Tag: sostantivo femminile

Canelöre

Canelöre s.f. = Candelora

Festa Cattolica della Presentazione di Gesù al Tempio e della Purificazione di Maria, che cade il 2 febbraio, in cui si svolge la tradizionale benedizione delle candele. Se li contate sono proprio 40 giorni dopo Natale.

Presso gli Ebrei la donna finché non avesse ripreso regolarmente il ciclo mestruale dopo il parto, era considerata “impura”. Quindi, alla ricomparsa delle mestruazioni, andava al Tempio “purificata” a presentare il neonato.

Seguendo i rituale, lasciava in dono una tortora (ora sostituita con una candela) da offrire a Dio. Se il primogenito era maschio, il bambino, secondo la Legge di Mosè, veniva consacrato al Signore.

Anche da noi fino agli anni ’50 la puerpera restava in casa fino al 40° giorno dal parto. Difatti non presenziava mai al Battesimo del neonato, che avveniva dopo pochi giorni, e perciò era rappresentata dalla “vamméne” = levatrice, la quale, per questo motivo, era universalmente chiamata cumméreCommére Marüje, cummére Verèlle, ecc.

Ho sentito pronunciare anche cannelöre, con due ‘n’, da cannöle= candela, e anche ‘ngannelöre, forse perché il giorno successivo si festeggia San Biagio, protettore della gola.

Infatti, con le candele benedette il giorno della Candelora, il sacerdote fa un segno sulla gola per invocare la protezione del Santo, a salvaguarda dell’apparato laringo/faringeo.

Per spiegare che quel giorno si riceve con la candela quel segno in gola, si dice ‘ngànne= in gola, e da qui ‘ngannelöre.

Forse non è così, ma a me pare una spiegazione logica, e sinceramente mi garba.

Recentemente l’amico Matteo Borgia 2° ha composto una graziosa poesia per questa ricorrenza.
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Recöne (alla)

Recöne (alla)  sf = Angolo, riparo.

Deriva dallo spagnolo recòn = angolo, e si pronuncia tale e quale.

Vòtte ‘u vinde jògge! Mettìmece alla recöne!” = Tira vento oggi! Poniamoci al riparo (dietro l’angolo)

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Cambumìlle

Cambumìlle s.f. = Camomilla

La Camomilla (Matricaria camomilla, sinon. Camomilla recutita) è una pianta erbacea annuale originaria dell’Asia sudorientale; si è diffusa in tutto il mondo; in Italia è comune nei luoghi incolti, specialmente presso gli abitati, dal piano a circa gli 800 metri. Si usa il fiore essicato in infuso.

Proprietà terapeutiche: stomachiche, toniche, antispasmodiche, diaforetiche, analgesiche, emmenagoghe, digestive. Per uso esterno come lenitivo e detergente di pelle e mucose arrossate e decongestionante per bagni oculari.

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Fuscèlle

Fuscèlle s.f. = Fuscella

Contenitore di giunco intrecciato a forma cilindrica o tronco conica usato dai pastori per alcuni prodotti caseari freschi, formaggio e ricotta.  Esso permetteva alla ricotta di sgocciolare il siero in eccesso.

Da qualche decennio si usano solo quelli di plastica, forse da un punto di vista igienico, più pratici, a salvaguardia della salute dei consumatori, anche perché sono “vuoti a perd

Il nome originale deriva dal  latino fiscella .

Un sinonimo è camböse (←clicca).

 

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Camböse

Camböse s.f. = Cesto per ricotta

Da non confondere con cambüsce.Cesto di giunco intrecciato, a forma cilindrica o tronco-conica, usato per riporvi la ricotta o il formaggio fresco in modo che perdessero il liquido in eccesso. (Clicca sull’immagine per ingrandirla).

Dopo che la ricotta si era rassodata per la perdita del siero in eccesso, si poteva facilmente trasferire su un piatto semplicemente capovolgendolo la camböse.

La camböse ha una capacità di oltre un chilo di ricotta o formaggio. Ovviamente ‘a cambose recòtte = il fuscello di ricotta indica più il contenuto che il contemnitore.

I cestello più piccoli (da 250 gr a mezzo chilo), sono chiamati con termine simil italiano fuscèlle.(clicca)

Ora per fare i cestelli per la ricotta non adopera più il giunco ma la plastica, forse più igienici perché sono vuoti a perdere, non riutilizzati.

Il lettore Giovanni Ognissanti, cui va il mio ringraziamento, mi ha fatto notare che il termine camböseera usato anche per indicare la cassata. Presumo per la sua forma tondeggiante.

Accattàmece ‘na camböse de geléte = Compriamoci una cassata (di gelato).

Ovviamente c’era bisogno de complemento di specificazione (de geléte) per distinguerle l’una dall’altra (de recòtte).

