Ngudde

Ngùdde avv. = Addosso

indosso, sulla persona, sulle spalle. Si riferisce a coperte e indumenti da indossare per proteggersi dal freddo o da sguardi indiscreti.

Mìttete ‘na cösa ngùdde! = mettiti qualcosa addosso (ché fa freddo, o ché sei seminudo).

Presumo che derivi da cùdde = collo, la cui “c” iniziale si addolcisce in “g” in funzione della “n” precedente, come avviene in quasi tutte le parlate meridionali (ndèrre = in terra; ngànne = in gola; mbjitte = in petto, ecc.)

I Napoletani dicono ncuollo. Ricordate la canzone ‘A casciaforte?…Nun tengo Titoli, nun vivo ‘e rendita, nun tengo panne pe ‘ncuollo a me?

Rammento anche il gioco fanciullesco della cavallina, detto saltangùdde.

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Nguccé

Nguccé v.i. = ostinarsi, intestardirsi in modo quasi irragionevole.

Incaponirsi, intestardirsi, non sentire ragioni, mettersi in capo, in testa di fare qlcs ad ogni costo.

Quindi la testa c’entra sempre: ficcarsi un’idea in testa, in capo, in zucca. L’ostinato difatti è capacchjöne= testone, o chépa tòste = testa dura!

Penso che ‘nguccé deriva dal simpatico modo abruzzese di chiamare la testa (la còcce).

Non dimentichiamo che l’Abruzzo in Capitanata era di casa per effetto della transumanza delle pecore che per secoli vi venivano a svernare. Quindi c’è all’origine una osmosi, un passaggio di pecore e di termini tra le due Regioni (trattüre, trabbócche, chése-recòttefattizze, ecc.)

Esiste un verbo italiano: incocciarsi (a dire il vero ora poco usato) potrebbe essere la traduzione calzante di ‘nguccé.

Quanne Mattöje ‘ngòcce nen lu cunvìnge nescjüne = Quando Matteo si ostina, non lo convince nessuno (a cambiare idea).

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Ngrugnatüre

Ngrugnatüre s.f. = Sembianza, forma.

Sono i tratti somatici, i lineamenti del volto, specie se nel raffronto risultano somiglianti come accade tra consanguinei.

Ma quèdde jì sòrete? Tenüte ‘a stèssa ‘ngrugnatüre! = Ma quella è tua sorella? Avete la stessa sembianza (ossia c’è somiglianza, avete la stessa faccia, la stessa cera, la stessa espressione).

Penso che c’entri il grugno, inteso estensivamente come muso, viso, volto, cipiglio.

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Ngògne

Ngògne s.f. = Angolo, cantuccio

Tipico il modo di dire: sté a ‘na ‘ngogne de müre = stare in un angolino.

Credo che quel ngo sia lo stesso del termine a-ngo-lo

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Ngjinze

Ngjinze s.m. = Incenso; censo, rendita

1) “incenso” = oleoresine secrete da arbusti locali della Penisola Arabica.

Tali resine, una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell’aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione.

Conoscevamo fino a pochi anni fa solo l’incenso bruciato nelle chiese cattoliche durante le funzioni solenni, a simboleggiare la preghiera che si eleva verso il Creatore.

Abbiamo conosciuto anche altri tipi di incenso, venduti sottoforma di stecchetti, usati per deodorare ambienti o per creare atmosfere esotiche.

2) “rendita” = censo o censuo (dal latino Census).

Nel Medio Evo era un tributo sulla rendita, o meglio sull’usufrutto, dei terreni o degli immobili in genere.

Poi più genericamente si è identificato il termine “censo” con qualsiasi rendita, sia da interessi su capitale liquido, sia da locazioni di terreni o di case.

Quindi, la nota frase ho perse ‘ngjinze e capetéle, vuol significare che qlcu si è avventurato in un’operazione finanziaria finita male, nella quale ha perduto il capitale impiegato nonché l’interesse che sperava di guadagnarci.

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Ngiuré

Ngiuré v.t. = Canzonare, beffeggiare, fare boccacce

Per quanto simile, ‘ngiuré non corrisponde all’italiano “ingiuriare”, insolentire, oltraggiare, insultare, offendere

In modo molto meno grave, da noi significa:  fare versacci o boccacce o imitare la parlata o la camminata di qualcuno per canzonarlo.

Roba da bambini.

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Ngiucciéte

Ngiucciéte agg. = Avvinazzato

Che è ubriaco, molto ubriaco, rintronato, ottenebrato dall’alcol.

Ha somiglianza col termine lombardo-veneto “ciucco” = ubriaco: come se fosse ‘inciuccato’, diventato ciucco.

Povere a jìsse accüme sté ‘ngiucciéte = Povero lui, com’è sbronzo.

Penso anche che possa derivare da ciucciare (termine familiare: ‘succhiare il biberon’): in questo caso che ha succhiato (sorbito) il vino…

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Ngìcche

Ngìcche n.p. = Cecco

Diminutivo di Francesco, che deriva dall’etnico latino, tardo e medievale, Franciscus. Il nome indicò prima l’appartenenza al popolo germanico dei Franchi, poi a quello dei Francesi.

Dal Trecento si è trasformato in nome proprio prevalentemente religioso.

L’onomastico è festeggiato il 4 ottobre in memoria di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

I diminutivi manfredoniano di Francesco e Francesca:

Ngìcche = Cecco, Checco, Cesco
Ngècche = Cecca, Cesca
Ciccìlle = Ciccio
Ceccìllózze = Franceschino
Franghe = Franco
Franga = Franca

Se è unito ad un altro nome, si contrae in Frìsche (Frìsche-Pàvele, o Frìsche-Pàule = Francesco-Paolo)

Esiste anche quasi tel-quelFrangìsche e Frangèsche

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Nghjüme

‘Nghjüme s.m. = Punto di imbastitura

Punti larghi dati a mano dai sarti per tenere insieme due stoffe che successivamente dovranno essere cucite definitivamente a macchina.

Si usa un filo di cotone “da inghjemé” = da imbastire

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Nghjetré

Nghjetré v.t. = Gelare, ghiacciare, intirizzirsi

Si può gelare un cibo ponendolo nel freezer, o si può gelare, riferito a persone, restando all’aperto, a causa degli agenti atmosferici.

Di conseguenza “me so’ nghjetréte” equivale a “mi sono gelato, mi sono ghiacciato, ni sono intirizzito” a causa delle basse temperature degli agenti atmosferici.

Ho vissuto molti anni a Potenza, dove il freddo non è raro come a Manfredonia. Mi è rimasta nelle orecchie l’imprecazione del conducente de un bus, che non riusciva a manovrare bene il veicolo in mezzo al traffico urbano: “sta’tutt’acchjatràte!” = è tutto gelato!

Pure là si riferiscono al ghiaccio meteorologico. Nonostante la pronuncia di “acchjatràte” è un po’ diversa da ” ‘nghjetréte” si capisce che l’etimologia è la stessa, cioè “chjìtre” = ghiaccio.

Qualche lettore mi ha suggerito un significato diverso, ossia‘nghjtré = impietrire, diventare di pietra, indurirsi. Ma io – pur volendo ammettere che il verbo vuol descrivere qualcosa che diventa duro – ritengo che esso si riferisca solo al duro e freddissimo ghiaccio.

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