Nzüjedelàneme

Nzüjedelàneme inter. = Non sia dell’anima!

Alternativo di Abbunàneme
= La buon’anima.

Espressioni che si pronunciavano subito dopo il nome di una persona defunta.

Il significato letterale è: non sia a detrimento dell’anima sua.

Vale a dire: quello che noi indegni peccatori stiamo adesso facendo, cioè nominandolo inopportunamente, non sia a danno della sua anima.

Me so’ sunnéte a Frangìsche, ‘nzüjedelàneme, ca stöve rerènne = Ho sognato Francesco, non sia a suo danno, che stava ridendo.

Se i defunti erano volati al Cielo in tenera età si appellavano: “ ‘a benedètta nostre” o “ ‘u benedìtte nustre” senza farne il nome, tanto l’interlocutore capiva perfettamente chi era l’oggetto della conversazione.

Recentemente ho sentito dire “‘nzüjedelàneme ” riferito non a una persona deceduta , ma a un’epoca trascorsa o a uno stato di benessere ormai passati: “Quann’jèveme giuvene, ‘nzüjedelàneme, stèmme a ballé tutte la notte!” = quando eravamo giovani, ormai tempo morto e sepolto, stavamo a ballare tutta la notte.

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Nzöpa-nzöpe

Nzöpa-nzöpe avv. = Superficialmente

Quando un’azione, una prestazione di servizio, una manifestazione viene fatta controvoglia o senza entusiasmo, si dice che è fatta nzöpa-nzöpe..

Presumo che derivi da nzöpe = sopra, come nell’epressione nzöp’acque = sopra il pelo dell’acqua, a galla. Etimologicamente sarebbe “in sopra”, in un improponibile e cacofonico italiano.

Quindi nzöpa-nzöpe a mio avviso significa superficialmente, senza andare in profondità.
Va bene per un ragionamento fatto senza andare a fondo, per le pulizie di casa fatte a metà settimana, un lavoro fatto proprio controvoglia, ecc….
Tutto nzöpa-nzöpe!
Sinonimi: arrunzé, arrangé,

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Nzónze

Nzónze s.f. = Sudiciume, sporcizia, untume.

Per lo più la sporcizia è dovuta a sostanze grasse e untuose.

Livatìlle ‘sta cammüse! ‘U vüte ca ‘u cullètte stéje chjüne de ‘nzónze? = Lèvatela questa camicia! Lo vedi che il colletto è piena di untume?

Pulizze ‘a cucjüne ca sté ‘a ‘nzónze = Pulisci (il piano della) cucina che è pieno di sudiciume.

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Nzólte

‘Nzólte s.m. = Insulto (med.)

In medicina si definisce insulto un attacco, un accesso, un’insorgenza improvvisa e violenta di una manifestazione patologica. Per esempio: un insulto d’asma, un attacco cardiaco, infarto letale.

Puverjille, ‘nu crestiéne anziéne ò ‘vüte ‘nu nzólte e l’ànne truéte mùrte ‘nde la chése = Poveretto, un uomo anziano è stato colpito da un infarto ed è stato trovato morto in casa sua.

Era usato come improperio contro qlc manigoldo cui non si poteva controbattere in altro modo. La famosa “sendènze!

T’uà venì ‘nu nzólte….t’uà venì jüne e bùne! = Ti deve colpire un attacco cardiaco! Ti deve insorgere uno solo, ma intenso!
Esiste una variante dell’anatema che non dà scampo: T’uà venì ‘nu nzólte malìgne! = Ti deve colpire un attacco cardiaco maligno, che non ti darà scampo!

Quale sinonimo le nostre nonne parlavano di delöre matröje = dolore supremo, come dire che è generato dalla madre (cattiva, la matrigna) di tutti i dolori, tipico dell’infarto cardiaco o dell’angina pectoris. Altre dicevano delöre matröne forse perché riportato male di bocca in bocca. Facile l’errore perché la pronuncia differisce solo nel finale, non accentato.

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Nzògne

Nzògne s.f. = Sugna, strutto

Grasso solido di maiale, di colore biancastro, usato in cucina per friggere.

