Uguale, identico, stesso: che non differisce dal simile per quanto riguarda una caratteristica (di età, di abilità, di peso, di altezza, ecc.).
I düte de la méne nen sò suzze = Le dita della mano non sono tutti uguali.
Questo antico proverbio rimarca la differenza (indole, opinioni, abilità, furbizia, malignità, correttezza, ecc.) che caratterizza ciascuna persona.
Al femminile fa sòzze, che non significa sozza, sporca…
Quiddi döje so’ sòzze = Quelle due sono uguali (di altezza, di peso, di età).
Mariètte e i cumbagne söve so’ jüna sozze = Mariella e le amiche sue sono della stessa (età, statura, indole, a seconda del contesto).
Enótele ca li squédre, so tutte ‘na sozze = È inutile squadrarli (confrontarli, misurarli) costoro sono tutti della stessa misura
Jü e Giuànne süme sùzze = Io e Giovanni siamo della stessa età (o della stessa statura, o del medesimo peso). Il contesto fa comprendere in che cosa siamo uguali.
Azzardo un’ipotesi: forse, dico forse, deriva dal sostantivo sòcie = socio, in quanto partecipante in quota paritaria in un’associazione, in un’impresa, in una società.
Da questo aggettivo deriva il verbo assuzzé (←clicca).
Il prof. Michele Ciliberti – che ringrazio di cuore pubblicamente – mi scrive:
«In Boccaccio il sostantivo “sozzo” significa “compagno”, cioè essere pari nella combriccola. Deriverebbe dal verbo “suzzare” = asciugare; indicherebbe l’effetto e non l’azione di questo verbo, in quanto, una volta asciugato, è “reso uguale” a prima.
Nel tardo latino era “sotium” cioè essere della stessa altezza.»