Tag: Locuzione idiomatica

Pére e scummugghje

Pére e scummugghje loc.id. = Gira e rigira, alla fine

L’espressione dialettale vuol evidenziare la scoperta, anche casuale, di una verità nascosta.

Sembra che ci sia una certezza, ma dopo viene fuori una sorpresa, di solito non gradevole.

Giuanne assemegghjöve ca jöve onèste, ma pére e scummugghje püre jìsse avöve fatte ‘mbrugghje. = Giovanni sembrava che era onesto, ma gira e rigira, si è scoperto che anche lui aveva commesso malefatte.

Assemegghjöve tante aggarbéte! Pére e scummugghje jöve ‘nu ‘mbriacöne sfatjéte = Sembrva così ammodo! Alla fine si è rivelato ubriacone e scansafatiche.

Pére significa “pare, sembra, appare”.
Scummugghje significa “scopri”.

Insomma non è tutto oro quello che luccica.
Aveva ragione Andreotti: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.»

Filed under: PTagged with:

Sèggia Manzegnöre

Sèggia manzegnöre loc.id = Seggio episcopale, cattedra vescovile, faldistorio

In questo caso non si fa riferimento alla vera e propria sedia usata dal Vescovo, il monsignore durante la liturgia cui partecipa.

Si intende invece quell’antico gioco fanciullesco che in italiano era detto “gioco del predellino”.
Due bambini si pongono di fronte. Ognuno afferra con la propria destra il polso sinistro e con la mano sinistra il polso destro dell’altro.
Come si vede nella foto, si forma una specie di quadrato sul quale si siede un terzo bambino che viene così trasportato, come su una sedia gestatoria, per un tratto prestabilito, cantilenando:

‘A sèggia manzegnöre e ce assètte lu segnöre…= La sedia gestatoria su cui si siede signore…

Salvo poi a mollarlo a sorpresa, ad un cenno di uno dei “portantini”.
I bambini hanno le ossa di “gomma”, e fortunatamente non riportano conseguenze nel cadere sul pavimento.

Tutti quelli di età prescolare, in mancanza di giocattoli, si sono trastullati con questo giochetto.
Ora si sollazzano con le play-stationiPad o altre diavolerie: tutti giochi individuali. Puah!

Questo sistema “a sedia gestatoria” viene usato dagli adulti (Pompieri, Soccorritori della Protezione Civile, Medici del 118 ecc.)  nei casi di soccorso immediato a feriti da accostare all’autoambulanza, ove non si possa accedere la lettiga.
Ovviamente senza cascata finale!

Filed under: STagged with:

Accunté tutt’i püle

Accunté tutt’i püle loc.id. = Pettegolare, spifferare, spiattellare.

Alla lettera questa locuzione un po’ strana significa “raccontare tutti i peli”, ma è certamente più rispondente il significato di “raccontare per filo e per segno”.

Riferire senza riguardo cose riservate o segrete, sia per irresponsabile loquacità sia per malignità.

È spesso detto come un rimprovero verso qualcuno che usa sbandiera ai quattro venti ogni accadimento familiare, grande o piccolo.

Filed under: ATagged with:

A bböne cónte

A bböne cónte loc.id. = infine, comunque

Si potrebbe tradurre con “ad ogni buon conto”. Ma ritengo che questa locuzione sia troppo letteraria.

Preferisco, nel parlare semplice, tradurre con:
insomma,
alla fin-fine,
tutto sommato,
concludendo,
finalmente, e simili.


A bböne cónte, se nen arrevöve jìsse, nen ce putöve accumenzé = Alla fine, se non arrivava lui, non si poteva cominciare.

A bböne cónte, döpe tanta concorse, ho truéte ‘na fatüje = Finalmente, dopo tanti concorsi, ha trovato un lavoro(*).

(*)Fino agli anni ’60 il termine lavoro era tradotto con fatüje = fatica, perché veniva associato ad attività che richiedevano sforzo fisico, con termine moderno detti “lavori logoranti” (quelli di fabbro, cavamonti, facchino, muratore, mietitore, zappatore, camionista, boscaiolo, ecc.).
Il lavoro intellettuale era ritenuto di second’ordine, perché non richiedeva l’uso di muscoli, quantunque sappiamo quanto sia sfiancante anch’esso.

Filed under: ATagged with:

Besugne (avì a)

Besugne (avì a) loc.id = necessitare, occorrere, abbisognare

A volte viene pronunciata avì de besùgne = avere bisogno di

La locuzione descrive la necessità o il desiderio di avere qualcosa, di materiale (cibo, vestiti, ecc.) o immateriale (affetto, comprensione, compatimento, ecc.).

