I còrne d’i segnüre sò fïche, e còrne d’i cafüne sò nüce

Le corna dei signori sono fichi, le corna dei cafoni sono noci.

È un Detto antico riferito al potere spietato del denaro.

Le corna, i tradimenti coniugali, che si scambiano le persone abbienti non fanno rumore, nel senso che si mettono a tacere, comprando il silenzio e la complicità dei compagni di merende.

Vengono perciò paragonate ai fichi, morbidi cedevoli, che non fanno rumore quando si spostano dal cesto al vassoio.

Quelle degli altri poveracci fanno chiasso come le noci, quando si scaricano dal sacco al cestino, e rimbombano e sono riportate di bocca in bocca.

Sempre corna sono, ma quelle messe in atto dai ricchi sono definite “innocenti scappatelle” conosciute da pochi intimi o addirittura ignorate.

Quelle altre sono oggetto di spietate derisioni.

Il mondo è fatto così, purtroppo.

Ad Altamura il proverbio è simile, ma…cambia il materiale: quelle dei “signori” sono di bambagia, quindi silenziose; quelle dei “cafoni” sono di “amici”, quindi sono a conoscenza tutti quelli del gruppo, tranne ovviamente il povero cornificato. “Li corne d’i vellène sò d’amisce e chidde d’i segnure sò de vammèsce“: C’è anche un’assonanza fra amisce e vammèsce.

Ringrazio sentitamente il sig. Matteo Di Bari per lo spunto e la spiegazione forniti per consentirmi la stesura di questo articolo

Nota ortografica:
io adopero indifferentemente la “i” e la “u” con la dieresi (ï e ü) perché sono omofoni, ossia hanno lo stesso suono.
Infatti il plurale di fichi si può scrivere fïche o füche e – fateci caso – si leggono alla stessa maniera

Filed under: Proverbi e Detti

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