Truàrece ‘a züte

Truàrece ‘a züte loc. id. = fidarzarsi

Ovviamente züte significa fidanzato/fudanzata con voce di probabile origine spagnola.

Ahò, che aspjitte a tuàrete ‘a züte? Tutte quànde ce süme fedanzéte! = Ehi, che cosa aspetti a sceglierti la fidanzata? Tutti (noi del gruppo) ci siamo fidanzati, e tu no!

Era il primo passo per arrivare al fidanzamento ufficiale e poi al matrimonio, allorquando questa istituzione era una cosa seria.

I giovincelli fermavano le ragazze per strada, durante la passeggiata domenicale per il Corso, o anche durante le domestiche festicciole, nel corso di un ballo lento, e nell’arco della durata del disco, approcciandosi con una frase standard in italiano, appresa da quelli più “esperti”: “Buonasera signorina, da quando ti ho visto ho pensato sempre a te. Mi piacerebbe formare una famiglia e tu sei quella che mi piaci, perché bella e garbata…” ecc. ecc.

Qualche buontempone, vedendo la scena, diceva ad alta voce: Busciüje! = bugia, non credergli perché costui racconta fandonie!

Ovviamente anche la donzella rispondeva con una frase standard in italiano: “La risposta fra una settimana”.

Mi viene a mente il film della Wertmüller “I Basilischi”, con Stefano Satta-Flores, girato a Palazzo San Gervasio (PZ): “La rispòste, fra tre ggiòrne“.

La fanciulla nel frattempo aveva modo di informarsi sul ragazzo, sul suo mestiere, se era di buona famiglia, se era uno scapestrato, ecc.

Qualora, dopo i prescritti tempi di attesa, la risposta era positiva, il ragazzotto poteva dirlo con orgoglio ai suoi amici di comitiva: me sò truéte a züte, e che quindi aveva degli obblighi verso di lei.

Tutti avrebbero compreso che il “fortunato” doveva assentarsi dal gruppo e non avrebbe più partecipato ai loro abituali incontri.

Quando anche gli altri ce truàvene a züte, il gruppo si riformava, raddoppiato, e le ragazze familiarizzavano volentieri, come facevano tra di loro i cavalieri.

Al giorno d’oggi le cose sono molto diverse. Ci si prende e ci si lascia – anche dopo il matrimonio – con una facilità ributtante. Non so se questa evoluzione dei costumi sia un bene. Lo dico senza fare il bacchettone: l’amore ai miei tempi era schietto, desiderato, voluto e certamente più duraturo.
La züte möje = fidanzata e sposa, è ancora al mio fianco dal 1959: fate voi i calcoli! Sembriamo a volte Sandra e Raimondo, per delle cose futili, che si risolvono dopo un minuto. Vi assicuro che sulle cose importanti siamo molto uniti!
Scusate la parentesi personale.

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