Categoria: Proverbi e Detti

Sand’Andùnje c’ì ‘nnammuréte d’u purcjille..

Sand’Andùnje c’ì ‘nnammuréte d’u purcjille..

Sant’Antonio si è innamorato del maialino…

Si dice esclamando e lasciando in sospeso la frase.

Tipico Detto manfredoniano per enunciare che non si comprende come possa piacere una persona (fidanzato, ecc.) o anche una cosa o un’azione.

Il riferimento è all’icona di Sant’Antonio Abate. Si festeggia il 17 gennaio, giorno di apertura del Carnevale [ Sand’Andunjie, mašchere e sune]. Nello stesso giorno gli allevatori fanno benedire gli armenti.

Il Santo nell’iconografia tradizionale, viene rappresentato con il maialino ai piedi o in braccio: è infatti il santo patrono degli animali domestici e da reddito.

Si vuol significare quindi che, come è inspiegabile il fatto che il Santo abbia in simpatia (se ne sia innammorato!) un animale così bruttarello e sporco, così non si comprende la simpatia (o infatuazione, o attaccamento) dell’interlocutore con una persona tanto brutta o insignificante.

(testo di Enzo Renato)

Nota: il termine purcjille è meno diffuso di purchecjille.

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Sand’Andùnje, màškere e sùne

Sand’Andùnje, màškere e sùne

Sant’Antonio, maschere e suoni.

Questo Detto ci ricorda che dal giorno della ricorrenza di Sant’Antonio Abate, Santo eremita egiziano, vissuto nel III secolo, protettore degli animali domestici, ufficialmente inizia al periodo di Carnevale.

Il 17 gennaio infatti iniziavano a farsi vedersi in giro delle persone adulte in maschera e a udirsi le musiche adatte. A partire da questa data e per ogni giovedì, chiamato ‘giovedì grasso’, e fino al Carnevale giravano per la città gruppi di ragazzi e bambini mascherati.

Generalmente denominate ‘i màškere = le maschere. Invece ‘i sùne = i suoni, indicavano le orchestrine da ballo una volta impegnate intensamente nel periodo di Carnevale.

Questa festa da sempre è molto sentita  dalle popolazioni sipontine.
I nostri padri e i nostri nonni le hanno dato molta importanza, quando non esistevano altre forme di divertimento.
Con l’avvento del grammofono si organizzavano facilmente festicciole in famiglia, sbaraccando il letto per ottenere spazio da utilizzare come pista da ballo, specie nelle abitazioni al piano terra.

Ma è superfluo spiegare ai Manfredoniani che cos’è il Carnevale, perché lo portiamo nel nostro DNA.

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Sand’Anne, lìbbere a figghje e mamme.

Sand’Anne, lìbbere a figghje e mamme.

Sant’Anna, libera (salva, proteggi ) figlio e mamma.

Bisogna ricordare che secondo la tradizione cristiana, Sant’Anna, madre della Vergine Maria, è considerata la Protettrice delle partorienti e delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare.

Quindi questo Detto popolare è una vera e propria invocazione alla Santa perché il parto avvenga presto e senza complicanze. Veniva sempre detta con voce supplichevole.

Fino agli anni ’60 quasi tutte le gestanti partorivano in casa con l’aiuto della levatrice. In Ospedale si ricorreva spesso quando sorgevano complicazioni, e purtroppo spesso con esiti letali per la puerpera e per il nascituro.

In dialetto quando una donna avanti con gli anni desidera una gravidanza o è incinta, la si paragona a Sant’Anna: Sì, ò fatte Sand’Anne = Già, ha fatto (o ha intenzioni di fare) come Sant’Anna, che ebbe prodigiosamente Maria da San Gioacchino in età avanzata.

Ringrazio l’inesauribile Alfredo Rucher per il suo suggerimento.

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Sanda Catarüne ‘a növe söpe la spüne

Sanda Catarüne ‘a növe söpe la spüne

Va bene anche la grafia omofona Sanda Catarïne ‘a növe söpe la spïne

Antico proverbio contadino conosciuto anche in altre parti d’Italia.

Santa Caterina cade il 24 novembre ed è prologo dell’inverno. Quindi in concomitanza con quella data, specie nei paesi di montagna, cade la prima neve.

Per questioni di rima i campagnoli la fanno rimanere su ogni spina dei cespugli ormai sprovvisti di foglie, cadute inesorabilmente con l’autunno.

Mia nonna diceva che Santa Caterina era pesciacchjére…. (che produce molta plin-plin) figuratamente apportatrice di acqua, di pioggia, ben accetta dal mondo rurale.

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Sanda Chiére, döpe arrubéte hanne mìsse ‘i porte de fjirre

Sanda Chiére, döpe arrubéte hanne mìsse ‘i porte de fjirre

(Al convento di) Santa Chiara, dopo che fu depredato dai ladri, le (monache) posero le porte di ferro.

È chiaro che gli interventi tardivi, quando il danno è ormai giù stato fatto, sono del tutto inutili. Prevenzione occorre, prevenzione!

Un memorabile furto al convento di Santa Chiara (il celebre Munastero ‘e Santa Chiara di Napoli) destò un enorme scalpore, in tutto il Sud Italia. Difatti questo stesso proverbio, di origine napoletana, è conosciuto oltre che in Campania, anche da noi, in Basilicata, in Calabria, constatato personalmente, e forse anche in Sicilia.

