Categoria: S

Sutténe

Sutténe s.m. = Sottano

Termine in uso solo nell’Italia merid.. Abitazione popolare, spec. costituita da una o due stanze, con un unico vano aperto direttamente sulla strada, per l’accesso e il passaggio di aria e luce. Locale a piano terra.

Ovviamente è in antitesi con supréne = soprano

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Sutteratüre

Sutteratüre s.f. = Seppellimento, inumazione, tumulazione, sotterramento.

L’atto finale del funerale, dopo la veglia e le esequie: l’atto di deporre il corpo del defunto sotto terra.

Etimo chiarissimo da sutterré = sotterrare.

Per estensione si intende per sutteratüre anche una tumulazione, ossia la deposizione del cadavere in una tomba di muratura anziché nella terra.

Modo di dire: Cj’àgghje remìsse püre ‘a sutteratüre = Ci ho rimesso pure le spese.

Si dice quando qlcu, sperando di guadagnare in un’operazione finanziaria, che purtroppo finisce male, va a rimetterci sostanziosamente.

Non solo costui non ha guadagnato nulla, ma ha dovuto rifonderci del denaro.

Simile a “pèrde ‘nginze e capetéle” = perdere l’interesse e il capitale,

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Sutterrànje

Sutterrànje s.m. = Seminterrato, scantinato, sotterraneo.

Parte dell’edifico posta sotto il livello del piano stradale, adibita prevalentemente a ripostiglio o a deposito di vino (da cui l’italiano scantinato).

Purtroppo in tempi non troppo remoti molte famiglie povere, non potendo permettersi di pagare una pigione più alta, erano costrette ad alloggiare in questi locali. Non occorreva alcun certificato di abitabilità come si usa oggigiorno…

Perciò tutti i membri di queste famiglie erano falciati sovente dalla TBC e avevano a che fare con scarafaggi e altre simpatiche bestiole abitatrici anch’esse dei luoghi umidi e bui come i sutterranje.

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Sutterré

Sutterré v.t. = Sotterrare

Porre una salma, con tutta la bara, sotto terra. Inumare

Più spesso sentivo pronunciare la locuzione “mètte sott’a tèrre” = inumare, interrare.

Da qualche decennio i cadaveri prevalentemente non vengono più inumati nella fossa ma tumulati nei loculi.

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Süve

Süve s.m. = Sego, Suo

!) Sego. Generalmente è grasso di bue usato come lubrificante nelle ruote dei carretti. Anticamente era usato anche per fabbricare candele.

Quello del maiale è detto strutto o sugna (‘a nzogne)

Sinonimo di sudiciume.
Fa ‘na lavéte ammjizze ‘i schéle ca ‘ndèrre sté ‘u süve = Fai una lavata nel vano scale, ché a terra c’è sporcizia.

2) Suo, aggettivo possessivo. Si potrebbe dire correttamente ‘U süve süve = Il suo sego.

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Suzze

Sùzze agg. = Pari

Uguale,  identico, stesso: che non differisce dal simile per quanto riguarda una caratteristica (di età, di abilità, di peso, di altezza, ecc.).

I düte de la méne nen sò suzze = Le dita della mano non sono tutti uguali.
Questo antico proverbio rimarca la differenza (indole, opinioni, abilità, furbizia, malignità, correttezza, ecc.) che caratterizza ciascuna persona.

Al femminile fa sòzze, che non significa sozza, sporca…
Quiddi döje so’ sòzze = Quelle due sono uguali (di altezza, di peso, di età).

Mariètte e i cumbagne söve so’ jüna sozze = Mariella e le amiche sue sono della stessa (età, statura, indole, a seconda del contesto).

Enótele ca li squédre, so tutte ‘na sozze = È inutile squadrarli (confrontarli, misurarli)  costoro sono tutti della stessa misura

Jü e Giuànne süme sùzze = Io e Giovanni siamo della stessa età (o della stessa statura, o del medesimo peso). Il contesto fa comprendere in che cosa siamo uguali.

Azzardo un’ipotesi: forse, dico forse, deriva dal sostantivo sòcie = socio, in quanto partecipante in quota paritaria in un’associazione, in un’impresa, in una società.

Da questo aggettivo deriva il verbo assuzzé (←clicca).

Il prof. Michele Ciliberti – che ringrazio di cuore pubblicamente – mi scrive:
«In Boccaccio il sostantivo “sozzo” significa “compagno”, cioè essere pari nella combriccola. Deriverebbe dal verbo “suzzare” = asciugare; indicherebbe l’effetto e non l’azione di questo verbo, in quanto, una volta asciugato, è “reso uguale” a prima.
Nel tardo latino era “sotium” cioè essere della stessa altezza.»

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Sverdechéte

Sverdechéte agg. = Smunto

Che è magro, pallido, emaciato, smorto, sbiadito.

Il vocabolario online Sabatini è prezioso in questi casi. Grazie prof. Sabatini.

Un soggetto in queste condizioni è chiamato fàcce vèrde = viso verde…o più azzeccatamente sverdechéte, come dire, spregiativamente, “sverdeggiato”. Lo so che in italiano non esiste questo termine, ma solo per fare un accostamento che evidenzi il verde. Non voglio creare neologismi.

Grazie all’impagabile Enzo che rinvigorisce fattivamente questa opera, addirittura con uno sfottò.
Lo vado a classificare degnamente in quella categoria. Clicca qui: sìcche

Facce verde e senza chelöre, nemmüche de Criste e tradetöre.

Si usa anche sverdechéte per designare un soggetto che – assillato da troppe angherie e mortificazioni – dopo aver ingoiato a lungo bocconi amari, finalmente sbotta contro il suo vessatore.  Ovviamene verde di bile!

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Svertuéte

Svertuéte agg. = Non virtuosa

Accettata anche la versione sbertuéte.

Dicesi di ragazza priva di virtù domestiche, nel senso che non sa e non vuole accudire la casa. Per lei cucinare, cucire, rammendare, pulire, stirare, fare la spesa, ecc. sono cose senza importanza.

Se riesce ad accasarsi, magari grazie alla sua bellezza, darà problemi al povero futuro marito.

Sinonimo: Giannètte= Ragazza civetta, che vuole sempre mettersi in mostra

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