Tag: sostantivo maschile

Cardungille 

Cardungille s.m. = Cardogna comune, cardo campestre, cardoncello

 

 Il Cardo campestre (Scolymus grandiflorus della fam. Asteraceae) è una pianta selvatica commestibile, di cui si usa  la costa carnosa della rosetta basale e la propaggine più tenera privata da spine e filamenti. 

cardungjille sono usati per preparare minestre nel periodo pasquale, cotti in spezzatino con carne di agnello, uova, formaggio. Questa pietanza chissà perché in alcune famiglie veniva chiamata ‘U Benedìtte = Il Benedetto.

Vi suggerisco la ricetta nostrana:
https://ricettemanfredonia.altervista.org/cardoncelli-con-agnello-e-uova/

Nella Puglia piana vengono detti cardungille anche i funghi cardarelli (Pleurotus eryngii)

 

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Cardöne 

Cardöne s.m. e agg. = Cardo

Nome comune di diverse piante campestri erbacee con foglie e brattee spinose, della famiglia delle Composite.
Il cardo, del genere Cinara (Cynara cardunculus) appartenente famiglia dei carciofi, viene anche coltivato come ortaggio, con foglie carnose biancastre.

E’ detto in dialetto ‘u cardöne de péne = cardo di pane, perché piuttosto asciutto, per distinguerlo da quello spontaneo dei campi, ovviamente chiamato cardöne d’acque.

Anche i meloni si distinguono quelli ‘di pane’ e quelli ‘d’acqua’.

I cardi sono piuttosto insipidi, senza un gusto accentuato.

Quelli campestri (Silybum marianum) venivano consumati crudi, dopo paziente operazione per privare le coste dalle spine e dai filamenti, dai pastori che non avevano altro companatico.

Sono piuttosto insipidi, senza un gusto accentuato.  Per questo motivo il termine è passato ad indicare un soggetto fessacchiotto.

Vi invito anche a vedere il termine cardungjille, un cardo selvatico invece molto apprezzato.

Cardöne è usato anche come soprannome, forse derivante dal cognome Cardone

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Cardìlle

Cardìlle

Cardìlle s.m. = Cardellino (ornit.)

Il cardellino(Carduelis carduelis) è un uccello della famiglia dei Fringillidi e vive nell’Europa continentale dai monti Pirenei ai monti Urali.

Catturato viene posto in gabbiette al pari dei canarini. Canoro, ma soffre della costrizione. Lasciateli liberi!

Quando qlcu con velleità dongiovannesche, si autoproclama cardìlle, perché saltella di qua e di là da una ragazza all’altra, non gli credete!

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Cappucciüne

Cappucciüne s.m., sopr. = Frate francescano..

L’Ordine dei Frati Minori francescani si suddivide:

OFM Conv. = Ordine Frati Minori Conventuali
OFM Capp. = Ordine Frati Minori Cappuccini.

Soprannome: Forse il capostipite (Fam. De Vita) era intenzionato a farvi parte, ma poi ha rinunciato; tuttavia ha meritato ed acquisito un bel soprannome.

Il nome del cappuccino al bar è un’altro mistero, forse determinato dal colore del caffellatte con questo nome, dal colore simile a quello della tonaca dei frati.

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Cappócce

Cappócce s.m. = Cavolo cappuccio

Il Cavolo capuccio (Brassica oleracea capitata) tra le specie dei cavoli è quella più coltivata nel mondo. (foto fornita da Gigi Lombardozzi, cui va il mio ringraziamento)

La parte commestibile è costituita dalle foglie disposte a rosetta; le esterne sono rivolte in fuori, quelle interne, di colore più chiaro, si avvolgono gradualmente e si sovrappongono formando una grossa palla molto dura e compatta.

Le foglie sono lisce, ampie, cerose; le nervature sono numerose e sottili, quella centrale è molto pronunciata e biancastra. Il fusto è eretto.

Una varietà del cavolo cappuccio è il cavolo verza, detto comunemente verza (Brassica oleracea sabauda). Pianta dal fusto piuttosto corto, con foglie ben sviluppate che, invece di essere lisce come quelle del cavolo cappuccio, presentano callosità ed increspature e sono di un colore più scuro.

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Cappellére 

Cappellére s.m., sop. = Cappellaio

Fabbricante e venditore di cappelli da uomo. Quella che si dedicava ai cappellini da donna era chiamata ‘a mudìste = la modista.

Il soprannome, come tanti altri, deriva dalla professione esercitata dal capostipite, come ad es.: vuccjire, ferracavàlle, ‘u nolègge= beccaio, maniscalco, noleggiatore di biciclette, ecc.

La memoria adesso mi vacilla. Forse forse dovrebbe appartenere a un De Francesco ‘u cappellére.

 

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Capìtele

Capìtele s.m. = Capitolo, corporazione religiosa

Collegio dei Canonici addetto al servizio della cattedrale. Si riunisce al completo in occasione delle solennità o per riti liturgici particolari a corollario del Vescovo (ordinazioni sacerdotali, processioni, ecc.).

