Categoria: C

Culàzze 

Culàzze s.f. = Retro, terga.

Parte posteriore di un veicolo a trazione animale (carretto, carrettone, calesse).

Appùgge ‘a culàzze ‘mbacce ‘u müre = Appoggia il retro contro la parete.

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Cüle

Cüle s.m. = Sedere, deretano, ano.

(Pop.) Culo: Parte del corpo costituita dalle natiche.

(volg.)Che cüle = che culo!, che fortuna!

(volg.)Leccacüle = Adulatore.

(volg.)‘Ngüle = In culo

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Cúleca-ljitte

Cúleca-ljitte loc.id. = Conclusione

Beh, se vogliamo dirla tutta, é la conclusione che nessuno vorrebbe.

Si dice con inquietudine: E cóste jí ´u cúleca-ljitte! = E questo é il colpo finale. Come per dire: e questa è la riconoscenza, il compenso, la gratitudine?

Faccio qualche esempio:

1) io ho lavorato tutta la giornata per sistemare una certa cosa, quando arriva il Capo e – succede, succede!… – imnvece di apprezzare la mia opera, dice che essa va rifatta secondo altri criteri. Bene l´ordine del superiore è la “conclusione” della mia fatica! L´amaro in bocca.E cóste jí ´u cúleca-ljitte!

2) Cosí come quelli che fanno un favore ad un conoscente e poi vengono anche cazziati, fatti oggetto di rimbrotto perché non di suo gradimento. E cóste jí ´u culeca-ljitte.

3) Oggi, dopo pranzo ci siamo accorti che la lavatrice perdeva acqua ed aveva allagato lo stanzino. Col boccone il gola ci siamo dati da fare per raccoglierla. Ecco, questo inconveniente è la materializzazione piú evidente del sostantivo culeca-ljitte!

4) Altro caso. Dopo avere dichiarato unilateralmente l´apertura della striscia di Gaza da parte di Israele, Benjamin Netanyahu, si é dovuto ricredere ben presto, perché un fondamentalista islamico, fondamentalmente imbecille, ha attuato un sonoro attentato dinamitardo. C´era bisogno? L´indomani gli Israeliani hanno bombardato il villaggio da cui era partito l´attentatore. Vige in Israele tuttora la legge del taglione dai tempi di Mosè.

Ecco, se Benjamin Netanyahu fosse stato di Manfredonia avrebbe detto: “E cóste jí ´u culeca-ljitte.

Alla lettera: corica-letto, còricati o anche prepara il letto (perché è finito l´impegno assunto, malamente…..).

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Culennètte 

Culennètte s.f. = Comodino

comodiniMobiletto collocato a fianco al letto. È veramente comodo, da cui il nome, perché sul suo piano si appoggia ‘a bbasció = l’abat-jour (piccola lampada da tavolo), un bicchiere, gli occhiali, l’orologio, un’immagine sacra, e nel suo tiretto altri oggetti (i calzini di lui, un libro, il termometro, ecc.)

In dialetto si può dire anche culunnètte, e significa piccola colonna, forse perché il comodino era abbastanza alto per allinearsi al letto, anch’esso più elevato rispetto ai letti moderni.

I due comodini della camera dei miei genitori, di fattura artigianale, anno 1926, erano alti, con il piano di marmo, ed avevano anche uno sportellino di legno lucidato a mano.

Anticamente, quando a Manfredonia non esisteva la rete fognaria, ‘a culennètte conteneva ‘u pisciatüre (detto anche ‘u renéle) = il pitale, l’orinale, accuratamente celato nel vano coperto dallo sportellino.

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Culöre 

Culöre s.m. e s.f. = Colera, “colatore”

1) ‘ u culöre s.m = il colera, grave malattia epidemica d’origine intestinale che si manifesta con diarrea, vomito, collasso;

2) ‘a culöre s.f. = pannolino di tela fine, che si poneva a diretto contatto con la pelle dei neonati. Era un po’ filtrante.

Deriva da colare = Filtrare un liquido per separarlo da parti solide.

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Cum’jì

Cum’jì o Cumì avv. = Perché, com’è.

In proposizioni interrogative dirette o indirette: per quale motivo? o per quale scopo?

Corrisponde all’interrogativo inglese Why?, o a quello francese Pourquoi?.

La risposta richiede rispettivamente Because…, e Parce-que….

In italiano va bene il medesimo avverbio sia per la domanda e sia per la risposta: Perché? – Perché…

In dialetto: Cum’jì? – Pecchè

Ma le regole non sono ferree, se si dice come in italiano va bene lo stesso:

E pecchè? Pecchè ‘u Pépe nen jì Re!

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Cumbarìzzje 

Cumbarìzzje s.m. = Comparatico

Rapporto, di solito molto stretto, fra il padrino di battesimo o di cresima e il figlioccio.

Nell’Italia centro meridionale cumbarìzzje è anche il legame molto sentito fra la coppia degli sposi e quella dei testimoni di nozze.

Dalla momento della cerimonia di battesimo, cresima o matrimonio e per tutto il resto della loro vita, padrini, madrine, figliocci e sposi e testimoni si chiamano fra di loro anteponendo al nome il “titolo” rispettosissimo di cumbé = compare o cummére = comare.

Jì passéte cumbé Giuànne ca te vulöve saluté = È passato compare Giovanni che ti voleva salutare.

Va d’a cummére Mariètte e addumanne se völe venì a mangé quà duméneche = Va dalla comare Marietta e chiedi se vuole venire a mangiare da noi domenica prossima.

Ce sté ‘u cumbarìzzje p’u mjizze… = C’è di mezzo il comparatico (e quindi il massimo rispetto con costui)

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Cumbére

Cumbére s.m. = Compare

Nel Centro-Sud equivale a padrino di battesimo o cresima o testimone di nozze.

Figura molto rispettata, acquisito come un vero e proprio membro della famiglia.

Talvolta assume una valenza negativa perché intende indicare un socio, complice in azioni disoneste o poco pulite.

Mò vöne Mattöje e ‘u cumbére süje = Ora viene Matteo e il suo compare.

Al femminile fa cummére = madrina.

Le puerpere chiamavano sempre cummére la levatrice, quantunque non ci fosse con lei alcun rapporto di cumbarìzzje = comparatico vero e proprio. Presumo solo per una forma di rispetto.

Quando si vuole indicare che un uomo sposato ha un’amante ‘a mandenüte, si dice ca töne ‘a cummére = che ha la ‘comare’. In linguaggio giornalistico moderno si dice che costui “è legato da affettuosa amicizia”.

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Cumblemènde

Cumblemènde s.m. = Pasticcini, contrarietà

1) Cumblemènde = I dolcetti sono intesi in modo estensivo per indicare le cibarie offerte in una festa particolarmente importante, come in un rinfresco di nozze.

Infatti la domanda Quann’jì ca ce àmma mangé i cumblemènde? = Quando ci mangeremo i pasticcini? non si riferisce certamente all’atto di assaporare pe paste, ma all’epoca della auspicata festa di nozze. Insomma la domanda diretta è: quando ti sposi?

2) Cumblemènde = ironicamente indica danno materiale o morale, grattacapo, contrarietà, ecc.

Jògge àgghje avüte ‘stu bèlle cumblemènde: ‘a vettüra sfascéte e fìgghjeme au sputéle!= Oggi ho avuto queste bel regalo: l’auto distrutta e mio figlio in ospedale!

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Cüme a n’acque de Magge 

Cüme a n’acque de Magge loc.id. = Gradito, opportuno, efficace

La locuzione è termine di paragone quando si vuol esaltare l’opportunità e l’efficacia di un’azione gradita, così come lo è la pioggia di maggio per l’erba spontanea dei pascoli e per le coltivazioni orticole e cerealicole.

Un gesto consolatorio, un introito extra, una vincita, un regalo gradito, la vicinanza di un amico in un momento difficle, ecc. sono cüme a ‘n’ acque de Magge = come un’acqua di maggio.

Simile a refreškàrece l’osse = rinfrescarsi le ossa = rinfrancarsi, risollevarsi.

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