Sciàbbeche

Sciàbbeche s.f. = Sciàbica

Il termine italiano ci perviene dallo spagnolo jàbeca (si pronuncia hàbeca, con l’h molto aspirata) a sua volta derivato dall’arabo shàbaka, pronunciato sciàbaca

Particolare tipo di pesca [anticamente  detta «’u tónne» ossia ” il rotondo”]  praticata in prossimità della costa con fondali bassi mediante una rete a strascico. Ora con termine più moderno viene chiamata sciàbbeche.

Una piccola barca salpa da un punto della spiaggia calando una lunga rete da pesca, e dopo aver percorso una rotta semicircolare, rientra  a poche decine di metri dal punto di partenza.
I due capi della rete (detti zampannére) vengono avvicinati alla riva, dove gli “sciabicaioli” (addetti alla sciabica) provvedono a tirarla a riva usando la forza muscolare.
Per agevolare il traino essi si servono della  pastöre.  È questa una striscia di robusta tela olona cucita ad anello che si indossa a tracolla. L’anello di tela termina con una sagola e un grosso sughero.

I pesci intrappolati vanno a finire nel fondo della rete man mano che questa viene  avvicinata  alla costa.

Tutto il pescato viene diviso tra gli uomini che partecipanti all’operazione.

Si tratta di un sistema in disuso, usato in passato dai pescatori anziani che non uscivano più al largo non avendo più l’età e il vigore richiesti per questa professione.

Con lo stesso termine si designano sia la rete e sia la barca attrezzata per questo tipo di pesca.

Un vassoio di pesci piccoli – appena pescati – da preparare subito per imprigionarne la fragranza è detto ‘a sciabbechèlle: sinonimo di freschezza e genuinità.

(Foto Valente)

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