Mese: Giugno 2018

Pöse cchjù ‘ssé ‘nu quìnde ‘ngüle ca ‘nu cundéle ‘ngùdde

Pöse cchjù ‘ssé ‘nu quìnde ‘ngüle ca ‘nu cundéle ‘ngùdde  prov,

Pesa assai di più un quinto (200 grammi di cacca) in culo che un quintale (di altra merce) addosso.

Quando l’intestino chiama…bisogna correre.

Difatti si usa la locuzione(clicca→) córre-córre proprio per indicare l’impellenza.

Il proverbio, saggiamente, suggerisce di non trattenersi a lungo, perché può succedere il patatrac! Quei 200 grammi pesano troppo!

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Caccé ‘i carte

Caccé i carte loc.id.,= Procurarsi una serie di documenti.

Quando una coppia decide di contrarre matrimonio, deve produrre una nutrita documentazione necessaria per le formalità di carattere civili e/o religiosi.

I nubendi (vi piace questo sostantivo?) devono esprimere in Comune la Promessa di matrimonio, ottenere il Nulla-Osta, provvedere alle Pubblicazioni in Comune o in Parrocchia e ottenerne la dichiarazione di avvenuta pubblicazione e probabilmente a richiedere altri Certificati vari.

Il tutto si intende con la sintetica locuzione caccé ‘i carte.

Costruito probabilmente sulla traccia del francese cartes = carte e papiers = documenti

 

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Munezzére

Munezzére o munezzéle s.m. = Immondezzaio, discarica

Grande deposito a cielo aperto ove si conferisce la spazzatura di uno o più centri abitati.

Le discariche ora sono regolate da normative molto rigide per evitare inquinamento delle falde acquifere del sottosuolo.

Quando le mamme vedevano troppo disordine nella camera dei figlioli esclamavano:
E che àmme fatte quà,’u munezzére? = E che abbiamo fatto di questa camera, un immondezzaio?

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Vandasciòtte

Vandasciòtte agg. = borioso, spaccone, vanaglorioso, millantatore.

Persona che usa attribuirsi, in ogni suo dire, qualità o gesta del tutto eccezionali e superiori.

Qualità o azioni non motivate né tanto meno riconosciute dagli astanti né dagli assenti.

Forse qualcuno lo asseconda, solo per educazione, ma in fondo non dà credito alle sue castronerie (vi piace questa parola?), consapevole che sono esagerazioni belle e buone.

Sinonimi (cliccare sui singoli termini):
Fé sèmbe l.’ùve a düje rósseesempio concreto,
Grannezzüse, maniaco di grandezza
Sbafandüse. un po’ vintage e il più simpatico.

Ho scoperto casualmente che lo stesso termine è usato anche a Cerignola.

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Fé sèmbe l’úve a ddüje rósse

Fé sèmbe l’úve a ddüje rósse loc.id. = Essere gradasso, spaccone

Alla lettera: fare sempre l’uovo con due tuorli.

Una cosa possibile, ma piuttosto rara. Invece quando qualcuno si vanta di fare sempre cose mirabolanti bisogna diffidare.

C’è sempre qualcuno, in ogni cerchia di persone (al bar, tra amici, alla spiaggia,  al circolo, alla sede di un partito, in parrocchia, al dopolavoro, ecc.) che è esagerato in ogni suo racconto, quando parla di donne, di caccia, di pesca, di pranzi, di professionalità, di furbizia, di abilità al volante, di potatura degli ulivi, di preparazione del limoncello, ecc

Ovviamente parla in prima persona…. come per sottolineare “come me non c’è nessuno”, “io so’ io, e voi non siete un cà”, insomma una perona insopportabile.

Sinonimi (clicca→) Sbafandüse, (clicca→) Grannezzüse (clicca→) Vandasciotte

 

 

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Aggemendé

Aggemendé v.t. = molestare, importunare

Corrette anche le altre versioni gemendéje, ggemendé,  aggementé e aggemendéje

Un verbo niente affatto simpatico,  perché infastidire, importunare, tormentare qlcn può sfociare nel reato di “bullismo” o, peggio, di mobbing (molestie e minacce) purtroppo diffusisi in questi anni.

Nen gemendànne ‘u chéne, ca dorme, ca códde te mòzzeche = Non molestare il cane che dorme, perché quello ti morsica!