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Sanda Cungètte, a Natéle diciassètte

Sanda Cungètte, a Natéle diciassètte

Santa Concetta, a Natale mancano diciassette giorni.

Un modo mnemonico per contare i giorni che mancano al Natale dall’8 dicembre.

Pio IX l’8 dicembre 1854 proclamò il Dogma della Immacolata Concezione di Maria,   Maria sine labe originali concepta = Maria senza peccato originale (fu) concepita. Quest’ultimo verbo (concepta) era più agevolmente  pronunciato “Concetta”.  Diventò presto nome proprio femminile, come anche “Immacolata”, usati largamente fino a pochi decenni fa in prevalenza nel Sud Italia.

Questa vigilia veniva commemorata dai ragazzini con un grandioso falò (‘a fanöje). Per alimentare il fuoco tutti i bambini giravano casa per casa chiedendo “‘na lègna a Sanda Cungètte“. Le massaie avevano tutte in casa una discreta provvista di legna da ardere, poiché non era ancora comparso il gas in bombole per uso cucina, e ne davano volentieri un pezzo ai questuanti.

Altri eventi, non secondari, che tradizionalmente cadevano in questa vigilia:
-l’allestimento del Presepio;
-la preparazione delle pèttole;
la cena di “magro”, essendo giornata di astinenza dalle carni, consistente in una spaghettata condita con sughetto di baccalà o anche di cicale e sparroni.

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Sanda Luciüje, a Natéle ‘a tredeciüne

Sanda Luciüje, a Natéle ‘a tredeciüne

 

Santa Lucia, a Natale la tredicina. Cioè dal giorno di Santa Lucia (13 dicembre) a Natale ci vogliono 13 giorni.  Per contare correttamente si comincia proprio dal giorno 13.
Anche questo è una maniera mnemonica per ricordare l’approssimarsi del grande evento di Natale.

Tredicina, detto sulla scorta di decina o dozzina o ventina ecc.

Storicamente la Vergine Lucia di Siracusa, convertita al Cristianesimo subì la persecuzione di Diocleziano, e fu uccisa diciassette secoli fa.
Si ritiene erroneamente che alla poveretta furono estirpati gli occhi prima di darle la morte. Infatti l’agiografia la raffigura mentre sorregge con una mano la palma, simbolo del martirio, e con l’altra un piatto in cui sono posati i suoi occhi.  Questi esprimono il simbolo della vista, della luce. Quindi Lucia = luce.

Curiosità:  un amico ha scritto, in maniera enigmatica: sanda luc a natl trdcn… Dopo un attimo di sbandamento ci sono arrivato…

La tradizione manfredoniana impone il consumo delle fave (‘i féfe aggraccéte = aggrinzite).

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Sande Lavrjinze, amànde de frustjire

Si vocifera che il nostro Santo protettore, San Lorenzo Majorano, Vescovo di Sipontum nel V secolo, ossia vissuto qui 1500 anni fa, prediliga accordare i suoi favori ai forestieri piuttosto che si Manfredoniani. D’altronde egli stesso, forestiero perché turco, nativo di Costantinopoli, si “affermò” proprio qui a Manfredonia…

‘U Napluténe jì venüte a Mambredònje p’i pèzze ‘ngüle…Ah, Sande Lavrjinze!… = “Il Napoletano” è arrivato a Manfredonia con le toppe sul fondello dei pantaloni calzoni (era poverissimo, e qui si è arricchito) Ah San Lorenzo..(tu prediligi i forestieri e trascuri i Manfredoniani, che razza di protettore sei?).

Si dice altresì anche che chiunque mangi la rüche de Sepònde = la ruchetta selvatica di Siponto (un po’ come accade a quelli che gettano una moneta nella Fontana di Trevi a Roma), siano destinati a tornare a Manfredonia, e con l’aiuto di Sande Lavrjinze, a restarvi definitivamente.

Senza scomodare i Santi, io sono convinto che la fortuna arrida agli audaci. Se un forestiero viene a Manfredonia e si installa con un’attività commerciale o artigiana, o professionale in genere, lo fa perché è dinamico, ha iniziativa, voglia di agire. In un luogo ove i nativi sono forse un po’ troppo apatici è ovvio che faccia fortuna.
Il merito va dato all’uomo intraprendente, non al Santo.

Comunque si vede che i Manfredoniani hanno confidenza con il loro Protettore, tanto che scambiano il gesto benedicente della sua mano destra con un “outing” della sua golosità, facendogli dire che aveva fatto fuori un paniere di trecento fichidindia! M’àgghje mangéte trecjinde fechedìnje!. Non penso minimamente che sia un’espressione blasfema, bensì una umanizzazione di un Santo, nostro amico, che ci confida la sua umana debolezza verso un prodotto locale.

Comunque se volete approfondire la conoscenza del nostro Patrono, cliccate qui:
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91920 o anche su: http://it.wikipedia.org/wiki/San_Lorenzo_Maiorano

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Sande Necöle, a Natéle diciannöve

Sande Necöle, a Natéle diciannöve

San Nicola, a Natale diciannove

Come per altri Santi, viene nominato San Nicola per fare rapidamente un conto mnemonico dei giorni di attesa al Natale.

Difatti la ricorrenza di questo Santo – dispensatore di doni, assurto nei Paesi anglosassoni quale simbolo stesso del Natale con il nome di Santa Claus (Nicholaus) – ricade il 6 dicembre.

Ovviamente sommando il 6 al 19 arriviamo alla Data del 25 dicembre.

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