per far bollire l’acqua attinta dalla cisterna secchio dopo secchio, con la cenere e dovevano accendere il fuoco di legna.

Il gas in bombole è arrivato nel 1950: allora uscì sul mercato anche il sapone in polvere Omo e Olà, e quello a scaglie Lauril, veramente portentosi per lavare le tute (annerite) di mio padre (fabbro).

Ma da allora è cominciato anche il periodo di inquinamento del pianeta.

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Lètre

Lètre s.f. = Fragolino, Pagello

Si tratta di un pesce (Pagellus erythrinus) della fam. degli sparidi, molto simile ai familiari sparroni, comune in tutti i nostri mari.

Presumibilmente con derivazione dal nome scientifico erythrinus a Taranto li chiamano Lutrini proprio come i Greci (greco moderno Λυθρίνι – Lutrini) e noi similmente li chiamiamo lètre.

La colorazione del corpo è rosso-rosata, con riflessi argentei. Tipico è il colore giallo intenso degli occhi.

Apprezzato sia arrostito, sia fritto, sia in umido.

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Lettöre

Lettöre s.f. = branda, lettiera

Letto pieghevole in rete metallica, o anche supporto rigido usato in campagna a sostegno di un pagliericcio, un rustico materasso, un saccone riempito di foglie secche o di paglia. Per estensione anche lo stesso pagliericcio.

Credo che il termine derivi direttamente, visto che si usava solo nel mondo rurale, da lettiera: strato di paglia preparata per le bestie da soma e i bovini.

In un mondo dove il lavoro degli uomini e quello degli animali non era molto dissimile, perche ugualmente massacrante, il giaciglio di entrambi, uomo e bestia, ha preso lo stesso nome di lettöre.

L’unica differenza fra le due lettiere: quella degli uomini era sollevata da terra. Infatti la paglia era contenuta nel pagliericcio sostenuto dalla branda

Quella delle bestie, lo strato di paglia e foglie era sparso direttamente sul pavimento della stalla.

Mo me véche a mètte jind’a lettöre = vado a coricarmi.

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Lìbbere

 

Lìbbere s.f. = Libera me Domine (preghiera)

Come per djasìlle, il sacerdote, su richiesta dei familiari del defunto, salmodiava davanti ad ogni loculo questa notissima preghiera cristiana, a suffragio della buon’anima.

Ricordo don Furio, accompagnato da un chierichetto che gli reggeva il secchiello e l’aspersorio per la benedizione con l’acqua santa e il suo canto accorato e lamentoso in tonalità minore:

« Libera me, Domine,
de morte æterna,
in die illa
tremenda,
quando cœli
movendi sunt et terra.

Dum veneris
iudicare
sæculum per ignem.
Tremens factus
sum ego et timeo,
dum discussio venerit
atque ventura ira.

Dies iræ, dies illa,
calamitatis et miseriæ,
dies magna et amara valde.
Requiem æternam
dona eis, Domine:
et lux perpetua
luceat eis. »

« Liberami, o Signore, dalla morte eterna, in quel giorno tremendo quando la terra e il cielo si muoveranno, quando tu verrai a giudicare il mondo con il fuoco. Sono tremante pieno di timore, in considerazione del giudizio che verrà. Quel giorno è un giorno di ira, di calamità e miseria, un giorno molto triste. Dona loro l’eterno riposo, Signore: li illumini la luce perpetua».

L’offerta ‘libera’ per la Libera (scusate il calembour) al sacerdote non superava le 30 lire per ogni defunto cui si dedicava la sequenza.

Alla parte finale, al requiem æternam dona (eis)… don Furio interrompeva il canto e sottovoce si rivolgeva al committente e chiedeva: “come si chiamava?” Una volta ottenuta la risposta riprendeva il canto declamando il nome del defunto in latino, al posto di eis (a loro).

Forse la sua miopia – che lo portò in seguito alla cecità assoluta – gli impediva già da allora di leggere il nome riportato sulla lapide.