Maèstra, Giuànne m’aggeménde! = Maestra, Giovanni mi disturba.

Ne stanne a ggemendé i crestiéne! = Non infastidire (continuamente) le persone!

In questo caso anche “le persone” è un modo generalizzato per indicare se stesso, come vittima paziente  del rompiscatole.

Non riuscivo a trovare l’etimologia di questo termine. Una cosa è certa: gemendé non deriva dal sostantivo cemento!

Ecco che arriva la risposta del prof. Michele Ciliberti al quale rivolgo il mio vivo ringraziamento:
«Deriva dal latino “cimentare” col significato di provocare, sfidare. Oppure da “gemere” transitivo, cioè “far piangere qualcuno”, quindi, infastidire.»

Sulla variante aggementé derivata dalla locuzione latina ad+cimentare, la prof. Carmela Ognissanti conferma il significato, cioè quello di «attribuire considerazioni, riflessioni proprie negative ad un’altra persona.»  Grazie.

Insomma l’aggemendatöre è un autentico rispiscatole.

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Jì a Nàpele pe ‘na rapèste

Jì a Nàpele pe ‘na rapèste

Alla lettera significa: Andare a Napoli per (comprare) una rapa selvatica.

Il termine rapesta deriva dal latino rapistrum ed indica proprio la rapa, un ortaggio povero e di poco sapore tanto da esser passato ad indicare una persona sciocca ed incompetente (testa di rapa).

Metaforicamente vuol dire: Affrontare un progetto oneroso e impegnativo e ottenere un risultato del tutto insignificante.

Canzonando l’allievo, il maestro artigiano, visto il risultato scarso alla fine della giornata, gli profferiva questa simpatica locuzione: sì jüte a Nàpele pe ‘na rapèste!. Ossia: hai speso tutto il tuo impegno e alla fine hai ottenuto un risultato irrisorio.

Qualcuno, in maniera simile, afferma che Capacchione jètte a Nàpele pe ‘nu cappjidde (o in maniera meno rozza cappjille) andò da Manfredonia fino a Napoli solo per comprare un cappello.

I Napoletani invece… vanno a Porto! (clicca→) Jì a Puorte pe na rapesta,

Ne valeva la pena?

In  italiano si dice: “il gioco non vale la candela” oppure “la spesa non vale l’impresa”.

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Pùrche p’u cumbètte ‘mmocche (‘u)

Pùrche p’u cumbètte ‘mmocche (‘u) Prov. 

Il porco con il confetto in bocca . In effetti il confetto in bocca al maiale è inadeguato o sprecato, perché il suino è abituato a mangiare ben altre sozzerie.

Si cita questo Detto quando si vuole additare qualcuno che non si trova a proprio agio o non è adatto a sostenere o ad affrontare situazioni o circostanze inusuali o superiori alla sua capacità.

Questo Detto è simile all’inadeguatezza del noto “asino in mezzo ai suoni” o a quella della “chitarra in mano ai cafoni“.

Scherzosamente si indicava ad es. qualcuno che, mentre gli amici sono in jeans e maglietta al bar o dal barbiere, si presenta in bottega con abito elegante, giacca e cravatta.

 

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Ammeràrece au spècchje

Ammeràrece au spècchje loc.verb. = Specchiarsi, guardarsi allo specchio.

Viene chiaramente dallo spagnolo mirarse en el espejo, guardarsi allo specchio.

Sté sèmbe ammeràrece au spècchje = sta sempre a guardarsi allo specchio.

Ammìrete au spécchje, nen vïde quèdda macchje ‘mbacce u cullétte?   (Sp. Mírate) = Guardati nello specchio, non vedi quella macchia sul colletto?

 

Ha poca attinenza col verbo italiano “ammirare”, che si traduce con apprezzé, respetté

 

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Pescetjille e cannócce 

Pescetjille e cannócce  loc.id. = Sciochezze

Alla lettera significa pesciolini e cannucce (da pesca)

Si cita questa locuzione per dire che stiamo parlando o siamo di fronte a persone o a fatti di scarsa rilevanza.

Sò robbe de pescetjille e cannócce = sono discorsi trascurabili, di nessuna importanza.

Chiaramente è gergo marinaresco, perché si parla di pesci e di canna da pesca, di dimensioni ridotte, usati come termini di paragone per confrontare altre piccolezze umane o  argomentazioni insufficienti, o  risultati inadeguati alle aspettative.

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