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Söle-ljöne

Söle-ljöne s.m. = Solleone

Va bene anche scritto sölljöne o sölliöne.
Periodo estivo, generalmente da metà luglio a metà agosto, caratterizzato da gran caldo, specie nelle ore del meriggio.

Il termine è composto da söle, sole e ljöne (segno dello Zodiaco) perché in quel periodo il sole si trova in tale segno.

‘Stu söle-ljöne fé škatté ‘u cüle ai magiulücchje! = Questo solleone è insopportabilmente caldo!

È tipico di Manfredonia il detto riferito alle lucertole.
Cliccate qui —> magiulècchje!

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Alla vecchjéje ‘i calze ròsse

Alla vecchjéje i calze ròsse

È una manifestazione di sorpresa per un fatto inusuale, strano o innaturale.

Mio padre mugugnava – quando osservava qualche azione inattesa, discordante o sorprendente – questo Detto, che esprimeva una forte valenza negativa:

Insomma sarebbe cosa buona e giusta fulminare, ad esempio, una settantenne che si mostrasse in spiaggia indossando un improbabile tanga, oppure un Gigi D’Alessio qualora manifestasse una inspiegabile passione per la musica jazzistica o per il rap.

Il Detto calza bene (scusate l’involontario calambour sulle calze) anche se non riguarda specificamente una persona fisica, come ad esempio un Carnevale fuori stagione, o le ciliege a dicembre (per quanto ora si possano reperire tutto l’anno) o il capitone a ferragosto….

Nota linguistica:
Le calze in dialetto sono chiamate propriamene cavezètte, ma il Detto è fortemente ironico, e perciò usa il termine simil-italiano càlze.

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Velardüne

Velardüne n.p. = Bernardo, Bernardino o Berardino

Diminutivo di Bernardo, nome che dal germanico berno, “orso” e hardhu, “duro, valoroso” e significa quindi “forte come un orso” .

L’onomastico si festeggia il 20 agosto in onore di san Bernardo abate, fondatore della abbazia di Clairvaux, morto nel 1153.

San Berardino da Siena è il Santo Patrono di Bernalda (MT) e de L’Aquila.

Notate la ‘b’ diventata ‘v’ per la influenza dello spagnolo nei dialetti del sud Italia.

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Peröne

Peröne s.m. = Prugna susina

Al plurale fa Perüne

Il pruno (Prunus domestica) è una pianta della famiglia delle Rosaceae che produce i frutti noti col nome di susina o prugna.

Il frutto contiene le vitamine A-B1-B2 e C e alcuni sali minerali: il potassio, il fosforo, il calcio e il magnesio. La polpa della susina è utile al fegato per compiere il processo della secrezione biliare.

Perüne a puppacüle ( o appuppacüle) = Sorta di susine gialle dolcissime, di forma ovale, maturano ad agosto. Conosciute altrove come Prugne Napoletane o Prugne Pappagone

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Mengócce

Mengócce n.p. = Domenico

Domenico è un nome molto diffuso in tutta Italia, soprattutto al Sud. Deriva dal latino Dominicus, aggettivo derivato da dominus, “padrone”, con il significato di “padronale, del padrone”, ma in epoca cristiana prese il significato di “consacrato al Signore”.

L’onomastico si festeggia il 22 gennaio in memoria di Domenico, abate benedettino morto nel 1031.

In dialetto è Dumìneche, o – simile allo spagnolo Domingo – Dumìnghe.
Ricordo Maste Dumìneche Adabbo, fabbro, su Via Antiche Mura.

Poi i diminutivi sono MimìMimìnghe Mìnghe e Mengócce.

Quest’ultimo, amico di mio padre, di cognome Messina, faceva il sellaio in via Spinelli: Mengócce ‘u sellére.

Il lettore Domenico mi fa notare che la ricorrenza ricade ad agosto. Allora ho fatto una piccola ricerca.
In effetti i Santi che portano questo nome sono due.
-San Domenico abate benedettino (951-1031) – ricorrenza 22 gennaio.
-San Domenico Guzman (1170-1212) – ricorrenza 8 agosto.
Quest’ultimo è raffigurato insieme a Santa Caterina da Siena, domenicana (134-1380) nel famoso quadro della «Madonna di Pompei» mentre ricevono il rosario da Gesù bambino e da Maria.

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Salüte e frasche

Salüte e frasche…

Questa tiritera si ode nelle campagne della Puglia piana, con inflessioni dei paesi garganici o cerignolani o di Bbascja marïne (Margherita, Barletta, Trinitapoli, ecc.).

Salüte e frasche, decètte ‘a crépe!
tutt’li müse vularrüje ca jèssere e venèssere,
ma ‘u möse d’ajóste mé venèsse:
dalla carne fanne l’arróste
e jìnd’a pelle mèttene ‘u móste.

Salute e frasche (cibo gradito alle capre) disse la capra. Tutti i mesi vorrei che andassero e tornassero, ma il mese di agosto non dovrebbe mai arrivare, perché (in quel mese) dalla (mia) carne fanno l’arrosto, e nella  pelle (da cui creano l’otre) mettono il mosto.

Insomma agosto è un mese nefasto per i caprini, ma non per noi…

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Quìnece ajóste, màneche e bóste

Quìnece ajóste, màneche e bóste

Ferragosto, (è tempo di usare) le maniche (lunghe) e il corpetto.

Il Ferragosto era chiamato con il nome dlla data, ossia quìnece ajóste = quindici agosto.

Il termine Ferragosto, seppur molto antico di feriae Augusti, non è entrato nel nostro dialetto se non in epoca recente con un improbabile Ferrajóste o un improponibile simil-italiano Ferragòste.