Mattöje ne jève a besugne de nesciüne perché ce le sépe sbrugghjé da süle. = Matteo non necessita di nessun aiuto perché sa vedersela da sé.

‘Mbàrete ‘nu mestjire, ca po’ quanne jéve a besùgne te pöte sèrve. = impara un mestiere, perché dopo, quando sarà necessario, ti può servire. Insomma, come dicevano gli antichi: “impara l’arte e mettila da parte”.

Filed under: BTagged with:

Séne-séne (jèsse)

Séne-séne (jèsse) loc.id. =(Essere) totalmente schietto, senza malizia

Alla lettera vuol dire “sano-sano”. Come per dire ci sei cascato tutto intero alle fandonie che ti hanno propinato. Al femminile fa séna-sene.

Insomma chi è “sano-sano” è uno sprovveduto, candido, senza furbizia.

Ma sì pròpje ‘nu séne-séne! = ma sei proprio un ingenuo!
È un bonario rimprovero che si rivolge a qualcuno che per la sua schiettezza viene spesso raggirato da scaltri furbacchioni.

Filed under: STagged with:

A friške a friške

A friške a friške loc. id. = poco per volta

Acquistare generi alimentari di frequente ma in quantità ridotta, poco per volta, secondo la necessità, allo scopo di consumare sempre un prodotto fresco ed evitare gli sprechi..

Anticamente, in mancanza di frigoriferi, era prassi normale non fare grandi scorte di viveri perché si rischiava che andassero a male (guai!)

Oggi mettiamo tanto di quel cibo in frigo che talora ce ne dimentichiamo!

Mègghje accatté a friške a friške = meglio comprare un poco alla volta

Filed under: ATagged with:

Pèrde ‘i sinze

Pèrde ‘i sinze loc.id. = impazzire, perdere il senno.

Attenti a non confondere con locuzione italiana “perdere i sensi”, che significa svenire, venir meno, andare in deliquio, che da noi dicesi semplicemente svenì.

Nel nostro dialetto pèrde ‘i sinze significa impazzire, andar fuor di senno.

Cumjì, ha pèrse ‘i sinze? = com’è, sei impazzito?
Questa frase viene pronunciata picchiettandosi sulla tempia con le dita raggruppate sul pollice della propria mano. Il gesto vuol dimostrare che l’interno del cranio dell’interlocutore è completamente vuoto! Ecco, hai perduto il cervello!

La locuzione, pèrde ‘i sinze apprisse a…, significa infatuarsi di, perdere la testa per (una donna o un uomo) essere perdutamente innamorati, prendere una solenne cotta.

Mattöje, da quanne l’ho viste, ho pèrse i sinze apprisse a jèsse = Fin da quando Matteo l’ha vista, ha perso la testa per lei.

In effetti, diciamolo, la fase di innamoramento causa nelle persone dei comportamenti un po’ irrazionali,  si può passare dal provare un’intensa euforia a stati di ansia e tristezza. Ma questo è un discorso che esula dall’argomento puramente linguistico che sto trattando…

Filed under: PTagged with:

Avì ‘ngramme

Avì ‘ngramme loc.id. = afferrare.

Accettabile anche la pronuncia avì ‘ngrambe.

È una minaccia esplicita, una promessa di vendetta (o di giustizia) verso qualcuno che è sfuggito al momento ad una meritata punizione.

Come dire: «Prima o poi ti avrò sotto le mie grinfie, e allora non mi potrai più sfuggire.»

Chiaramente noi umani non abbiamo zampe con artigli come i felini, ma l’idea che la preda non potrà scampare è metaforicamente ben resa.

Mò ca t’agghje ‘ngrambe te fazze a ‘n’öre de notte
= Quando ti avrò a tiro non ti darò scampo.(Clicca qui)


Filed under: ATagged with:

Mangiàrece ‘i carne

Mangiàrece ‘i carne loc.id. = malignare, denigrare, infangare.

Parlare alle spalle ma senza riguardo alcuno.
Criticare ferocemente dinanzi a terzi.
Sparlare, giudicare crudelmente.

Insomma questo verbo descrive una brutta e riprovevole azione. Un autentico atto di sciacallaggio su una persona non presente.

Riporto il Detto del solito antico Saggio “cinese”:
«Guardati dalle persone che parlano male degli assenti, perché durante la tua assenza parleranno male di te.»

Ringrazio il dott. Enzo Renato per avermi suggerito questa locuzione nostrana.

Filed under: MTagged with: