Categoria: Proverbi e Detti

Sant’Andröje, ‘u möse fenìsce…

Sant’Andröje, ‘u möse fenìsce…

Ecco il Detto completo: Sant’Andröje, u möse fenìsce, venüte uagnü a ppegghjé ‘i pìsce.

Ossia: S.Andrea, il mese finisce (perciò) venite ragazzi a catturare i pesci.

Veramente si doveva dire ‘u möse fenèsce , ma non fa rima con pìsce!

Ci accontentiamo della licenza poetica….

Questo proverbio antico si riferisce al fatto che a fine novembre, ricorrenza di S.Andrea Apostolo (dice la mamma di un nostro lettore, figlia e sorella di pescatori) i pesci per il freddo si spingono verso i fondali più bassi, quindi più facili da catturare!

Ringrazio Michele Murgo per il prezioso suggerimento di sua madre.

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Sàzzje jì lu majéle! ‘Ngrasse ‘u cüle e nen fé méle

Sàzzje jì lu majéle! ‘Ngrasse ‘u cüle e nen fé méle

Sazio è il porcello! Ingrassa il culo, e non fa male.

In verità il termine iniziale di questo detto sarebbe Sònze, ma non so trovargli un significato plausibile e penso che sia una deformazione di Sàzzje.

È una “giaculatoria” che la neo mamma recitava al suo pargoletto quando, dopo avergli somministrato il latte, sentiva provenire dal figlio un sonoro ruttino.

Ecco un altro detto, recitato dopo un singhiozzo del poppante:

Sàzzje jì ‘u purcellózze, c’jì anghjüte ‘u vudeddózze = Sazio è il porcellino, si è riempito il budellino.

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Scàlfete cüle, scàlfete frègne, alla fàcce de chi ho mìsse i lègne.

Scàlfete cüle, scàlfete frègne, alla fàcce de chi ho mìsse i lègne.

Si attribuisce questo Detto ad una donna che davanti al focolare si compiacque del suo stato di benessere.

Scaldati culo, scaldati f***, alla faccia di chi ha messo la legna.

Si ottiene un beneficio, e invece di essere grati alla persona generosa, la si deride sfacciatamente.

Il mondo spesso va in direzione opposta alla logica.

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Scarte frósce e vöne premöre

Scarte frósce e vöne premöre


Nel gioco detto “primiera“(←clicca), quando giungono in mano quattro carte dello stesso seme si conquista il “frùscio”, che comporta un punteggio maggiore. Se si ricevono le quattro carte di semi diversi si ottiene la “primiera”

Succede nella vita che in certe scelte, sperando di trovare di meglio, si azzardano altre vie ma si ottiene un risultato minore.

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Se ‘u mbrjiste jöve bbune, ce mbrestarrìnne püre ‘i megghjöre

Se ‘u mbrjiste jöve bbune, ce mbrestarrìnne püre ‘i megghjöre 

Il concetto del Proverbio si esprime meglio in questa frase:

Se la pratica di concedere prestiti fosse davvero una cosa buona, si presterebbero perfino le mogli.

Meglio non fidarsi dei creditori. Prudenza, sempre..

Con “prestito” non si intende parlare solo di denaro, ma anche di oggetti vari.

Sapeste quanti libri, spartiti musicali, lime, cacciaviti, borsoni, ombrelli, prolunghe elettriche, uova, riduttori Schuko, ecc. non sono più rientrati, nonostante avessi ribadito alla consegna l’ovvio concetto che quegli oggetti chiamassero “Pietro” (e che quindi erano destinati a ritornare indietro).

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Se ce n’assüme da ‘sti botte…

Se ce n’assüme da ‘sti botte
nen assüme cchjó före a caché la notte

Alla lettera: se ce ne usciamo da questi botti, non usciamo più fuori a cacare di notte.
In italiano più scorrevole direi: Se veniamo fuori da questi immanenti pericoli, la vita sarà ci sembrerà più agevole e tutto sarà più facile.

La nascita di questo proverbio potrebbe essere collocata nelle trincee durante la grande guerra, ove i soldati erano continuamente insidiati dagli spari nemici dell’artiglieria dei cecchini.
Per espletare i loro bisogni corporali erano costretti ad uscire fuori trincea, di notte, ma sempre in gran tensione.

L’agognata cessazione delle ostilità avrebbe consentito loro di defecare in tranquillità, al chiuso, mentre quando lo facevano al fronte, erano sotto l’incombenza di una fucilata del nemico.
Il verbo cacare qui ha funzione omnicomprensiva, cioè indica qualsiasi azione fatta senza minaccia e in piena libertà.

Quindi, in qualsiasi momento di tribolazione, si deve auspicare che passi al più presto.

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Se Marze ngrogne te fé cadì l’ogne

Se marze ngrogne te fé cadì l’ogne prov.


Se marzo è di cattivo umore ti manda tanto freddo da farti cadere le unghie (addirittura)!

Sappiamo tutti che il mese di marzo presenta e variabilità e instabilità meteorologiche molto rapide.
In lingua esiste un Detto: Marzo pazzerello, vede il sole e prende l’ombrello.

È accaduto più di una volta in Sicilia, nella Valle dei Templi di Agrigento con i mandorli fioriti, che è comparsa una micidiale nevicata.
In questo caso non sono cadute le unghie ma i fiori dagli alberi, con evidente danno agli agricoltori.

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Seröne de vjirne…

Sèröne de vjirne è cüle de criatüre ne jèsse mé secüre.

È un antico Detto marinaresco che mette in guardia i pescatori da una serena giornata invernale.

Entrambi possono tramutare in maniera inaspettata e repentina il loro ingannevole stato di quiete, in peggio, ovviamente.

Infatti in questa stagione il tempo mutevole d’inverno può serbare imprevedibili sorprese, con scariche abbondanti e improvvise, proprio come fa il culetto dei lattanti.

Come quasi tutti i proverbi, anche questo raccomanda la massima: prudenza per non trovarsi impreparati. alle emergenze.

Ringrazio sentitamente il dr. Matteo Rinaldi per la sua preziosa imbeccata che mi ha consentito la stesura di questo articolo.

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Söpe ‘u cùtte, l’acqua frevüte

Söpe ‘u cùtte, l’acqua frevüte

Alla lettera significa sopra una parte del corpo che si è scottata accidentalmente, invece di porre un balsamo lenitivo si butta acqua bollente, causando un ulteriore danno.

Come dire che i guai non vengono mai da soli.

In italiano si direbbe: piove sul bagnato. In questo caso potrebbe avere però anche una valenza positiva, come per dire: non basta il fatto che sia ricco di suo: è stato anche vincitore de un concorso a premi.

Frevüte è p.p. del verbo fèrve = bollire. L’acque jì assüte a fèrve = l’acque comincia a bollire.

Grazie Elena Gillhausen, tedesca di Manfredonia, per aver riportato le parole di sua madre, dandomi spunto per questa paginetta.

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Sparte recchèzze, addevènte puvertà.

Sparte recchèzze, addevènte puvertà.

Esiste la forma più completa: Spartisce recchèzze ca addevènte puvertà:

Il significato è chiaro. Se tu frazioni la tua ricchezza, essa si tramuta in povertà. Meglio preservarla con ogni mezzo.

Era anche un monito a usare prudenza nel gestire il proprio patrimonio.

Il Detto è uno strascico del medievale “Diritto di maggiorasco”, il quale, nell’antico sistema successorio, allo scopo di preservare il patrimonio familiare, dava al solo figlio primogenito il diritto di attribuirsi l’intero asse ereditario.
Gli altri figli esclusi dall’eredità venivano destinati alla carriera militare o ecclesiastica.

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