Farnére

Farnére s.m. = Crivello, setaccio

Deriva dal latino farinarium = cernitore.

Grosso setaccio usato per vagliare materiali incoerenti come cereali, sabbia, minerali, utilizzato specialmente in campo agricolo, nell’edilizia e nell’industria estrattiva.

Può avere il fondo con fori regolari di un diametro rispondente all’esigenza dell’operatore,  oppure con spirali di fil di ferro trattenuti da un’intelaiatura a raggiera, come è dalla foto, in uso per le granaglie..

Quello usato  agricoltura è  piuttosto grande e viene sostenuto da un trabiccolo fatto da tre paletti legati al vertice. Gli viene dato manualmente un movimento oscillatorio o rotatorio per facilitare la caduta dei chicchi di grano in modo che nel contempo vengano trattenute tutte le impurità.

Sotto ‘u farnére veniva posta una larga stuoia, perché non si perdesse nemmeno un chicco di frumento.

Ricordo che in Largo Clemente, su Via Tribuna, ogni anno una persona anziana separava il suo grano dalle impurità usando questo grosso vaglio nel modo sopra descritto.

Quello meccanico, che fa parte della mietitrebbia è rotante, e si chiama con termine simil-italiano gràn-crevèlle = gran crivello.

Come sinonimo si usa anche setàzze o setàcce. Quest’ultimo per uso domestico soppiantato ormai dal passa-legumi per la passata di pomodori.

In Friuli e in Romagna è detto sdrazz– In Puglia lu sutazzu o lu farnaru, In Abruzzo e Basilicata sitacce, In Lombardia Crivi o cribi o siass..

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