Con l’era delle diete, la sugna è aborrita dalle nostre mense.

Fé ‘a ‘nzògne = fare la cresta sulla spesa, trattenersi il resto.

Il nome deriva dal latino auxungiam = sugna.

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Nzjamé!

‘Nzjamé int. = Non sia mai!

Interiezione che si intercala nel discorso allorquando si auspica che quanto si racconta non debba mai verificarsi.

Invito alla prudenza. Va bèlle bèlle p’a màchene: ‘nzjamé t’avìss’a capeté quacche cöse!= Va’ adagio con l’auto: mai sia ti dovesse accadere qualcosa (di spiacevole)!

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Nzìcchete-nzìcchete

Nzìcchete-nzìcchete avv = Inaspettatamente

Usato nella locuzione ‘Nzìcchete-nzìcchete = Improvvisamente.

Mi sembra un suono, onomatopeico, di  pronuncia veloce, simile a zàcchete(*) così come rapido e improvviso è il suo enunciato.

E tóje, mo’ te ne vine nzìcchete-nzìcchete, e me vine a fé ‘pròpete a mme ‘stu sorte de presendatàrme = E tu ora, te ne vieni tutto d’un tratto e mi vieni a fare questo grande rimprovero.

Stèmme tanda bèlle mangiànne, quanne nzìcchete-nzìcchete, Giuanne c’jì misse a chjange! = Stavamo così bene a mangiare, quando tutto d’un tratto, inaspettatamente, Giovanni si è messo a piangere.

Sinonimo: tutte ‘na vòlte = tutto d’un tratto, inaspettatamente.

(*) Zàcchete. Voce onomatopeica che esprime, come za e zac, un colpo o taglio rapido:(dall’enciclopedia Treccani on line)

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Nzevüse

Nzevüse agg. = Unto

Al femminile suona nzevöse.

Non nel senso biblico di “Prescelto dal Signore”, ma proprio ricoperto da una patina di sporco, viscido, come spalmato di süve = sego.

Il termine designa altresì l’atteggiamento non proprio modesto assunto da qlc persona arrogante, presuntuosa, o altezzosa.
Deriva dal verbo nzevéje (o nzevé), = insozzare, insudiciare.

Sà lu jì, ca códde jì nzevüse = Lascialo andare (lascialo perdere), perché costui è borioso

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Nzevéje

Nzevéje v.t. = Insudiciare

Sporcare, insudiciare qlco come se l’oggetto fosse unto di sego. (Vedi: ‘u süve).

Quann’jì ca te ljive ‘sta cammüse?: ‘u vüte ca ‘u cullètte sté nzevéte? = Quando è che ti levi questa camicia?: lo vedi che il colletto è insudiciato?

È ammessa la pronuncia breve ‘nzevé.

Provo a fare l’intera coniugazione dell’indicativo presente:
nzevöje, nzevjìje, nzevöje, nzevéme, nzevéte, nzevèjene.

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Nzeté

Nzeté v.t. = innestare, praticare innesti.
Verbo specifico ad uso del mondo rurale. I nostri nonni, che non avevano studiato Agraria, potevano dare dei punti ai Dottori Agronomi perché la loro scuola derivava dall’esperienza dei loro antenati tramandata di padre in figlio.

Sapevano benissimo quali piante erano compatibili tra di loro perché l’innesto potesse riuscire. Questa tecnica è tuttora largamente praticata anche in campo sanitario (chirurgia plastica per correggere danni estetici o funzionali con innesti ossei o tessutiali)

L’operazione in agricoltura consiste nel collegare assieme (attraverso tecniche diverse: innesto a taglio, a gemma, a corona, a triangolo, ecc.) una pianta che ha un buon apparato radicale ed un’altra che produrrà dei frutti.
Importante e fondamentale è la corretta incisione nel ramo di un tipo di albero per collocarvi un rametto dell’altra pianta. Si fascia il tutto ben protetto e la natura fa il resto!

Presumo, ma posso sbagliare, che il verbo abbia come riferimento il sostantivo züte, nel senso di sposo/a. Quindi, a mio parere, significa proprio “sposare”, unire saldamente i due “sposi” vegetali.

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