Sepundüne

Sepundüne agg. n.p.= Sipontina

Come aggettivo significa chiaramente: che provenie da Siponto, che appartiene al territorio di Siponto, che è nativo/a di Siponto.

L’aggettivo sostantivato diviene nome proprio di persona (scusate se ripasso un po’ di grammatica) Sipontino e ancor di più Sipontina. È un nome molto familiare per noi Manfredoniani. Forse in questi ultimi decenni un po’ di meno, sostituito con i nomi in voga nei vari anni: Flora, Patrizia, Francesca, Chiara, Alessia, ecc.

La Sipontina per antonomasia è la splendida statua lignea della Vergine seduta sul trono, ad altezza intera, con il Bambino poggiato sulle sue ginocchia, ricavato da un unico tronco d’albero, risalente al secolo XI la bellezza di mille anni fa!

La Sipontina è ritenuta la più antica statua lignea di Maria fra quelle esistenti in Puglia.

Il simulacro di questra Madonna è amatissimo da tutti i Manfredoniani. È stata alloggiata per secoli nella cripta della Basilica di S-Maria Maggiore di Siponto, dove ora campeggia una foto a grandezza naturale. Qui è stata conservata fino al 1970 Fu poi trasferita in Cattedrale per evitare un nuovo trafugamento da parte dei ladri d’opere d’arte su commissione, come è avvenuto per la Madonna di Pulsano nel 1966..

Alcune leggende sulla Sipontina ci sono state tramandate di generazione in generazione.
Una di queste racconta del suo trafugamento da parte dei Turchi nel notissimo saccheggio del 1620. La statua, durante l’allontanamento da Manfredonia su una delle galee degli islamici, vomitò proprio come accade alle persone che soffrono di mal di mare. I Turchi per lo spavento la gettarono in mare. La statua, galleggiando, fu prodigiosamente sospinta del mare fin sulla riva di Siponto. Fu rinvenuta da alcuni pescatori e venne riposta nella sua abituale cripta.

È detta anche “Madonna dagli occhi sbarrati”. Gli occhi sbarrati di Maria sono dovuti, secondo la credenza popolare, all’orrore di quello che hanno “visto” nei pressi della sua dimora di Siponto: un esecrabile episodio di stupro.

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