Talvolta era invitato ad accompagnare nel tragitto fino alla chiesa per il rito funebre religioso, la salma di personalità importanti (ma quali importanti! Totò diceva che la morte è una livella…).

Era il cosidetto funerale di prima classe, che comportava anche il seguito di suore, orfanelli in preghiera e la banda musicale.

Cioè se qualcuno al funerale del caro estinto era facoltoso, poteva permettersi tutto questo corteo a pagamento. I meno abbienti facevano a meno anche dei fiori. Mamma mia!

Meno male che il Concilio ha abolito tanti fronzoli. Era ora.

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Caperröne

Caperröne s.m. = Mùrice

Singolare: Caperröne. Plurale: Caperrüne

Il Murice nostrano (Murex brandaris o Bolinus Brandaris) è chiamato ‘u caperröne gendüle , ossia il Murice gentile, perché chiaro e con gli aculei ben evidenti.
“La conchiglia è di circa 6–8 cm, munita di prolungamenti spinosi e dalla forma rigonfia allungata in una estremità del sifone, che invece è lungo e dritto. La superficie esterna è rugosa e percorsa da numerosi cordoncini spirali irregolari. La colorazione esterna varia dal giallo al bruno, lo stoma è ovale, dentellato sul margine esterno, dal giallo all’arancio” (descrizione copiata da Wikipedia).

Le carni sono apprezzate, perché di sapore dolce e profumate. Ci vuole pazienza perché la preparazione delle pietanze a base di caperrüne è piuttosto laboriosa: lavaggio, bollitura, estrazione dal guscio, asportazione della cosidetta ‘unghia’, ricottura nel sughetto, o condimento con olio, aceto e prezzemolo.

Gli antichi Fenici e Romani li apprezzavano sia in gastronomia, sia perché da essi estraevano un costoso colorante per tessuti pregiati, chiamato porpora.

L’altro tipo di murice, ‘ u caperrröne d’aspre , il murice di fondali rocciosi (Murex trunculus o Phyllonoptus Trunculus) non ha aculei, e si presenta con colorazione bruna, scura e all’interno striata di grigio e violetto.

Molto usati entrambii i tipi nella cucina locale. Ho provato recentemente pasta e fagioli condita con il sughetto di caperrüne… Era questa la cosidetta “cucina povera”.
Povera quanto vuoi, ma molto, molto gustosa!

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Canzìlle

Canzìlle s.m. = Incardellato canoro

Uccellino molto melodioso ibrido, nato per incrocio in cattività fra una canarina (‘na canàrje) ed un cardellino (‘nu cardìlle).

Canta incessantemente in diversi toni rincorrentisi, come una “fuga” di Bach. Fino a sera, se non si copre la gabbietta con un drappo, fa rintronare la casa dei suoi trilli.

Dà grosse soddisfazioni all’allevatore. Si racconta di un Napoletano che per ottenerlo, in cambio diede un maiale adulto! Ci credo.

Sto pensando, curiosamente, all’origine del nome: come il mandarancio è un ibrido di mandarino e arancia, così potrebbe essere can- (radice da canarje) e -zìlle desinenza da cardìlle)…Ma è solo la mia fantasia, senza alcun basamento scientifico-etimologico.

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Cannùle

Cannùle s.m. = Ghiaccio

Ghiaccio artificiale a blocchi, ottenuto attraverso il congelamento dell’ acqua in appostiti contenitori a sezione quadrangolare di cm 25 x 25 e di circa 70 cm. di altezza

Usati in marineria, dopo grossolana tritatura, per conservare per qualche ora il pesce fresco, durante il trasferimento dal peschereccio ai paesi vicini.

La colonnina di ghiaccio ha avuto il suo auge al tempo delle granite (grattamarjànne) preparate al momento del consumo.

Si vendeva a pezzi di circa mezzo chilo, quando non c’erano i frigoriferi domestici, e d’estate si voleva ottenere una bevanda fresca.

Un giovane intraprendente girava per le vie di Monticchio con una carrellino sul quale trasportava il suo ghiaccio, coperto di paglia per isolarlo dall’afa, e lo vendeva agli angoli delle strade: ‘u ghiacce, u ghiacce, u ghiacce de Fogge! Accattàteve ‘u ghiacce de Fogge, uhé! = Il ghiaccio, il ghiaccio, il ghiaccio di Foggia! Acquistate il ghiaccio di Foggia, ohé!…

Come se il ghiaccio di Foggia fosse migliore di quello locale!

Comunque aveva fretta di vendere altrimenti lo perdeva sgocciolando per le strade.

Mamma mi dava una moneta: Tonino, mamme, va’accàtte djice lüre de ghiacce ca mò vöne papà. = Tonino, bello di mamma, va a comprare dieci lire di ghiaccio ché fra poco viene papà.

Con il termine cannùle si indica anche la parte interna delle canocchie (Squilla mantis) che si coagula durante la cottura.

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