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Curatèlle

Curatèlle s.f. = Corata

Si intende la corata di agnello o di capretto, ossia la trachea, il cuore, i polmoni, la milza e il fegato. Con un sinonimo si chiamava ‘u cambanere = il campanile, perchè tutto l’apparato veniva appesa con un gancio all’interno delle macellerie a far bella mostra di sè.

Nella foto i vari organi sono stati separati per la preparazione di un delizioso soffritto, o di un gustoso cazzemàrre o di molteplici turcenjille.

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Calechére

Calechére s.f. = Calcificio artigianale

Si tratta di una fornace per la cottura del calcare.

Sappiamo tutti che la pietra comune, e  anche il marmo per intenderci, è un calcare, chimicamente detto carbonato tricalcico (CaCO3).

Da questo minerale si ottiene la calce in zolle mediante cottura ad alta temperatura in apposite fornaci a torre di pietra, alimentate da legna.

A Manfredonia ce n’erano un paio di queste  fornaci, produttrici di calce viva, scomparse con il procedimento industriale. Abbasce ‘a calechére ricordo era verso l’attuale Ufficio dei Vigili Urbani.

Nei cantieri le zolle di calce viva venivano “spente” con acqua in apposite vasche e diventavano grassello di calce, usato in edilizia per formare la malta.

Il termine è antico. I latini chiamavano  calcaria queste fornaci.

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Sciòttele

Sciòttele s.f. = Acqua di cottura

È l’acqua di bollitura che si raccoglieva dopo aver lessato la pasta o le vedure in genere.

Era usata ancora calda, in secondo uso, per lavare le stoviglie.

Si riciclava per il terzo uso come brodaglia per ammollare il pane duro da dare alle galline allevate in casa, e infine come sciacquone per il W.C. quando finalmente quasi tutti avevano in casa l’allacciamento alla fognatura (dopo gli anni ’40) ma non l’acqua corrente.

Prima dell’avvento della fogna semplicemente si buttava per strada per la delizia delle mosche…

Il termine sciòttele era ritenuto a torto troppo rozzo, e fu “ingentilito” in jòttele come quasi tutti quelli che iniziano con “sci” o contengono questo suono all’interno della parola (sciucarjille, desciüne, sciüte, scenócchje, ecc.= giochino, digiuno, andato, ginocchio, ecc.).

I Montanari, ammirevolmente più tradizionalisti, non sono caduti in questa moda e tuttoggi pronunciano questo suono marcatamente (me ne vògghje scì a Mónde =me ne voglio andare a Monte).

L’unica differenza con il manfredoniano è la “o” di Monte, da noi pronunciata larga e dai Montanari stretta.

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Caggiöle 

Caggiöle s.f. = Uccelliera

Gabbietta metallica per uso domestico, generalmente usata per porvi canarini o cardellini. I Napoletani la chiamano cajòla.
Questa della foto (clicca sull’immagine per ingrandirla) è detta caggiujèlle = gabbiettina, ed è usata solo per trasferire un volatile da un luogo all’altro. Un po’ come il furgone cellulare usato dalla Polizia penitenziaria per trasferire un detenuto da un carcere all’altro.

Quella più grande, costruita con asticelle di legno, era chiamatra caggellöne = stia.

I ragazzini più abili che catturavano i volatili si costruivano da sé la gabbietta con fil di ferro e assicelle di legno, con tanto di portellina per introdurvi il volatile e i semi di scagliètte per nutrirli.

Nell’immediato dopoguerra, quando le truppe americane ci deliziavano con i loro dischi e i loro film, fin ad allora proibiti dal fascismo perché avrebbero potuto imbarbarire con musiche “negroidi” la razza italiana, divenne famosissimo un gradevole motivo credo di Lecuona, dal titolo “Amapola”, cantato anche ai giorni nostri.

Che c’entra? Beh, Amapòla faceva una rima invitante con caggióla, il dialetto tradotto in un italiano improbabile.

Noi adolescenti arrossivamo nel sentire i più grandicelli che, in maniera disinibita, cantavano: “Amapooolaaa, fìcche-fìcche ‘ind’a caggjólaaaa…”

Al giorno d’oggi sembrerebbe roba da educande…..

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Cachète 

Cachète s.f. = Cacata

Il termine cachéte ha diverse valenze:

1 – atto di svuotamento dell’intestino. Agghje fàtte ‘na bella cachéte = Ho fatto un’abbondate defecata (io direi…finalmente, evidentemente il soggetto che ha sentito il bisogno di dirlo è uno che soffre di stitichezza).

2 – sostanza evacuata dall’intestino in una sola defecata. In questo caso esiste anche un sinonimo: preséte

3 – cosa di pessima qualità o di orribile aspetto.

Cume’jì stéte ‘u film c’ha vìste ajire söre? ‘Na cachéte! = Com’è stato il film che hai visto ieri sera? Una boiata pazzesca!(alla maniera di Fantozzi quando commenta il film pseudo capolavoro “La corazzata Potёmkin – Потёмкин”, pronuncia: Potiòmkin).

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