Add’jì ca jéte ‘u quìnece ajóste? = Dove andate a Ferragosto?

Auànne ‘u quìnece ajóste jéme a Sammarchicchje = Quest’anno a Ferragosto andiamo al Borgo Celano (frz. di S.Marco in Lamis)

Torniamo al nostro antico Detto manfredoniano. esso vuol sottolineare che da metà agosto ormai non si verificherà più il gran caldo sofferto col solleone, e che pertanto bisogna modificare l’abbigliamento estivo. Meglio usare indumenti a maniche lunghe e giacchine.

A Potenza, trattandosi di località montana, c’è un Detto ancora più perentorio: “Ferraùste è capo de viérno” = Ferragosto, inizio dell’inverno. Regolatevi!

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Madònne de Sepònde

Madònne de Sepònde s.f.= Madonna di Siponto.

È da tempo immemorabile invocata e venerata come Protettrice della città di Manfredonia. Tutti i Manfredoniani (tranne ovviamente i seguaci di altre religioni) si sentono suoi figli, anche i cattolici più tiepidi.
il nome della Vergine, Madònne de Sepònde, oltre che come santa invocazione, viene  spesso usata quale spontanea esclamazione per esprimere meraviglia, sorpresa, o ammirazione in alternativa al più breve Sante Mattöje = Santo Matteo. o per precedere il rafforzativo Gése Crìste müje = Gesù Cristo mio,

Nella parlata veloce si abbrevia in Madòn-sepònde.
‘U quédre ‘a Madòn-sepònde  = Il quadro della Madonna di Siponto.

Mi piace riportare la descrizione storica – che rivela tanti particolari finora  ignorati – fatta da Fra Tommaso Rignanese, ofm:

«L’icona della Madonna detta di Siponto, prende il nome dall’antica Siponto, dove fin dai tempi apostolici era presente una comunità cristiana che ha nutrito devozione alla Madre di Dio.

È stata dipinta tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, anche se una tradizione orale la fa risalire ad una delle tre copie di un’immagine venerata a Costantinopoli, ordinate da San Lorenzo Maiorano all’imperatore Zenone nel VI secolo.

Prima di essere trasferita definitivamente nella Cattedrale di Manfredonia il 1973, l’icona era collocata nella attuale basilica di Santa Maria di Siponto, la quale è stata la protocattedrale della diocesi Sipontina.

La venerata icona è stata notevolmente danneggiata da un incendio nel 1872. Quanto possiamo attualmente ammirare è frutto di pesanti ridipinture che ne hanno stravolto lo schema iconografico originale, che fa capo all’icona della Vergine di Andria. Le parti rimaste integre sono il viso della Vergine ed i quattro santi laterali.
La Madonna si presenta a noi come Hodegitria , cioè come colei che con la sua mano destra ci indica la via di Gesù Cristo ed indossa un maphorion azzurro con bordi dorati.»

Il Bambino Gesù sta sulle braccia della Madre, come su di un trono, veste una tunica bianca con un himation semi indossato rosato. La mano sinistra di Gesù poggia su quella della Vergine (non ha il rotolo della Parola di Dio come quella di Pulsano) mentre la destra benedice alla greca. Le gambe del Bambino sono unite (diversamente al gruppo di icone che fa capo ad Andria), i piedi sono scalzi a significare la Kenosis, cioè l’abbassamento di Dio che si fa uomo.
L’icona della Madonna di Siponto è solennemente festeggiata il 31 Agosto, ed attualmente molto venerata a Manfredonia.

Nella festa della Madonna di Siponto 2010, l’Arcivescovo Mons. Michele Castoro ha annunciato l’ imminente restauro dell’icona sipontina.

fra Tommaso Rignanese ofm»

Per la cronaca, questo  quarto restauro (dopo l’incendio del 1872, fu restaurato la prima volta nel 1898; la seconda volta nel 1927 in Vaticano; la terza volta del 1964 per mano dell’artista manfredoniano Aronne Del Vecchio) fu eseguito in tempi brevi, e il Quadro rientrò a Manfredonia il 31 maggio 2011.  Le operazioni, furono condotte dalla ditta ‘Alfa Restauri’ di Bari.

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Justenèlle

Justenèlle s.f. = Trigliette

Pesce del Mediterraneo. Ha dimensioni piccole e medie, colore rosso, pinne dorsali corte ed è ricercato per la bontà delle sue carni.

Quelle più giovani, di dimensioni minori, da noi si chiamano così perché si pescano in abbondanza e compaiono sul mercato a partire dal mese di agosto (da cui il nome, che significa “agostinelle”).

Un po’ più grosse sono dette mezzéne = mezzane, medie

Le triglie vere e proprie si chiamano trègghje.

Si distinguono in “trègghje de fanghe” = triglie di fango (Mullus barbatus barbatus) perché pescate su fondali sabbiosi, e in “trègghje d’aspre” = triglie di scoglio (Mullus surmuletus), catturate in zone rocciose.

Il termine trigghjelöne è usato, a dispetto delle massime dimensioni raggiunte della triglia e della sua squisitezza, per indicare qualcuno un po’ fessacchiotto e credulone.

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Jalle 

Jalle s.m. = Gallo, galletto

Dicesi anche  o jallócce o jaddócce.

Uccello domestico, maschio della gallina, con grande cresta e piumaggio vistoso specialmente nella coda.

Modo di dire, riferito ai Foggiani, che festeggiano il 15 agosto: Sanda Marüje ‘nu jallócce a tèste = Santa Maria, un galletto a testa. Non si bada a spese!

In tempo di ristrettezze, un pollo a testa era ritenuta una biasimevole enormità.

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