Daniöle

Daniöle np = Daniele

Il nome biblico di Daniele deriva ebraico Daniy’el è composto da ‘dan‘= ‘ha giudicato’ e da ‘el‘, forma abbreviata dell’espressione Elohim, “Dio”, traducibile in ‘il Dio ha così giudicato’.

In greco divenne Δανιελ/Danièl e in latino Daniel e in italiano Daniele o Daniela.

Si narra che il profeta Daniele visse nel VI-VII secolo a.C. Giunto in Babilonia, ottenne cariche amministrative importanti e conquistò la stima e la fiducia del re Nabucodonosor. Ciò gli procurò le antipatie e le ire di numerosi babilonesi e lo gettarono tra i leoni, ma ne uscì miracolosamente indenne e la sua vicenda ispirò numerosi artisti.

Michelangelo lo riprodusse negli affreschi della Cappella Sistina, Bernini lo scolpì in un’opera bronzea custodita a Roma nella chiesa di Santa Maria del Popolo.

Riconosciuto santo dalla Chiesa cattolica, viene festeggiato il 21 luglio. Particolare popolarità del nome è dovuta alla cittadina friulana di San Daniele del Friuli, patria del famoso prosciutto.

Ai Manfredoniani il nome Daniele fa tornare in mente un prestigioso Albergo, stile Liberty, che si ergeva sulla Piazzetta del mercato, a ridosso della spiaggia Diomede. Fu abbattuto perché ritenuto pericolante con decreto prefettizio nel 1973.
“L’albergo Daniele, costruito nel 1912, rappresentava l’hotel di Manfredonia per eccellenza. Situato al centro del paese con la migliore vista mare, aveva una facciata in elegante Liberty (Art Noveau) ed una terrazza affacciata sulle vecchie mura”

Il poeta concittadino Lino Nenna ha scritto un sonetto dedicato a quest’albergo abbattuto:

L’Albèrghe Daniöle

Cüme ‘u vjinde gonfie
e fé parte ‘na völe,
jì partüte l’albèrghe Daniöle.
Jü te vöte, palazze müje
angöre jògge accüme e prüme.
Stjive a llà, ‘mbìzza ‘mbbìzze
fatte proprje p’ ‘i spusalìzzje.
Quanda volte te vènghe a trué e nen te tröve,
ma ‘u penzjire da quà nen me löve!
Sènde angöre códdu viulüne
ca sunöve a ‘i festüne.
Püre ‘a lüne ce cumbiaciöve
e da söle ce ‘nvetöve
danne lüce ai purtechéte
fin’a ttarde llumenéte.
‘Na debbulèzze però te pegghjöve
quèdda méne te trascuröve.
Pe ‘nu pöche de renfòrze
all’imbjite starrìsse jògge.

Traduco per i non Manfredoniani:
Come il vento gonfia e fa partire le vele, (così) è partito l’albergo Daniele. Io ti vedo, palazzo mio, ancora ogi come prima. Stavi là, proprio al limite, fatto appositamente per (il rifresco ne)gli sposalizi. Quante volte ti vengo a trovare e non ti trovo, mail pensiero di quà non mi leva! Sento ancoira quel violino che suonava al festino. Pure la luna si compiaceva e da sé si invitava, dando luce ai porticati, fino a tardi illuminati. Una debolezza ti prendeva (a causa di) quella mano ti trascurava. Con un poco di rinforzo in piedi staresti oggi (Mostravi cedimento che fu sottovalutato: con qualche consolidamento ti saresti salvato)

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