Vrascjire s.m. = Braciere
Recipiente di rame e ottone usato come stufa per riscaldare gli ambienti. Vi si poneva la carbonella accesa coperta di cenere per farla durare a lungo.
Aveva un apposito sostegno con tre piedi di ottone, o anche come una specie di supporto di legno, chiamati entrambi ‘u pöte-vrascjire = piede del braciere, e si posizionava al centro della stanza da riscaldare.
Sovente, su un apposito supporto di ferro (detto ‘u trepjite, il treppiedi) conficcato nella cenere, si poneva un tegamino di terracotta per cuocere i legumi o il ragù per sfruttare il calore del fuoco del braciere.
Talvolta il braciere era coperto da una bella “cupola” di ottone, bucherellata con fori di varie forme, per evitare dispersione di cenere e cadute accidentali di bimbetti nel fuoco. Bella, ornamentale funzionale. Il braciere veniva così chiamato vrascjire a cambéne = braciere a campana.
Qualcuno chiamava la sola “campana” con l’appellativo ‘u mòneche = il monaco.
Leggete anche la descrizione di un altro accessorio del braciere, chiamato ‘u diàvele, al significato 2).

Piccolo pesce di mare commestibile della famiglia degli Sparidi (Boops boops) con tre fasce longitudinali dorate sul dorso argenteo, comune nel Mediterraneo.
1) Vònghele (almaschile) = Baccello di fava (Vicia faba).
2) Vònghele (al femminile). = vongola
Le vongole comuni (Chamelea gallina), sprovviste di sifoni specifici delle vongole veraci, sono dette in manfredoniano ‘i lupüne = i lupini. Ugualmente buone per preparare intingoli profumatissimi.