Nocche s.f. = Fiocco
Nodo con funzione decorativa fatto con una striscia di stoffa, un nastro e sim., che forma due o più cappi lasciando libere le estremità.
Lo stesso vale per l’allacciatura delle stringhe da scarpa.
Nodo con funzione decorativa fatto con una striscia di stoffa, un nastro e sim., che forma due o più cappi lasciando libere le estremità.
Lo stesso vale per l’allacciatura delle stringhe da scarpa.
Nódeche s.m. = Nodo
Legatura di due capi di una corda (o di un filo, nastro lacci ecc.), eseguita in maniera consona alla funzione che vuol si ottenere.
Al plurale è invariabile.
In marineria di sono centinaia di nodi differenti per allacciare le cime.
E’ padre o la madre di uno dei genitori, considerato rispetto ai loro figli.
Al maschile si pronuncia con la “o” stretta ‘u nónne, mentre al femminile si pronuncia con la “o” aperta. ‘a nònne.
Come vocativo si una dire nennó= il nonno, al maschile e nanò = la nonna, al femminile.
Nennó, quand’ànne tjine? = Nonnino, quanti hai hai?
Nanò, ho dìtte màmme: jògge vjine a mangé a chése = Nonnina, ha detto mamma: oggi vieni a mangiare a casa (nostra).
Nennó e nanò(= la nònne) si usano familiarmente col significato di persona anziana, spec. come vocativo affettuoso.
Per indicare uno dei propri nonni si dice nonneme. La “o” suna acuta per il maschile e grave per il femminile. Nónneme e nònneme =mio nonno e mia nonna.
Per indicare quelli di chi ascolta si dice nonnete, anche qui la pronuncia della “o” indica se si tratta del nonno o della nonna. Nónnete e nònnete = tuo nonno e tua nonna.
E’ la moglie del figlio.
Se si tratta della moglie del proprio figlio, si dice nòreme; se del figlio di chi ascolta è nòrete.
Con la suocera non sempre ha un rapporto cordiale.
Forse perché entrambe sono diventate con il matrimonio “la signora Rossi”.
Si usa dire davanti a una cosa striminzita:
Eh, e chi jì, ‘u rjéle ca facètte Berte alla nöre? = Uh, e cos’è, il regalo che fece Berta a sua nuora?
Come se tutte le suocere fossero di manica stretta.
‘Ntuppé v.t. = Cogliere in flagrante, scoprire l’autore di un’azione biasimevole
In italiano, l’insuperabile Treccani definisce “intoppare” l’imbattersi inaspettatamente in qualcuno o in qualche cosa.
In dialetto la voce simile ‘ntuppé ha un significato analogo, ma è più completo: quel “qualcuno” con cui ci si imbatte sta sicuramente compiendo un’azione riprovevole.
Ad esempio sta rubando, sta compiendo un sabotaggio, un vandalismo, sta molestando una ragazza, sta inquinando l’ambiente, ecc.
I carabbenjire hanne ‘ntuppéte a jüne ca stöve arrubbane ‘i röte de ‘na ‘tomòbbele. = I carabinieri hanno colto in flagrante uno che stava rubando le ruote di un’automobile.
Hanne ‘ntuppéte a ‘nu giuvenòtte senza bigliètte = Hanno scoperto un ragazzo senza biglietto.
Questa è la stringata traduzione letterale.
In corretto italiano va così intesa: Hanno scoperto un ragazzo che si era intrufolato nel cinema (o nello stadio, sul treno, in bus, ecc.) senza aver pagato il relativo biglietto d’ingresso.
Pieno di superbia, intrattabile, da lasciar perdere.
Alla lettera significa: che è pieno di nodi.
Immaginate i pescatori che calano una cima a mare. Se la corda non ha nodi, scorre bene tra le loro mani. Se invece è piena di nodi, si blocca ad ogni annodatura.
Così è il soggetto nudecüse, non gli va bene nulla e ogni minima parola blocca il discorso.
Simile all’aggettivo ndersüse
La locuzione si usa quando si vuol evidenziare che un evento non comporta un afflusso di persone estranee al proprio gruppo familianre o amicale.
In effetti alla lettera si traduce “noi-noi”, ossia solo gli appartenenti al gruppo cui appartine il parlante..
Amma fé ‘na fèste. Stéme nüja-nüje = Dobbiamo fare una festa. Stiamo fra di noi (amici, parenti).
Numenéte s.f. = Nomea, reputazione, fama
Usato prevalentemente con valenza negativa: mala numenéte= cattiva reputazione.
Pòvere a chi töne ‘a mala numenéte = Guai ha chi ha una cattiva reputazione (anche se compie la più nobile dele azioni verrà sempre denigrato).
Quale sinonimo, di estrazione più antica perché di derivazione diretta dal latino, è il verbo mentué o mundué (←clicca) = nominare
San Francesco, nel suo cantico delle Creature, usa in volgare il verbo mentovare: «…et nullu homo ène dignu te mentovare» = …e nessun uomo è degno di menzionare, di nominare Te.
Ora questo verbo è usato solo dai Montanari, più tradizionalisti e conservatori in fatto di linguaggio.
Jì’ pe numenéte = Essere famoso (o famigerato) per il suo operato.
Tenì ‘na mala menduéte.. = Avere ‘una cattiva nomea, una cattiva reputazione.
Mi viene in mente la solita disgraziata: Caremöla Pampanèlle.
Così va il mondo.