Stigghjöle

Stigghjöle s.f. = Minugia

Va bene anche pronunciato stegghjöle. Come sinonimo si usa anche curatèlle = corata.

Budella; in partic. quelle degli ovini usate nella confezione degli involtini pugliesi (i turcenjille oppure i cazzemàrre).

Esiste un piatto tipico palermitano chiamato stigghiuole simile al nostro, considerato un piatto da strada, preparato dai stigghjulari. I budelli sono avvolti però intorno a una stecca di lardo. Per un mese non andate a controllare i livelli del colesterolo altrimenti vi viene un colpo!

Anticamente si usavano i budelli anche per la fabbricazione di corde per gli strumenti musicali ad arco. Ai tempi di Mozart, e di Paganini, e fino agli inizi del ‘900 le corde dei violini erano di budello.

Io, ex contrabbassista, negli anni ’60 usavo solo corde di budello sul mio strumento, anche perché non esistevano corde di altro tipo. Ora per il contrabbasso si usano corde forse di plastica, ma rivestite con una spirale di metallo.   Scusate parlo ogni tanto della mia storia personale, ma essa rispecchia l’evoluzione dei tempi e della tecnica.

Io comunque, scusate se torno a parlare di me, preferisco pensare alle nostre stegghjöle come base per la preparazione dei succulenti turcenjille (←clicca) da cuocere alla brace!
La plastica e il metallo sanno troppo di tecnologico…e non si possono mettere sotto i denti!

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Stére

Stére s.m. = Staio

Dal latino sextarius. Designava presso i Romani la sedicesima parte di un moggio.
Fino all’Unità d’Italia – allorquando fu obbligatorio usare il sistema metrico decimale – le misure di capacità per aridi e liquidi, di peso, di lunghezza, ecc. erano di valore variabile da luogo a luogo.

Ad esempio lo “staro” d’olio napoletano di peso pari a rotoli 10 e 1/3 (uguale a kg 9,2069707) valeva litri 10,0811. Tuttora alcuni frantoiani parlano di stére d’ùgghje quando intendono riferirsi sia al contenitore usato per misurare, sia al quantitativo di olio di 10 liitri.

Ho sentito nominare da bambino in un trappeto anche il termine quartùcce… Non ho idea di quanto valesse. Forse la quarta parte dello staio?

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Stepöne

Stepöne s.m. = Armadio

Esattamente il termine alla lettera significa ‘stipone’, grosso stipo.

In effetti si differenzia dall’armadio perché non ha alcuno specchio sull’unica grande anta.

Nello stepöne non veniva posta la biancheria ma prevalentemente il pane e anche delle bottiglie di salsa, la tovaglia di uso giornaliero per il desco, un sacchetto di farina e una mezza pezzotta di formaggio (quando c’erano….).

Questo mobile non si usa più, perché le cucine moderne componibili hanno vari comparti in cui porre le derrate alimentari, le pentole, i piatti, ecc.

Io ricordo un ineffabile profumo di pane proveniente dall’interno, quando si apriva l’anta dello stepöne per prendere o riporre qualcosa.

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Stepé

Stepé v.t. = Conservare, immagazzinare

Stipare, ammassare in uno spazio ridotto oggetti, indumenti, vettovaglie.

Praticamente riporre in uno stipo, in un vano, in un mobile, qls cosa adatta ad essere serbata per future occorrenze.

T’ha luéte i scarpe? Pecchè nen li stüpe? = Ti sei cavato le scarpe? Allora perché non le riponi nella scarpiera?

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Stengené

Stengené v.t. = Bastonare, percuotere

Ridurre a mal partito qualcuno a furia di percosse.

Probabilmente l’etimo deriva da l’ungiüne = uncino, sorta di verga con il manico a gancio, usato dai pastori per guidare le loro pecore al pascolo.

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Stenecchjé

Stenecchjé v.t. = Sgranchire

Stiracchiare, distendere gli arti intorpiditi.

Cuchelècchje, fé ‘nu pìppete e ce stennècchje = Cocolecchia, fa un peto e si stiracchia….E’ solo questione di rima.

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Steffüse

Steffüse agg. = borioso, fanatico, tronfio.

La lingua italiana ci offre come sinonimi una caterva di aggettivi: arrogante, immodesto, presuntuoso, superbo, tronfio, fanatico, gonfio, spocchioso, supponente, saccente, vanaglorioso, vanitoso, burbanzoso, orgoglioso, pretenzioso, sentenzioso, altero, altezzoso, sdegnoso, sprezzante, superiore, tracotante.

A noi Manfredoniani basta una sola parola per liquidare questo soggetto antipatico: steffüse, nel senso che lui ci ha stufato, che il suo atteggiamento ci procura un senso di disgusto. Come dire:stomachevole.

Ovviamente esiste il suo corrispondente al femminile: stefföse

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Sté-còmete

Sté còmete loc.id. = Essere agiato, abbiente.

Alla lettera significa “stare comodo”.

Essere ricco, agiato, benestante, proprietario di case, terreni e capitali.

Meh, benedüche tó sté còmete… = Beh, tu, fortunatamente, sei possidente…(e questi problemi non possono affliggerti come affliggono me).

Questo stare comodi è inteso anche figuratamente. Se chiamo qlcu in aiuto per terminare un lavoro, e costui non si muove, viene spontaneo dirgli:

Meh, tó sté còmete, stéje, nen tjine abbesügne! = Già, tu benestante sei, non hai necessità di lavorare né bisogni da soddisfare.

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Sté-a-còmete

Sté-a-còmete loc.id. = Essere disponibile

Questo detto, con valore di aggettivo, specificamente è riferito a persona, che è disposta ad appoggiare eventuali iniziative, idee, programmi altrui, libero da impegni, disimpegnato, a disposizione.

Quanne stéje a còmete, vjine a darme ‘na méne alla putöje = Quando sei libero, vieni a darmi una mano in bottega.

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Sté piòmbe

Sté piòmbe loc.id. = Essere sprovvisto, sfornito

Se uno sente per la prima volta questa locuzione resta un po’ perplesso. A parte il fatto che in dialetto piombo si traduce chjómme

Sté piòmbe è usato nel gergo dei giocatori di carte per indicare che non si ha un determinato seme, uno specifico “colore”. È una delle tante dichiarazioni che i giocatori di “Tressètte” hanno l’obbligo di esternare prima di iniziare a scendere le carte (Napluténe a còppe, piòmbe a ‘nu péle, quartolìsce..= Napoletana a coppe, privo di un seme, quartultima carta dello stesso seme, ecc…).

Io presumo che il riferimento sia il piombo della rete da pesca che va verso il fondo, al contrario del sughero che tende a galleggiare.

Quindi essere piombo, significa: vado a fondo, non ho mezzi per salvarmi.

Infatti, per estensione, se si voleva comunicare agli amici la lieta novella di essere “senza il becco di un quattrino”, si usava dire sinteticamente: stéche piòmbe (ovviamente a denére= a denari, non a bastoni…)

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