Scarfògghje

Scarfògghje s.f. = Tegumento

[da Wikipedia: In biologia e anatomia, viene genericamente definito tegumento qualsiasi membrana o tessuto di varia natura che svolga una funzione di rivestimento e protezione di un organo o di un intero organismo].

Specificamente in dialetto si definisce scarfògghje quella pellicola vegetale che ricopre ogni strato dei bulbi in genere: di cipolla, di muscari (lambasciüne). Al plurale la “o” si pronuncia stretta: ‘i scarfógghje.

La pellicina interna è piuttosto morbida, quasi diafana.

Quella esterna quando la cipolla viene appena sterrata è ancora umida. Dopo un po’ si asciuga, protegge gli strati inferiori, ma è ugualmente sottile e fragile.

Gli anziani spesso ci dicevano che la nostra vita va riguardata perché essa è fragile e delicata come ‘na scarfògghje di cipolla. Era l’immancabile invito alla prudenza, che partiva da persone considerate sempre maestri di vita, un’importente fonte di insegnamento per noi ragazzi della nostra epoca.

Questo monito sarebbe quanto mai necessario adesso, verso la gioventù moderna che non riconosce alcun punto di riferimento morale, e si lascia andare, cedendo alle lusinghe dell’alcol, della spericolata velocità, dai rave-party, dalla droga… La cultura della morte, non della preziosa e irripetibile vita.

Mi voglio fermare qui: io mi devo occupare solo della parte letteraria di questa rubrica, senza sconfinare (troppo) in altri campi! Sono partito dalla foglia di cipolla e sono aapprodato nell’etica.

Ringrazio Tonino Starace per il suggerimento di scarfògghje.

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