Tag: Verbo transitivo

Abbutté 

Abbutté v.t. = Gonfiare

Riempire d’aria, pompare, ingrossare, causare una tumefazione.

Gonfiare le guance per rabbia, impazienza, noia.

Abbùtte ‘stu pallöne = Gonfia questo pallone!

Usato in forma riflessiva, abbuttàrece, per indicare l’ingrossarsi di una parte anatomica umana a seguito di un trauma.

C’jì abbuttéte ‘a sangjüne = Si è gonfiata la gengiva.

Diffidate da quelli che dicono “gònfje” o “gunfjéte”….È un falso dialetto.

Ovviamente il contrario è sbutté e sbuttàrece= sgonfiare, sgonfiarsi.

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Abbušké

Abbušké o Abbušché v.t. = Guadagnare, prendere percosse.

È un evidente ispanismo. Infatti deriva da buscar = guadagnare, procacciarsi.

1 – Guadagnare
Menéme ‘na vüta desgrazzjéte sop’a ‘nu mére p’abbušcàrece ‘a jurnéte = conduciamo una vita faticosa, pericolosa, e incerta sul mare per guadagnarci da vivere.

2 – Prenderle, essere picchiato, rimediare percosse, soccombere in una gara.
Se nen te mandjine au poste tüje, mò t’abbóške = se esci fuori limiti (della sopportazione) rischi di prenderle.

Figuratamente: essere sconfitti in una partita a pallone, a carte o in qualsiasi gioco.

‘U Mambredònje ci’ò ‘bbuškéte ‘nu gòlle all’óteme menüte = La squadra del Manfredonia ha beccato un gol all’ultimo minuto.

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Abburrì 

Abburrì v.t.. = Esasperare

Perdere la calma, arrivare al colmo dell’irritazione

‘Sti uagnüne m’hanne abburrüte = Questi ragazzini mi hanno esasperato.

È simile all’italiano “aborrire” ma in lingua significa odiare, detestare, esecrare.

Ha una chiara origine dal verbo spagnolo aburrir = annoiare, tediare, ma col significato più intensivo.
Difatti abbiamo i derivati  spagnoli aburrido, aburrimiento, rispettivamente tradotti in dialetto in abburrüte  e  abburremjinde (←clicca).

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Aggemendé

Aggemendé v.t. = molestare, importunare

Corrette anche le altre versioni gemendéje, ggemendé,  aggementé e aggemendéje

Un verbo niente affatto simpatico,  perché infastidire, importunare, tormentare qlcn può sfociare nel reato di “bullismo” o, peggio, di mobbing (molestie e minacce) purtroppo diffusisi in questi anni.

Nen gemendànne ‘u chéne, ca dorme, ca códde te mòzzeche = Non molestare il cane che dorme, perché quello ti morsica!

Maèstra, Giuànne m’aggeménde! = Maestra, Giovanni mi disturba.

Ne stanne a ggemendé i crestiéne! = Non infastidire (continuamente) le persone!

In questo caso anche “le persone” è un modo generalizzato per indicare se stesso, come vittima paziente  del rompiscatole.

Non riuscivo a trovare l’etimologia di questo termine. Una cosa è certa: gemendé non deriva dal sostantivo cemento!

Ecco che arriva la risposta del prof. Michele Ciliberti al quale rivolgo il mio vivo ringraziamento:
«Deriva dal latino “cimentare” col significato di provocare, sfidare. Oppure da “gemere” transitivo, cioè “far piangere qualcuno”, quindi, infastidire.»

Sulla variante aggementé derivata dalla locuzione latina ad+cimentare, la prof. Carmela Ognissanti conferma il significato, cioè quello di «attribuire considerazioni, riflessioni proprie negative ad un’altra persona.»  Grazie.

Insomma l’aggemendatöre è un autentico rispiscatole.

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Ammuccé

Ammuccé v.t. = coprire, nascondere, celare

Occultare qualcosa, anche in maniera figurata. Mantenere un segreto, non lasciar trapelare giudizi e intenzioni.

L’amico prof. Michele Ciliberti chiarisce testualmente che «il verbo deriva dal latino amicire che significa nascondere, coprire. Tanto che un mantello da indossare e, quindi, per coprirsi, veniva chiamato amictus.»  Vale a dire amitto in lingua italiana

Santa Wikipedia mi viene in aiuto immediatamente:
«L’amitto è una veste liturgica costituita da un panno di lino bianco e rettangolare munito di due nastri in tessuto, che viene indossato da ministri e ministranti con la funzione di coprire il collo.»

Insomma sèrve p’ammuccé ‘u cuzzètte!

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Arrassé

Arrassé  v.t. = allontanare, distanziare, scostare.

Ho letto in un testo napoletano che questo verbo deriva  dall’arabo harasa che significa semplicemente lontano.  Tipica l’espressione campana arrassu sia = lontano sia, non sia mai!

Quindi anche i derivati  arrassé e arràsse, e (clicca qui→) daràsse  hanno una chiara etimologia araba.

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Zumbé

Zumbé v.t. = Saltare

Zómbe-zumbètte = Salta saltello, gioco fanciullesco.

Voglio divertirmi a coniugare il verbo zumbé:
Jüje zòmbe, tó zómbe, jìsse zòmbe, nüje zumbéme, vüje zumbéte e löre zòmbene.

La pronuncia delle “o” gravi o acute è essenziale per la comprensione della persona che compie l’azione.

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Zuché 

Zuché v.t. = Succhiare

Si può anche usare, come per molti verbi dialettali, la versione “prolungata” zuchéje.

Specificamente, aspirare un liquido stringendo le labbra sul punto da cui può fuoriuscire.

Zuché ‘u ciuccètte = Succhiare dal biberon.

Fà ‘u pertüse all’ùve e züche, ca jì frìške!= Fa’ un forellino al guscio dell’uovo e succhia, perché è fresco!

Il sinonimo surchié si riferisce a tirar su col naso quando si è raffreddati o quando si piange. È un atto da bimbetti non da persone ben educate.

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Vutté

Vutté v.t. = Spingere, soffiare,

1) Spingere: Esercitare una pressione su qlcu. per farlo cadere, o su qlco. per spostarla.

2) Soffiare: Emettere aria con la bocca socchiusa; spirare del vento; fuoruscire di fumo dal camino, dal vulcano, ecc.

Vutté deriva dal francese bouter = buttare, menare, riferito ad agenti atmosferici. Vòtte ‘u vinde, jogge stéme a chése = Spira il vento, oggi restiamo a casa (non usciamo a pescare).

Per il vento si usa anche il vento “mené”. Möne ‘stu sorte de vjinde! = Spira questo gagliardo ventaccio

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Vumeché

Vumeché v.t. = Schiumare

Schiumare, in italiano ha anche il significato di liberare dalle scorie, dai residui.

Nel nostro caso, appropriatamente, indica l’operazione di pulitura delle vongole o delle cozze per levare la sabbia o altre impurità dai loro gusci. Si passano sotto l’acqua corrente e si stropicciano una contro l’altra una manciata per volta.

Quann’jì ca vé a vumeché ‘i còzzele? = Quando vai a schiumare le cozze?

Non sono certo, ma anche per l’operazione di pulitura del polpo dalla sua patina viscida si usa lo stesso verbo.

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