Jéme alla Pógghje…

Jéme alla Pógghje…

Una volta le donne anziane per racimolare qualcosa da mettere sotto i denti, dopo l’avvenuta mietitura si avventuravano per i campi a spigolare.

Durante la guerra – allorquando si sentiva maggiormente la necessità di procurarsi cibo – si è verificato qualche episodio di incursione aerea nemica su queste poverette, scambiate per truppe sparse.

Un anonimo poeta nostrano, sulle note della canzone di (clicca→) Lilì Marlène,  di autore tedesco scritta nel 1915, molto in voga all’epoca del conflitto e addirittura cantata dai soldati di TUTTI gli eserciti in guerra, compose questi versi che denotano insofferenza verso il testone Mussolini

Jéme alla Pógghje e jeme a spuchelé
passe l’apparècchje e ce mètte a metraglié!|
Tutte lu gréne ca nüje facjüme
ce lu mangéme a maccarüne
Alla facce de Muselüne
alla facce du capacchjöne

Il nostro poeta ha rispettato rigorosamente la metrica e la cadenza musicale.

Traduzione:
Andiamo alla Puglia piana, andiamo a spigolare: /passa un aereo e comincia a mitragliare!/Ma tutto il grano che noi riusciremo a raccogliere/ ce lo mangeremo trasformato in maccheroni,/alla faccia di Mussolini, alla faccia di quel testone.

Era un po’ un canto di resistenza, stile “Bella ciao”, dopo il ventennio fascista, quando la gente era al colmo della disperazione e degli stenti imposti dalla guerra.

Tutto ciò è venuto da una popolazione tribolata e affamata dalla guerra. E scusate se è poco.

Filed under: Proverbi e Detti

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