Don Furio, quando divenne completamente cieco, celebrava ugualmente la Messa al cimitero: incredibilmente e completamente a memoria!! Lo posso testimoniare perché mi ha letteralmente strabiliato.

(I versi in latino e la loro traduzione sono stati trascritti da Wikipedia)

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Lìnnje

Linnje s.m. = Lèndine

Da non confiondere con lìnje = linea.

Lendine, uovo di pidocchio che si annida alla radice dei capelli.

Si doveva pronunciare, al singolare, lènnje, da lendine; siccome è sempre stato detto al plurale, si è persa memoria di lènnje e si dice lìnnje anche al singolare. Perciò è ritenuto invariabile.

Le nostre nonne erano abilissime a spulciare i nipotini affetti da pediculosi: un po’ come fanno abitualmente gli scimpanzè con i loro cuccioli. Solamente che non li portavano alla bocca come le scimmie!

La no’, me vu’ cerché ‘nghépe se stanno i lìnnje? = Nonna, mi vuoi cercare tra i capelli se ci sono i lendini?

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Lìppe

Lìppe s.m. = Viscidume

È quella sostanza viscida, scivolosa o appiccicosa che copre, ad esempio, il corpo di anguille e polpi, o che si crea sciogliendo i detersivi in acqua, o protraendo troppo a lungo la cottura della pasta alimentare.

Quando ero adolescente associavo immediatamente questo termine al detersivo in polvere LIP, appena messo in commercio credo dalla Mira Lanza.

L’aggettivo derivante è leppüse al  plurale e al maschile, e leppöse al femminile singolare  con il significato di viscido, scivoloso.

Attribuiamo l’aggettivo leppüse anche ai cachi non completamente maturi, che lasciano in bocca un senso di  raspulènde (←clicca) = rasposità, ruvidezza che è l’esatto contrario.

L’atto di privare il polpo dal suo viscidume è detto specificamente sgrumé (←clicca).

Il termine è in uso in tutto il Sud, e deriva dal greco λεπις (lepis)

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Lìsce-e-bósse

Lìsce-e-bósse s.m. = Rimbrotto, rimprovero

È un sinonimo di cazzjatöne.

Il termine deriva dal gergo dei giocatori di carte, nel gioco del tressette. Il suono è invitante, prima ti liscio e poi ti colpisco.

Quànne ‘ngondre a Giuànne lu fàzze ‘nu lìsce-e-bósse a nómere jüne! = Quando incontro Giovanni gli faccio un rimprovero di prima categoria!

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Llenéte

‘Llenéte agg. = incontenibile

Non significa “allenato”, come può sembrare.

Spec. di sentimento, che si manifesta impetuosamente e in modo incontrollabile; che non ha limiti; sbrigliato; animato, molto vivace, travolgente, instancabile, famelico.

Ma fjirmete ‘nu poche de mangé: acchessì ‘llenéte stéje? = Ma fermati un po’ di mangiare: così famelico sei?

Sèmbe allunghe sti méne! Ma sté sèmbe ‘llenéte? = Sempre allunghi queste mani! Ma sei sempre così impetuoso?

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Lòcche

Lòcche agg. s.m. = solcometro, contamiglia

Deriva dall’inglese è log ossia “Solcometro di Walker”.

È uno strumento meccanico atto a misurare la velocita dei natanti in navigazione, formato da un corpo a siluro, con due alette ad elica saldate lungo il suo fusto.  La sua parte anteriore reca un anello a mulinello, cui si lega un sagolino.
L’apparecchio, lanciato in mare, sotto il pelo dell’acqua, prilla, gira velocemente su se stesso per effetto delle sue ali a elica.

In base al tempo impiegato per la misurazione, e al numero dei giri effettuati si ottiene la velocità mantenuta dal natante. V=t/d (spero di non avervi confuso): Velocità = tempo diviso distanza.
Quelli più moderni consentono di leggere direttamente la velocità dai contatori interni.

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